L’importanza della comunicazione emotiva genitori-figli
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Ansia, paura, scatti d'ira. Comportamenti e stati emotivi che spesso sono associati a eventi di stress come, per bambini e ragazzi ma anche per le stesse famiglie, può rappresentare l'inizio della scuola.E' necessario prestare attenzione ai segnali per riconoscerli e intervenire nella maniera giusta. Ecco un approfondimento sul tema della importanza della comunicazione emotiva genitori-figli proposto dalla dottoressa Francesca Bonanomi, psicologa clinica e psicoterapeutain formazione, in forze presso il centro polispecialistico del meratese Baby Medical Giò.
Per informazioni e appuntamenti, contattare il numero 039/5980795 oppure scrivere via mail a info@polopediatrico.it
Centro Polispecialistico Baby Medical Giò
via Garibaldi 13 Olgiate Molgora
L’importanza della comunicazione emotiva genitori-figli
Settembre è tempo di inizi…. Inizi anche scolastici, vissuti talvolta con ansia in primis dai genitori. Con la ripresa della scuola (come anche per la sua conclusione) c’è spesso un aumento delle richieste di sostegno emotivo per bambini, bambine e adolescenti. Il contesto scuola, primo ambiente di sperimentazione extrafamiliare, diventa spesso scenario di numerosi sintomi emotivi (ansia, paura ad andare a scuola) e comportamentali (atteggiamento sfidante verso l’autorità, scatti di rabbia) che chiedono una risposta immediata del contesto circostante (insegnanti, genitori…). A volte questa sintomatologia è espressione di un disagio strettamente connesso all’ambito scolastico, ma in realtà molto spesso cela un malessere che origina altrove e la scuola viene per così dire “scelta” dai nostri ragazzi come mezzo per attivare lo sguardo e l’attenzione delle figure adulte di riferimento. Attenzione, questo non vuol dire che non guardiamo o non parliamo con i nostri figli, ma la quotidianità tende ad essere per tutti così frenetica da ridurre le possibilità di dialogo a “comunicazioni di servizio” relative ai compiti, all’orario del calcio o di equitazione e c’è sempre meno spazio (e meno tempo) per la dimensione emotivo-affettiva. Lo spazio di terapia diventa quindi occasione in cui fermarsi e imparare a riconoscere emozioni, bisogni e preoccupazioni. Il lavoro clinico con i minori non può però prescindere dal coinvolgimento dei loro adulti di riferimento, principali alleati del terapeuta e massimi “esperti” dei propri figli.Francesca BonanomiPsicologa ClinicaPsicoterapeuta in formazione
Per informazioni e appuntamenti, contattare il numero 039/5980795 oppure scrivere via mail a info@polopediatrico.it
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