Lecco: 20 anni di Aspoc, uno sguardo 'visionario' e attivo sulla disabilità, per il futuro

Vent'anni di sogni, progetti realizzati, condivisione e amicizia. Vent'anni di lavoro, divertimento, studio e nuove esperienze con un obiettivo tanto ambizioso quanto concreto: sviluppare e migliorare contesti permanenti di crescita e apprendimento per bambini e ragazzi con ritardo cognitivo, agevolando l'approccio dell'adulto nei loro confronti e valorizzando l'apporto che tutti coloro che ne sono a stretto contatto - famigliari, educatori, operatori della salute, Istituzioni - possono fornire.
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Una ricorrenza importante quella festeggiata nel tardo pomeriggio di ieri da Aspoc, l'associazione lecchese presieduta dal prof. Domenico Bodega e fondata appunto due decenni fa esatti da un gruppo di genitori di giovani con disabilità intellettiva, uniti dal desiderio di costruire un futuro su misura dei loro figli credendo nel valore e nel significato della vita, della coesione e dell'inclusività.
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Una delle iniziative di Aspoc

Una realtà che, con il tempo, si è consolidata al punto da diventare sotto alcuni punti di vista un riferimento a livello nazionale, portata avanti grazie all'impegno a tratti visionario di tanti "semplici" volontari ma con una base solida di elevata professionalità, frutto di ricerche e studi per non lasciare nulla al caso e, anzi, progettare qualcosa di importante, che potesse essere di esempio anche per altri.
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A sinistra Maria Grazia Nasazzi

Come, innanzitutto, l'Aspocollege, una vera e propria scuola pensata per ragazzi che hanno concluso il loro percorso alle Superiori, nell'ottica di un futuro inserimento lavorativo: ospitato presso la sede in via Solferino, a poca distanza dal centro di Lecco, è aperto dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 16.00 - con la possibilità per i ragazzi di scegliere anche una frequenza parziale - e offre un percorso per competenze diviso in moduli, in base alle esigenze di ciascuno. Quest'anno, alla sua ottava edizione, il College vede la partecipazione di 15 giovani.
Nel tempo c'è stato anche chi è "andato e tornato", sfruttando la possibilità di intraprendere altre esperienze per poi riprendere le attività nella sede di Castello concentrandosi su temi differenti, come ha spiegato la vice presidente di Aspoc Sabrina Roma, che segue da vicino il progetto.
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"Siamo molto felici di aver raggiunto questo traguardo dei vent'anni, con un gruppo sempre più ampio di amici, famiglie e collaboratori: è sempre emozionante rivedere chi ha lavorato con noi, è una cosa che ci dà molta speranza per il futuro" ci ha detto quest'ultima ieri nel corso dei festeggiamenti presso l'Officina Badoni di recente inaugurazione, dove ha fatto gli onori di casa la presidente della Fondazione Comunitaria del Lecchese Maria Grazia Nasazzi.
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Domenico Bodega

Intorno alle 18.30, poi, i riflettori si sono accesi tutti su Domenico Bodega, che ha riassunto i vent'anni di Aspoc in un lungo e intenso discorso mentre alle sue spalle scorrevano le immagini di tanti momenti di allegria e spensieratezza vissuti insieme. "L'avventura iniziata il 24 settembre 2004 è stata possibile grazie a una buona dose di coraggio, innovazione, ascolto e condivisione di punti di vista diversi. Nessuno qui si conosceva prima, siamo entrati tutti in contatto per via di quella disabilità che ti mette davanti a due possibili vie: bloccarsi o cambiare tutto. Naturalmente abbiamo scelto la seconda, quella che apre la strada al nuovo" ha esordito il presidente. "Abbiamo subito condiviso alcuni punti fermi: la qualità dell'ambiente - sociale e culturale - per lo sviluppo delle persone, la famiglia, non come luogo isolato ma come parte integrante della comunità, e l'attenzione alla diversità. Abbiamo voluto creare un contesto di riferimento chiaro e certo, al servizio degli altri, ci siamo dedicati alla formazione e impegnati per fare rete. Ognuno qui ha contribuito. Siamo felici e pronti a fare sempre meglio, ma oggi siamo qui solo per brindare".

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"Vent'anni fa - ha proseguito Bodega - siamo partiti da un bisogno e da una grande domanda: che cosa è normale e cosa invece è speciale? E soprattutto, esiste davvero la normalità? La normalità indica ciò che è valido per la maggior parte delle persone, ma ognuno di noi differisce per qualcosa, e chi si riconosce meno nello "standard" vive tendenzialmente in una condizione di sofferenza. Oggi manca ancora una vera conoscenza della disabilità, che esiste in tante forme diverse, con vari livelli di gravità. Noi abbiamo parlato apertamente di fragilità e inclusione perché avevamo - e abbiamo tuttora - bisogno di aiuto. Siamo partiti da dilettanti, dovevamo capire tante cose e volevamo prepararci. Abbiamo quindi avviato i primi progetti di formazione, esperimenti di socializzazione, con la consapevolezza che siamo tutti fragili e perciò vulnerabili, imperfetti, ma proprio per questo profondamente umani. Dopo vent'anni rimaniamo dilettanti, ma ora il tema centrale è diventato il progetto di vita, il "dopo di noi", che implica autonomia, inclusione socio-lavorativa, senso di cittadinanza dei nostri ragazzi. Per questo abbiamo coltivato una rete complessa di relazioni con altri sodalizi, enti e Istituzioni, persino con università e centri di ricerca. Abbiamo cercato nuovi linguaggi come la CAA (Comunicazione aumentativa e alternativa), continuando ad aggiungere sempre più tasselli come l'Aspocollege e i percorsi di PCTO (ex alternanza scuola-lavoro). Per fare tutto ciò bisogna essere allenati a imparare e accettare i propri limiti. Ma poi arrivano i sorrisi, gli attimi di felicità che ripagano di tutto".
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Ettore Messina

Un intervento, quello di Bodega, salutato da un lungo applauso da parte dei numerosi presenti all'evento celebrativo, tra ragazzi, famiglie, volontari, educatori e sostenitori di Aspoc. E di certo non poteva passare inosservato tra il pubblico Ettore Messina, l'allenatore più vincente nella storia del basket italiano, attualmente alla guida dell'Olimpia Milano dopo una lunga carriera costellata di trofei che lo ha portato anche in NBA: amico di lunga data del presidente Bodega e da sempre vicino alla causa di Aspoc (così come di altre realtà a fini sociali), ha voluto raggiungere personalmente Lecco dopo l'allenamento pomeridiano con la sua squadra per salutare i "festeggiati" e sollecitarli a proseguire sulla strada tracciata: "Siete una fonte di ispirazione. I team forti sono così, sanno ridere, piangere, abbracciarsi, lavorare bene insieme", le sue parole, alle quali ha poi aggiunto un invito a partecipare al match di domenica 13 ottobre dell'Olimpia contro il Brescia, invito accolto con applausi e grida di gioia dai ragazzi che già in passato avevano avuto la possibilità di vivere un'esperienza analoga.
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Aspoc, del resto, è anche e innanzitutto socializzazione e divertimento, grazie a un ricco calendario di iniziative che includono laboratori di vario tipo (manualità, teatro, creatività...), attività motoria e psicomotricità, uno sportello di ascolto, serate in compagnia (anche a tema) e uscite, fino alle sempre attesissime vacanze estive rese possibili grazie alla disponibilità di tanti volontari. Ci sarà modo di parlarne anche il prossimo 19 ottobre, in occasione dell'Aspoc Day in programma al campus del Politecnico di Lecco, consueto appuntamento autunnale di presentazione delle numerose proposte aperto ai ragazzi e alle loro famiglie.
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La consegna dello speciale Prosecco al sindaco Mauro Gattinoni

Intanto, come ha sottolineato Domenico Bodega, ieri c'è stato spazio solo per la festa, tra brindisi, abbracci e un ricco rinfresco, un momento che ha visto anche un breve intervento di saluto del sindaco di Lecco Mauro Gattinoni. Il "cin cin" è stato suggellato con un vino decisamente speciale, un Prosecco Riserva "per idee senza riserva", confezionato appositamente in una bottiglia pensata per diventare poi un vaso e avvolta da un'etichetta realizzata dagli stessi ragazzi di Aspoc, con le due stelle che indicano gli altrettanti decenni di vita dell'Associazione.
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Che ora pensa solo a guardare avanti, verso tanti nuovi sogni da realizzare e altri traguardi da raggiungere.
B.P.
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