Castello: la storia dell'antica chiesa rossa detta di S.Carlo
Il solenne rito di inizio dell’incarico pastorale (domenica 29 settembre, alle ore 10) per il nuovo parroco don Antonio Bonacina, della comunità dei Santi Gervaso e Protaso a Castello sopra Lecco, è occasione per ricordare la storia di una chiesa antica ma quasi dimenticata: quella “rossa” detta di San Carlo, attigua a piazza Carducci a Castello.
La processione verso la chiesa parrocchiale con don Antonio, alla presenza del vicario episcopale mons. Gianni Cesena, muoverà con ritrovo alla chiesa di San Carlo. La processione raggiungerà la chiesa parrocchiale dei Santi Gervaso e Protaso, antica sede di Pieve; il parroco all’ingresso riceverà il saluto del Consiglio pastorale.
Era l’estate 1993 quando l’allora parroco di Castello don Fernando Pozzoli, già rettore del collegio Caselli di Saronno e poi rettore del santuario Madonna della Vittoria in Lecco, promosse l’intervento destinato a ridare splendore all’antica chiesetta detta di San Carlo. E’ dedicata ai Santi Nazaro e Celso ma chiamata San Carlo perchè venne visitata nel 1556 dal santo arcivescovo di Milano. Ebbe sede la confraternita dei Sancarlini, particolarmente presente e numerosa nei secoli trascorsi.
I lavori di restauro furono affidati all’architetto Gianfranco Donadelli, lecchese di Pescarenico, ed al noto costruttore Alberto Carsana. I lavori portarono a qualche “scoperta” come una delicata Madonna con Bambino che potrebbe essere un affresco del 1400.
La chiesa dei Santi Nazaro e Celso dovrebbe risalire al 1200, ma potrebbe essere anche anteriore con edificio più piccolo assorbito dall’attuale. Quando San Carlo visitò la chiesa l’edificio si presentava in condizioni pessime. La formazione della Confraternita diede ordine e sistemazione alla chiesetta, collocando anche la pala dell’altare dove San Carlo si vede in adorazione della Vergine.
Parecchie le singolarità di San Carlo a Castello: il campanile è davanti alla facciata unito in qualche modo al complesso e sbilanciato verso l’asse principale della chiesetta. Potrebbe essere parte di un’antica torre di difesa.
Occorre qui richiamare l’interessante pubblicazione uscita nell’estate 1967 a cura di Angelo Borghi e Silvio Delsante, stampata da Stefanoni Grafiche, allora in via Col di Lana. E’ uscita in occasione del 25° di sacerdozio del parroco don Mario Molteni, giunto a Castello dopo una ventennale presenza presso la basilica di San Nicolò in Lecco dove, come coadiutore, fu l’impareggiabile guida dei Pueri Cantores presenti nel locale oratorio San Luigi e che ebbero in quegli anni la loro stagione migliore.
Borghi scrive di insediamenti romani a Castello e Santo Stefano, centri militari e religiosi. L’importanza militare di Lecco e Castello è nella tradizione, la continuità militare di Lecco si riscontra nei documenti medioevali. Delsante si sofferma sull’evoluzione insediativa di Castello, il suo fiorente sviluppo agli albori del 1600 e la successiva trasformazione non più a livello dell’antico borgo bensì della nuova dimensione urbana e produttiva.
La chiesa vede una galleria stradale, ora pedonale, che corre sotto la balconata detta della Confraternita. Attigua alla galleria c’è la cappella dei morti di peste per i tanti scomparsi dell’epidemia “manzoniana”. Castello, nodo obbligato di passaggio fra la valle ed il borgo sul lago con importante base di navigazione, fu tra i paesi più colpiti del lecchese. C’è poi il portichetto del 1726, ornato da due colonne. Il restauro riportò nella chiesetta anche una stola di San Carlo lasciata dal vescovo dopo la visita.
C’è, infine, da sottolineare i tre angeli del timpano della chiesetta di San Carlo, che portano ben visibili gli emblemi del Borromeo: il pallio, l’Humilitas e la mitria.
Insomma un piccolo gioiello quasi nascosto e dimenticato, che merita di essere ricordato nella storia non solo religiosa di Castello e della sua attuale parrocchia dove spicca ancora oggi la multisecolare storia dell’antica Pieve. Si rinnova ogni anno la sempre solenne processione del Corpus Domini, dai Santi Gervaso e Protaso a San Nicolò in Lecco, abbracciando le due sedi plebane un tempo divise da roventi polemiche per il Perdono conteso.
La processione verso la chiesa parrocchiale con don Antonio, alla presenza del vicario episcopale mons. Gianni Cesena, muoverà con ritrovo alla chiesa di San Carlo. La processione raggiungerà la chiesa parrocchiale dei Santi Gervaso e Protaso, antica sede di Pieve; il parroco all’ingresso riceverà il saluto del Consiglio pastorale.
Era l’estate 1993 quando l’allora parroco di Castello don Fernando Pozzoli, già rettore del collegio Caselli di Saronno e poi rettore del santuario Madonna della Vittoria in Lecco, promosse l’intervento destinato a ridare splendore all’antica chiesetta detta di San Carlo. E’ dedicata ai Santi Nazaro e Celso ma chiamata San Carlo perchè venne visitata nel 1556 dal santo arcivescovo di Milano. Ebbe sede la confraternita dei Sancarlini, particolarmente presente e numerosa nei secoli trascorsi.
I lavori di restauro furono affidati all’architetto Gianfranco Donadelli, lecchese di Pescarenico, ed al noto costruttore Alberto Carsana. I lavori portarono a qualche “scoperta” come una delicata Madonna con Bambino che potrebbe essere un affresco del 1400.
La chiesa dei Santi Nazaro e Celso dovrebbe risalire al 1200, ma potrebbe essere anche anteriore con edificio più piccolo assorbito dall’attuale. Quando San Carlo visitò la chiesa l’edificio si presentava in condizioni pessime. La formazione della Confraternita diede ordine e sistemazione alla chiesetta, collocando anche la pala dell’altare dove San Carlo si vede in adorazione della Vergine.
Parecchie le singolarità di San Carlo a Castello: il campanile è davanti alla facciata unito in qualche modo al complesso e sbilanciato verso l’asse principale della chiesetta. Potrebbe essere parte di un’antica torre di difesa.
Occorre qui richiamare l’interessante pubblicazione uscita nell’estate 1967 a cura di Angelo Borghi e Silvio Delsante, stampata da Stefanoni Grafiche, allora in via Col di Lana. E’ uscita in occasione del 25° di sacerdozio del parroco don Mario Molteni, giunto a Castello dopo una ventennale presenza presso la basilica di San Nicolò in Lecco dove, come coadiutore, fu l’impareggiabile guida dei Pueri Cantores presenti nel locale oratorio San Luigi e che ebbero in quegli anni la loro stagione migliore.
Borghi scrive di insediamenti romani a Castello e Santo Stefano, centri militari e religiosi. L’importanza militare di Lecco e Castello è nella tradizione, la continuità militare di Lecco si riscontra nei documenti medioevali. Delsante si sofferma sull’evoluzione insediativa di Castello, il suo fiorente sviluppo agli albori del 1600 e la successiva trasformazione non più a livello dell’antico borgo bensì della nuova dimensione urbana e produttiva.
La chiesa vede una galleria stradale, ora pedonale, che corre sotto la balconata detta della Confraternita. Attigua alla galleria c’è la cappella dei morti di peste per i tanti scomparsi dell’epidemia “manzoniana”. Castello, nodo obbligato di passaggio fra la valle ed il borgo sul lago con importante base di navigazione, fu tra i paesi più colpiti del lecchese. C’è poi il portichetto del 1726, ornato da due colonne. Il restauro riportò nella chiesetta anche una stola di San Carlo lasciata dal vescovo dopo la visita.
C’è, infine, da sottolineare i tre angeli del timpano della chiesetta di San Carlo, che portano ben visibili gli emblemi del Borromeo: il pallio, l’Humilitas e la mitria.
Insomma un piccolo gioiello quasi nascosto e dimenticato, che merita di essere ricordato nella storia non solo religiosa di Castello e della sua attuale parrocchia dove spicca ancora oggi la multisecolare storia dell’antica Pieve. Si rinnova ogni anno la sempre solenne processione del Corpus Domini, dai Santi Gervaso e Protaso a San Nicolò in Lecco, abbracciando le due sedi plebane un tempo divise da roventi polemiche per il Perdono conteso.
A.B.