Provinciali: l’analisi del voto dei vincitori di centrodestra

Chiusa la campagna elettorale “indiretta” per l’elezione del nuovo Consiglio provinciale, resta lo spazio per qualche analisi (un po’ più centrata di quella del quotidiano lecchese che dava per matematicamente sconfitto il centrodestra). Analisi utili per “pesare” le varie componenti di area anche in vista dei prossimi appuntamenti elettorali a partire dal Consiglio comunale di Lecco.
Come abbiamo visto il centrodestra, non solo non è stato sconfitto alla faccia del presagio del “cronista lecchese” ma ha recuperato rispetto alle precedenti elezioni con concomitante nomina della presidente, circa 1.500 voti ponderati. Un successo perché, non va dimenticato, il centrodestra ha perso Merate, seconda città della provincia, fascia D (da 10 a 30mila abitanti). Perdita che si traduce in sei consiglieri in meno, ciascuno con peso “specifico” di 221,00 millesimi pari a un totale di 1.326 millesimi (vedi tabella).
Dunque come è stato possibile, nonostante Merate, crescere?
Semplice, si fa per dire ovviamente, lavorando sodo su piccoli e medio-piccoli comuni. Un lavoro certosino ma enorme al tempo stesso.
Nei piccoli comuni, fascia fino a 3000 abitanti (voto ponderato 43 millesimi) tutto il centrodestra ha avuto 44 voti in più rispetto alle scorse elezioni e questo nonostante alcuni amministratori della Valsassina, in particolare modo dell’alta valle siano rimasti bloccati nel traffico per due incidenti concomitanti a Pasturo e in SS 36. Incidenti che uniti al normale traffico della domenica sera di rientro verso le citta, ne hanno impossibilitato la partecipazione al voto.  Resta il fatto che questi 44 amministratori in più valgono 1982 millesimi (vedi tabella).
Nei piccoli-medi comuni da 3000 a 5000 abitanti il centrodestra ha recuperato 7 voti rispetto alle scorse elezioni (voto ponderato 91 millesimi) per un totale di 637 millesimi (vedi tabella).
Questo recupero di 2.619 millesimi è stato possibile grazie ad un lavoro importante svolto da alcuni candidati che si sono mossi su tutto il territorio provinciale ma in particolare modo dove si concentrano i piccoli comuni della nostra provincia.
Un lavoro “casa per casa”, come usa dire, proprio laddove il voto è legato più alla stima per il candidato consigliere che al partito di appartenenza. Si tratta nei piccoli comuni di un voto difficilmente “recuperabile” e “controllabile”, e, tanto meno, facile da spostare da un candidato all’altro per un semplice “ordine di partito”.
Questo per dire che taluni risultati – quello di Mattia Micheli su tutti ma anche di Antonio Pasquini, sindaco di Casargo – di grandi numeri sono frutto di un lavoro ad personam; che rende orgoglioso e, soprattutto, più indipendente, il consigliere che riesce ad ottenerli.
Inoltre il lavoro sulle micro realtà provinciali – 49 comuni sotto i 3mila abitanti e 19 tra 3 e 5mila abitanti – ha di fatto ridotto il problema dell’astensione (dal 17.10% del 2021 al 16.01%).
Scorporando il cumulo dei voti andati di fatto a sostenere la presidenza Hofmann, 41.356 abbiamo circa 3.000 di Forza Italia – 4.150 dei Civici di ispirazione “moderata” (Lista Peppino Ciresa/Fontana presidente) – 12.500 circa di Fratelli d’Italia – 21.000 circa sono andati a candidati di espressione leghista.
A proposito e la scelta tra una lista unitaria (Zamperini) piuttosto che due liste (Butti) Lega con Forza Italia e Civici di centrodestra in un listone e Fratelli d’Italia nell’altro ha premiato o penalizzato? I dati, tabelle alla mano, ci dicono che anche con due liste il risultato di sei consiglieri sarebbe stato raggiunto ugualmente.
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Venendo invece ai voti “ibridi dei “Civici per la provincia” (formazione che in qualche modo fa riferimento a Antonio Rusconi di Valmadrera che calano comunque di 3.000 millesimi nonostante il maggior apporto di Lecco stimato in 860 millesimi) possiamo dire che sono tutti di centrosinistra?
E’ verosimile immaginare vedendo la composizione del voto che Rusconi faccia il pieno a Galbiate, Valmadrera tra i grandi comuni e perda consistenza su tutto il resto del territorio dove raccoglie poco più di 4.000 voti. In totale la lista dei “Civici per la Provincia” è stata votata da 98 amministratori. Un insuccesso evidente. Basti pensare che il solo Mattia Micheli, già citato per il record di consensi personali è stato votato da 93 amministratori di piccoli comuni e, in totale, da 157 su 866 votanti pari al 18%. E Antonio Pasquini da 63!
Tra l’altro c’è da domandarsi quanti di questi amministratori che hanno votato i “Civici” avrebbero seguito il PD in una eventuale lista unitaria. Non certo quelli di Galbiate, dove il PD è in opposizione. Così come la truppa dei “Civici” che fanno in qualche modo riferimento a Corrado Valsecchi, presenti nel gruppo misto in Consiglio comunale a Lecco e ora tra i principali oppositori e critici del Sindaco Gattinoni
Insomma nonostante la grave perdita di Merate un’eventuale partita provinciale per la presidenza è tutto, tranne che scontata a favore del centrosinistra. Può essere naturalmente che si saldino correnti di pensiero diverse convergendo su una candidatura antitetica a quella di Alessandra Hofmann, a suo tempo imposta dalla Lega di Mauro Piazza e non proprio gradita a tutti.
Per quanto riguarda il capitolo Lega, infine, va rilevata la stranezza di riscontrare tanti voti senza preferenza nella fascia dei comuni tra i 5.000 e i 10.000 abitanti (ad esempio, Verderio, Robbiate, Calco) e tra diversi altri comuni della prima fascia, la più piccola.
Luca Caremi, candidato forte di Calolzio e della Valle San Martino, secondo degli eletti leghisti, ha preso solo un voto nei piccoli comuni. Dove sono finiti i leghisti della Valle san Martino o comunque tutti i voti che furono di Malugani (ritiratosi dopo aver scommesso che il centrodestra avrebbe perso)? Hanno deciso di non esprimere la preferenza?
Domande cui il segretario del Carroccio (ammesso che lo si possa chiamare ancora così) Daniele Butti, dovrebbe dare una risposta.
C.B.
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