Caso Gilardi: in aula sentiti gli avvocati Agazzi e Alfano
“L'ho trovato un caso di estrema ingiustizia: per questo mi sono sentita in dovere di renderlo noto” a parlare è l'avvocato Silvia Agazzi, sentita ieri mattina come testimone nel processo per presunta diffamazione da parte di Brahim El Mazoury e delle due “Iene” Carlotta Bizzarri e Nina Palmieri ai danni dell'amministratore di sostegno del professor Gilardi (la toga lecchese Elena Barra).
Era stata proprio la Agazzi nel 2020 ad avere l'idea di coinvolgere Mediaset (tramite un suo contatto) per dare eco alla vicenda.
Avrebbe quindi iniziato ad interessarsi alla sua vicenda, fino ad aiutarlo nell'autunno di quell'anno a presentare un esposto contro l'allora amministratore di sostegno Lanfranconi: “Carlo aveva perso la fiducia nei suoi confronti. Si lamentava e mi chiamava spesso perché voleva avere accesso ai propri conti bancari. Mi chiedeva di intercedere con l'amministratore per avere i soldi necessari per comprare il mangime dei suoi animali”.
Era stata sempre dell'avvocato l'idea di spostare il Gilardi dalla casa del Cerè ad Airuno (dove pare non vivesse in condizioni dignitose) alla casa del badante Brahim.
“Data la grave ingiustizia” la Agazzi aveva condiviso la storia di Carlo con una sua conoscenza, inviata del programma “Striscia la Notizia”. Da lì era poi stata reindirizzata alla redazione delle Iene, cui Brahim ha fatto avere la documentazione necessaria ad imbastire la messa in onda del primo servizio (documenti audio e video).
La teste, oltre a concedersi più volte alle telecamere della trasmissione per delle interviste, avrebbe fornito la diagnosi formulata nell'estate del 2020 dal dottor Tancredi.
Una volta avvenuto il ricovero in casa di riposo, l'avv. Agazzi si era mobilitata per chiedere davanti al giudice tutelare la revoca dell'amministrazione di sostegno o perlomeno la sostituzione della Barra in favore di una figura quale uno psicologo, istanza poi rigettata dalla dottoressa Marta Paganini. “Quando ho chiesto di incontrare Carlo alla rsa per presentare ricorso, ho ricevuto dal direttore della struttura una missiva di Gilardi, in cui mi ringraziava dell'aiuto e mi diceva di non preoccuparmi più della sua vicenda”.
“Ho visto il servizio mandato in onda in merito al Gilardi e nei giorni seguenti le avevo scritto per complimentarmi, perché mi aveva colpito molto”. Da quel momento l'inviata della trasmissione l'aveva messo in contatto con i famigliari di Carlo, da poco “prelevato” da casa sua: “mi sono messo subito a disposizione del cugino Augusto Calvi”.
Stando alla sua versione dei fatti, l'avvocato Barra, che prima avrebbe acconsentito alle visite dei parenti in rsa, avrebbe improvvisamente negato il consenso in seguito alla messa in onda dell'audio di una telefonata intercorsa fra il cugino e il professor Gilardi, “esplicitamente perché non aveva gradito la risonanza mediatica”. Sarebbe stato lui non molto tempo dopo a presentare ricorso alla Corte europea per i diritti dell'uomo: una volta accolto, parenti e amici avrebbero avuto libero accesso alla struttura per salutare Carlo. Come la collega, anche l'avvocato Alfano si sarebbe prestato ai microfoni della trasmissione, fornendo i dettagli da lui conosciuti in merito.
Al termine dell'esame portato avanti dalla difesa, l'avvocato di parte civile Elena Ammannato ha prodotto le mail intercorse fra Alfano e Barra, in cui venivano specificati elementi importanti mai arrivati (apparentemente) sulla scrivania delle Iene: primo fra tutti la certificazione dell'ingresso di Gilardi in rsa come ASO, invece riportato dalla Palmieri come un TSO.
L'istruttoria proseguirà, come già calendarizzato, il prossimo mese con l'escussione di altri cinque testimoni delle difese.
Era stata proprio la Agazzi nel 2020 ad avere l'idea di coinvolgere Mediaset (tramite un suo contatto) per dare eco alla vicenda.
La professionista nell'estate di quell'anno era stata interpellata dallo psichiatra dott. Tancredi (che, a differenza della CTU disposto dal giudice tutelare, ha sempre ritenuto Carlo capace di intendere e di volere). “Presso il suo studio ho avuto modo di parlare con il professor Gilardi: mi ha raccontato dell'amministrazione di sostegno voluta da sua sorella” ha iniziato l'avvocato. “Era molto preoccupato perché sapeva che all'esito della CTU l'avrebbero mandato in casa di riposo e mi ha confessato che piuttosto che andare in casa di riposo avrebbe preferito morire”.
Avrebbe quindi iniziato ad interessarsi alla sua vicenda, fino ad aiutarlo nell'autunno di quell'anno a presentare un esposto contro l'allora amministratore di sostegno Lanfranconi: “Carlo aveva perso la fiducia nei suoi confronti. Si lamentava e mi chiamava spesso perché voleva avere accesso ai propri conti bancari. Mi chiedeva di intercedere con l'amministratore per avere i soldi necessari per comprare il mangime dei suoi animali”.
Era stata sempre dell'avvocato l'idea di spostare il Gilardi dalla casa del Cerè ad Airuno (dove pare non vivesse in condizioni dignitose) alla casa del badante Brahim.
“Data la grave ingiustizia” la Agazzi aveva condiviso la storia di Carlo con una sua conoscenza, inviata del programma “Striscia la Notizia”. Da lì era poi stata reindirizzata alla redazione delle Iene, cui Brahim ha fatto avere la documentazione necessaria ad imbastire la messa in onda del primo servizio (documenti audio e video).
La teste, oltre a concedersi più volte alle telecamere della trasmissione per delle interviste, avrebbe fornito la diagnosi formulata nell'estate del 2020 dal dottor Tancredi.
Una volta avvenuto il ricovero in casa di riposo, l'avv. Agazzi si era mobilitata per chiedere davanti al giudice tutelare la revoca dell'amministrazione di sostegno o perlomeno la sostituzione della Barra in favore di una figura quale uno psicologo, istanza poi rigettata dalla dottoressa Marta Paganini. “Quando ho chiesto di incontrare Carlo alla rsa per presentare ricorso, ho ricevuto dal direttore della struttura una missiva di Gilardi, in cui mi ringraziava dell'aiuto e mi diceva di non preoccuparmi più della sua vicenda”.
Congedata la teste, è stato quindi chiamato a deporre davanti al giudice Gianluca Piantadosi un altro togato che si era interessato al caso: si tratta dell'avvocato Mattia Alfano, penalista conoscente della giornalista Nina Palmieri.
“Ho visto il servizio mandato in onda in merito al Gilardi e nei giorni seguenti le avevo scritto per complimentarmi, perché mi aveva colpito molto”. Da quel momento l'inviata della trasmissione l'aveva messo in contatto con i famigliari di Carlo, da poco “prelevato” da casa sua: “mi sono messo subito a disposizione del cugino Augusto Calvi”.
Stando alla sua versione dei fatti, l'avvocato Barra, che prima avrebbe acconsentito alle visite dei parenti in rsa, avrebbe improvvisamente negato il consenso in seguito alla messa in onda dell'audio di una telefonata intercorsa fra il cugino e il professor Gilardi, “esplicitamente perché non aveva gradito la risonanza mediatica”. Sarebbe stato lui non molto tempo dopo a presentare ricorso alla Corte europea per i diritti dell'uomo: una volta accolto, parenti e amici avrebbero avuto libero accesso alla struttura per salutare Carlo. Come la collega, anche l'avvocato Alfano si sarebbe prestato ai microfoni della trasmissione, fornendo i dettagli da lui conosciuti in merito.
Al termine dell'esame portato avanti dalla difesa, l'avvocato di parte civile Elena Ammannato ha prodotto le mail intercorse fra Alfano e Barra, in cui venivano specificati elementi importanti mai arrivati (apparentemente) sulla scrivania delle Iene: primo fra tutti la certificazione dell'ingresso di Gilardi in rsa come ASO, invece riportato dalla Palmieri come un TSO.
L'istruttoria proseguirà, come già calendarizzato, il prossimo mese con l'escussione di altri cinque testimoni delle difese.
F.F.