Valgreghentino: una condanna e una assoluzione per una truffa online
Un'assoluzione e una condanna. Si è chiusa con questa sentenza, pronunciata dal giudice in ruolo monocratico Bianca Maria Bianchi, la vicenda giudiziaria scaturita dalla denuncia di una donna residente a Valgreghentino, che nel 2020 aveva subito una vera e propria truffa.
La parte offesa infatti, avrebbe dovuto incassare 1300 euro, il valore cioè della bicicletta del figlio messa in vendita su una piattaforma online. Invece le era toccato - suo malgrado - sborsare di tasca propria più di 4mila euro. Recatasi dai carabinieri per segnalare quanto accadutole, a processo erano poi finite due donne - una brianzola, l'altra romana - ritenute responsabili appunto del ''raggiro'' nei confronti della valgreghentinese.
Quest'ultima, nel periodo della pandemia da Covid, aveva deciso insieme al proprio congiunto di vendere una bella ''due ruote'' non più utilizzata. Poco dopo la pubblicazione dell'annuncio, ecco un'offerta da parte di un aspirante acquirente. Peccato che quest'ultimo, in maniera molto persuasiva e convincente, abbia spinto la venditrice a recarsi per tre volte in una sola giornata allo sportello postale automatico vicino a casa (nello specifico in quello di Olginate). Facendole credere di dover semplicemente accettare il versamento della somma, l'uomo all'altro capo del telefono - attraverso misteriosi codici - le aveva fatto accreditare 4300 euro su due differenti carte di credito ricaricabili, riconducibili alle due donne finite a processo. Una beffa bella e buona per mamma e figlio, costituitisi parte civile tramite l'avvocato Letizia Semeraro.
Nel corso dell'istruttoria dibattimentale svoltasi in Tribunale a Lecco erano stati sentiti molti dei protagonisti della vicenda. La vittima ad esempio, aveva ripercorso i fatti, rispondendo alle domande postele dal pubblico ministero e dal giudice. Fra i testi era stato escusso in videoconferenza, pure il luogotenente Luca Bianchini, all'epoca dei fatti comandante a Olginate e oggi in servizio in un comune in provincia di Oristano.
Chiuso il dibattimento, il vice procuratore Pietro Bassi aveva chiesto la condanna delle due donne (mai comparse in aula) alla pena di un anno. Di diverso avviso invece il giudice Bianchi che ha assolto un'imputata - per non aver commesso il fatto - condannando invece l'altra alla pena di mesi 4 di reclusione e 200 euro di multa oltre al risarcimento del danno alla parte offesa, costituitasi parte civile tramite l'avvocato Letizia Semeraro. Novanta giorni infine, il termine delle motivazioni.
La parte offesa infatti, avrebbe dovuto incassare 1300 euro, il valore cioè della bicicletta del figlio messa in vendita su una piattaforma online. Invece le era toccato - suo malgrado - sborsare di tasca propria più di 4mila euro. Recatasi dai carabinieri per segnalare quanto accadutole, a processo erano poi finite due donne - una brianzola, l'altra romana - ritenute responsabili appunto del ''raggiro'' nei confronti della valgreghentinese.
Quest'ultima, nel periodo della pandemia da Covid, aveva deciso insieme al proprio congiunto di vendere una bella ''due ruote'' non più utilizzata. Poco dopo la pubblicazione dell'annuncio, ecco un'offerta da parte di un aspirante acquirente. Peccato che quest'ultimo, in maniera molto persuasiva e convincente, abbia spinto la venditrice a recarsi per tre volte in una sola giornata allo sportello postale automatico vicino a casa (nello specifico in quello di Olginate). Facendole credere di dover semplicemente accettare il versamento della somma, l'uomo all'altro capo del telefono - attraverso misteriosi codici - le aveva fatto accreditare 4300 euro su due differenti carte di credito ricaricabili, riconducibili alle due donne finite a processo. Una beffa bella e buona per mamma e figlio, costituitisi parte civile tramite l'avvocato Letizia Semeraro.
Nel corso dell'istruttoria dibattimentale svoltasi in Tribunale a Lecco erano stati sentiti molti dei protagonisti della vicenda. La vittima ad esempio, aveva ripercorso i fatti, rispondendo alle domande postele dal pubblico ministero e dal giudice. Fra i testi era stato escusso in videoconferenza, pure il luogotenente Luca Bianchini, all'epoca dei fatti comandante a Olginate e oggi in servizio in un comune in provincia di Oristano.
Chiuso il dibattimento, il vice procuratore Pietro Bassi aveva chiesto la condanna delle due donne (mai comparse in aula) alla pena di un anno. Di diverso avviso invece il giudice Bianchi che ha assolto un'imputata - per non aver commesso il fatto - condannando invece l'altra alla pena di mesi 4 di reclusione e 200 euro di multa oltre al risarcimento del danno alla parte offesa, costituitasi parte civile tramite l'avvocato Letizia Semeraro. Novanta giorni infine, il termine delle motivazioni.