Valmadrera: la devozione alla Madonna del Latte in una mostra in chiesa
Domenica 6 ottobre, dopo la Messa delle 18.00, è stata inaugurata a Valmadrera l'iniziativa culturale sulla Madonna del Latte presso la Chiesa Parrocchiale di Sant'Antonio Abate, con un intervento del professor Natale Perego. Quest'ultimo ha curato un approfondimento dal titolo "La devozione per la Madonna del Latte in Brianza, nel Lecchese e nel Triangolo Lariano", offrendo uno sguardo storico e artistico sulla celebre icona nel nostro territorio.
L'esposizione, offerta dal Museo Etnografico di Galbiate, è stata allestita in collaborazione con il CFP "A. Moro" e sarà visitabile fino al 20 ottobre, durante gli orari di apertura della chiesa.
Durante l'inaugurazione, il professore ha parlato dei "presupposti culturali" che hanno reso la Madonna del Latte una figura così rinomata in passato: era infatti venerata da molte donne come sostegno durante il parto e nei momenti difficili legati alla maternità, in mancanza di figure mediche a cui rivolgersi.
Come si può scoprire anche sui pannelli della mostra, l'immagine rinvia a epoche nelle quali i figli nascevano con maggiore frequenza ed erano ritenuti un dono del cielo, per cui l'inginocchiarsi davanti a tale Madonna aveva senso per la sacralità insita nella vita, per quel mistero che comportava sempre il veder formarsi una nuova vita nel grembo. Era questa convinzione, questa consapevolezza, il presupposto culturale che legittimava e dava senso alla devozione, una convinzione oggi sempre più difficile da riscontrare.
Il professore ha anche evidenziato come la Madonna del Latte rispondesse alla necessità della gente comune di immaginare Cristo come un bambino che cresce, con tutti i suoi bisogni. Inoltre, nonostante le censure e le modifiche apportate nel corso del tempo per "camuffare" l'iconografia della Madre di Gesù con il seno scoperto, la devozione popolare è sopravvissuta in alcune località della Brianza, nel Lecchese e nel Triangolo Lariano.
Ben 54 le opere individuate in questo territorio, dislocate in 38 località, la maggior parte dipinte nel Quattro-Cinquecento (con un crollo già a partire dal Seicento, in corrispondenza del nuovo clima religioso e culturale). Gli esempi più antichi si trovano a Galliano di Cantù e ad Agliate di Carate Brianza.
Anche la Madonna di San Martino visibile nell'omonimo santuario di Valmadrera, celebrata proprio in questi giorni con un programma di iniziative religiose, corrisponde al tipo iconografico della "Madonna del Latte", ora valorizzata ma in altre epoche sottoposta a censura.
Monsignor Arturo Pozzi, nel Liber Chronicus, scrive che in tempi passati "da parte di qualche parroco di poca semplicità francescana e di troppa esagerata modestia" si è intervenuti in modo tale che tale figura "dai tratti ingenui e primitivi effigiata nell'atto materno di allattare il divin Bambino fosse coperta nel seno virginale con una rozza pennellata".
Negli anni 1943-45 si procedette ai restauri dell'immagine da parte del pittore Orlando Sora, strappando l'affresco sul muro, portandolo su tela e collocando l'immagine restaurata sull'altare maggiore. "Preceduta ed accompagnata da tante preghiere - scrive sempre mons. Pozzi - l'operazione delicata dello strappo riuscì felicemente, anzi, ripulito l'affresco dalle vernici sovrapposte, apparve nelle sue linee genuine, compreso il seno della Madonna e una manina del Bambino che era stata soppressa". Un rapido confronto con un'immagine di questo dipinto prima dei restauri del Sora consente di rilevare i pesanti e vari rifacimenti.
Tutte curiosità che si possono scoprire visitando la mostra situata in fondo alla Chiesa parrocchiale di Valmadrera. L'evento di ieri si è chiuso con i saluti del sindaco Cesare Colombo e i ringraziamenti a Natale Perego, al Museo Etnografico dell'Alta Brianza e a tutti i curatori che hanno collaborato all'esposizione, poi visitata da tanti fedeli e curiosi.
L'esposizione, offerta dal Museo Etnografico di Galbiate, è stata allestita in collaborazione con il CFP "A. Moro" e sarà visitabile fino al 20 ottobre, durante gli orari di apertura della chiesa.
Durante l'inaugurazione, il professore ha parlato dei "presupposti culturali" che hanno reso la Madonna del Latte una figura così rinomata in passato: era infatti venerata da molte donne come sostegno durante il parto e nei momenti difficili legati alla maternità, in mancanza di figure mediche a cui rivolgersi.
Come si può scoprire anche sui pannelli della mostra, l'immagine rinvia a epoche nelle quali i figli nascevano con maggiore frequenza ed erano ritenuti un dono del cielo, per cui l'inginocchiarsi davanti a tale Madonna aveva senso per la sacralità insita nella vita, per quel mistero che comportava sempre il veder formarsi una nuova vita nel grembo. Era questa convinzione, questa consapevolezza, il presupposto culturale che legittimava e dava senso alla devozione, una convinzione oggi sempre più difficile da riscontrare.
Il professore ha anche evidenziato come la Madonna del Latte rispondesse alla necessità della gente comune di immaginare Cristo come un bambino che cresce, con tutti i suoi bisogni. Inoltre, nonostante le censure e le modifiche apportate nel corso del tempo per "camuffare" l'iconografia della Madre di Gesù con il seno scoperto, la devozione popolare è sopravvissuta in alcune località della Brianza, nel Lecchese e nel Triangolo Lariano.
Ben 54 le opere individuate in questo territorio, dislocate in 38 località, la maggior parte dipinte nel Quattro-Cinquecento (con un crollo già a partire dal Seicento, in corrispondenza del nuovo clima religioso e culturale). Gli esempi più antichi si trovano a Galliano di Cantù e ad Agliate di Carate Brianza.
Anche la Madonna di San Martino visibile nell'omonimo santuario di Valmadrera, celebrata proprio in questi giorni con un programma di iniziative religiose, corrisponde al tipo iconografico della "Madonna del Latte", ora valorizzata ma in altre epoche sottoposta a censura.
Monsignor Arturo Pozzi, nel Liber Chronicus, scrive che in tempi passati "da parte di qualche parroco di poca semplicità francescana e di troppa esagerata modestia" si è intervenuti in modo tale che tale figura "dai tratti ingenui e primitivi effigiata nell'atto materno di allattare il divin Bambino fosse coperta nel seno virginale con una rozza pennellata".
Negli anni 1943-45 si procedette ai restauri dell'immagine da parte del pittore Orlando Sora, strappando l'affresco sul muro, portandolo su tela e collocando l'immagine restaurata sull'altare maggiore. "Preceduta ed accompagnata da tante preghiere - scrive sempre mons. Pozzi - l'operazione delicata dello strappo riuscì felicemente, anzi, ripulito l'affresco dalle vernici sovrapposte, apparve nelle sue linee genuine, compreso il seno della Madonna e una manina del Bambino che era stata soppressa". Un rapido confronto con un'immagine di questo dipinto prima dei restauri del Sora consente di rilevare i pesanti e vari rifacimenti.
Tutte curiosità che si possono scoprire visitando la mostra situata in fondo alla Chiesa parrocchiale di Valmadrera. L'evento di ieri si è chiuso con i saluti del sindaco Cesare Colombo e i ringraziamenti a Natale Perego, al Museo Etnografico dell'Alta Brianza e a tutti i curatori che hanno collaborato all'esposizione, poi visitata da tanti fedeli e curiosi.