Calolzio: straniero perde un occhio dopo una (presunta) aggressione, imputato assolto

Ha perso un occhio. Ma non c'è nessun colpevole. L'unico imputato è stato infatti assolto. Per non aver commesso il fatto. Si è chiuso così l'ennesimo processo a carico di un Soufiane Z., giovanotto di origini marocchine, classe 1992, già in carcere per altra causa e tradotto dunque, questa mattina, dalla casa circondariale di Pescarenico al cospetto del giudice monocratico Paolo Salvatore, sul cui tavolo è approdato un fascicolo per minaccia e lesioni. In assenza della querela, mai sporta dalla vittima, il primo reato è andato subito “in fanteria”: non doversi procedere, ha sentenziato poi il magistrato che ha provato invece tenacemente a far luce sul “danno” patito dalla persona offesa, un altro magrebino, classe 1982, presentatosi al suo cospetto per rendere testimonianza. Pur ricordando poco nulla dei fatti, risalenti all'agosto del 2021.
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La stazione di Lecco

Secondo quando ha riferito, faticosamente, in Aula, quella sera, in stazione a Lecco, sarebbe stato minacciato da Soufiane con un coltellino, prima di salire sull'ultimo treno della giornata per Olgiate Molgora. Sceso a Calolzio – non si è capito per quale ragione – sarebbe stato aggredito senza motivo dall'imputato, persona che aveva conosciuto poco prima: avrebbe così ricevuto una coltellata su un fianco e poi un non meglio precisato colpo in testa che gli avrebbe fatto perdere i sensi, causandogli ore di blackout. A risveglio, in una maschera di sangue, sarebbe stato accompagnato al pronto soccorso. 
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Il parcheggio dell'interscambio (in una foto scattata durante la "bonifica" della scorsa primavera)

Al Manzoni, sentito dalla Polizia due giorni dopo l'operazione subita all'occhio, risultato compromesso, aveva invece raccontato di aver raggiunto con Soufiane uno “scantinato” - che dalla descrizione parrebbe essere il parcheggio interrato dell'interscambio ferro-gomma – venendo lì malmenato senza ragione. Una versione che oggi in Aula non ha confermato, come ha negato anche di aver riferito al personale sanitario, in ospedale, di essere caduto dalla bicicletta in quanto precedentemente minacciato dal marocchino che gli avrebbe intimato di non raccontare la verità.
“Effettivamente dormivo lì, ma quando mi sono svegliato la mattina l'ho trovato sanguinante” ha sostenuto, rendendo spontanee dichiarazioni, l'imputato, assistito dall'avvocato Marinella Gavazzi, cercando di allontanare da sé ogni sospetto. 
In requisitoria al vpo Caterina Scarselli non è rimasto altro che mettere insieme gli elementi certi – il danno all'occhio patito dalla vittima, ma anche le analisi che hanno attestato il consumo di cannabis prima di finire in ospedale -  arrivando però a concludere che non si possa comunque ritenere provata la penale responsabilità dell'imputato, chiedendone dunque l'assoluzione. E così è stato, con “formula piena”.
A.M.
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