In viaggio a tempo indeterminato/348: il benvenuto delle 'nasiche'
Quando qualcuno mi parlava del Borneo, nella mia testa compariva l'immagine di una fitta giungla, accompagnata dagli inconfondibili urletti striduli delle scimmie.
Me lo immaginavo così questo pezzettino di mondo.
Con fiumi color caffelatte che attraversano foreste di palme e minuscole barche che risalgono lente la corrente.
Mi sembrava di sentire persino la temperatura della giungla con quell'umidità che ti si appiccica addosso.
Me lo immaginavo così il Borneo e devo dire che non c'ero andata poi così lontana. Solo che non avevo mai pensato cosa volesse dire viaggiare in un Paese simile.
"Il buongiorno si vede dal mattino" recita un proverbio. Beh è proprio il caso di dire che il nostro "mattino" è iniziato su una barca.
Mentre attraversavamo la frontiera tra Malesia e Indonesia proprio a bordo di un'imbarcazione di tutto rispetto, ancora non sapevamo che il nostro destino nel Kalimantan, il Borneo indonesiano, sarebbe stato segnato da un numero incredibile di rocamboleschi viaggi in barca.
Sono una ragazza di pianura che crede poco nelle sue abilità natatorie. Mi sento più a mio agio ancorata sulla terraferma piuttosto che galleggiante sul mare.
Tutto molto anomalo dato che sono del Cancro, un segno d'acqua. Ma il mare preferisco godermelo dalla spiaggia.
Per questo devo ammettere che l'idea di trovarmi in un luogo dove esiste solo una strada principale e ci si sposta più via mare che via terra, mi ha messo un po' di ansia.
Ma il Borneo è stata una vera e propria terapia d'urto visto che non ci ha lasciato altre alternative che salire a bordo di barche e barchette dalla dubbia sicurezza.
Ok, detta così sembra una tortura questo Borneo. In realtà, a compensare tutti gli spaventi e le ansie, c'è stato un incontro. Uno di quelli che mai ci saremmo aspettati di fare così presto.
A Tarakan, la prima città dopo il confine, ci hanno accolto le scimmie nasiche. Una specie di scimmie bizzarrissime che hanno dei lunghi nasoni.
Gli indonesiani le chiamano anche le scimmie olandesi perché ricorderebbero i colonizzatori con il naso lungo e la pancia grossa provenienti proprio dalla terra dei mulini.
Devo ammettere che sono buffissime. Hanno braccia e gambe lunghe che le fanno muovere agilmente sugli alberi ma in modo goffo sulla terra.
Hanno una pelo folto brunastro ma che termina all'altezza della vita, quindi sembra indossino una giacchetta di pelliccia.
E poi quel naso, che per i maschi può arrivare a misurare anche 17 centimetri, ma nelle femmine sembra un elegante nasino all'insù.
Altra cosa strana è che i cuccioli nascono con il pelo nero e la faccia blu. Dei piccoli sgorbietti pelosi che se ne stanno attaccati alla comoda e morbida pancia della mamma.
È stato emozionante guardare queste scimmie così da vicino, poterne studiare i movimenti e i comportamenti.
Si tratta di animali molto rari a rischio estinzione e poterli incontrare nel loro habitat naturale è complicatissimo.
Noi li abbiamo visti dentro una foresta di mangrovie dove vivono liberamente ma vengono comunque attirati dai responsabili del parco con caschi di banane che loro apprezzano moltissimo.
Non è di certo la situazione ideale ma nemmeno la peggiore dato che perlomeno non sono chiuse in gabbie.
Dopo averle osservate per quasi un'ora, vederle scomparire improvvisamente tra gli alberi mi ha fatto sentire come dentro un documentario.
E per quella mattina mi sono quasi dimenticata che il giorno dopo ci sarebbe stata una barca ad aspettarci per continuare il viaggio.
Me lo immaginavo così questo pezzettino di mondo.
Con fiumi color caffelatte che attraversano foreste di palme e minuscole barche che risalgono lente la corrente.
Mi sembrava di sentire persino la temperatura della giungla con quell'umidità che ti si appiccica addosso.
Me lo immaginavo così il Borneo e devo dire che non c'ero andata poi così lontana. Solo che non avevo mai pensato cosa volesse dire viaggiare in un Paese simile.
"Il buongiorno si vede dal mattino" recita un proverbio. Beh è proprio il caso di dire che il nostro "mattino" è iniziato su una barca.
Mentre attraversavamo la frontiera tra Malesia e Indonesia proprio a bordo di un'imbarcazione di tutto rispetto, ancora non sapevamo che il nostro destino nel Kalimantan, il Borneo indonesiano, sarebbe stato segnato da un numero incredibile di rocamboleschi viaggi in barca.
Sono una ragazza di pianura che crede poco nelle sue abilità natatorie. Mi sento più a mio agio ancorata sulla terraferma piuttosto che galleggiante sul mare.
Tutto molto anomalo dato che sono del Cancro, un segno d'acqua. Ma il mare preferisco godermelo dalla spiaggia.
Per questo devo ammettere che l'idea di trovarmi in un luogo dove esiste solo una strada principale e ci si sposta più via mare che via terra, mi ha messo un po' di ansia.
Ma il Borneo è stata una vera e propria terapia d'urto visto che non ci ha lasciato altre alternative che salire a bordo di barche e barchette dalla dubbia sicurezza.
Ok, detta così sembra una tortura questo Borneo. In realtà, a compensare tutti gli spaventi e le ansie, c'è stato un incontro. Uno di quelli che mai ci saremmo aspettati di fare così presto.
A Tarakan, la prima città dopo il confine, ci hanno accolto le scimmie nasiche. Una specie di scimmie bizzarrissime che hanno dei lunghi nasoni.
Gli indonesiani le chiamano anche le scimmie olandesi perché ricorderebbero i colonizzatori con il naso lungo e la pancia grossa provenienti proprio dalla terra dei mulini.
Devo ammettere che sono buffissime. Hanno braccia e gambe lunghe che le fanno muovere agilmente sugli alberi ma in modo goffo sulla terra.
Hanno una pelo folto brunastro ma che termina all'altezza della vita, quindi sembra indossino una giacchetta di pelliccia.
E poi quel naso, che per i maschi può arrivare a misurare anche 17 centimetri, ma nelle femmine sembra un elegante nasino all'insù.
Altra cosa strana è che i cuccioli nascono con il pelo nero e la faccia blu. Dei piccoli sgorbietti pelosi che se ne stanno attaccati alla comoda e morbida pancia della mamma.
È stato emozionante guardare queste scimmie così da vicino, poterne studiare i movimenti e i comportamenti.
Si tratta di animali molto rari a rischio estinzione e poterli incontrare nel loro habitat naturale è complicatissimo.
Noi li abbiamo visti dentro una foresta di mangrovie dove vivono liberamente ma vengono comunque attirati dai responsabili del parco con caschi di banane che loro apprezzano moltissimo.
Non è di certo la situazione ideale ma nemmeno la peggiore dato che perlomeno non sono chiuse in gabbie.
Dopo averle osservate per quasi un'ora, vederle scomparire improvvisamente tra gli alberi mi ha fatto sentire come dentro un documentario.
E per quella mattina mi sono quasi dimenticata che il giorno dopo ci sarebbe stata una barca ad aspettarci per continuare il viaggio.
Angela (e Paolo)