15.000 euro per 'oliare' un'asta del concordato Carsana? In Aula la ricostruzione della Finanza

442 pagine di trascrizioni evidentemente non bastano. L'attività peritale dovrà essere estesa ad altre conversazioni, ritenute necessarie per ricostruire compiutamente una vicenda che, gli stessi inquirenti, per gran parte, hanno tratteggiato proprio basandosi sulle intercettazioni, telefoniche e ambientali. E' quanto ha chiesto, in apertura dell'udienza odierna l'avvocato partenopeo Raffaele Leanza, difensore della collega Monica Rosano, la toga lecchese finita a processo, dinnanzi al collegio giudicante del Tribunale dove esercita, con l'accusa di corruzione in concorso con altro legale - Marco Scaranna - già uscito, però, di scena in udienza preliminare in quanto dichiarato, per via delle sue condizioni di salute, non in grado di stare in giudizio. Al banco degli imputati, poi, anche il presunto corruttore - Carlo Frigerio - assistito dagli avvocati Bruno Del Papa e Gianluca Longoni.
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Stando a quanto emerso quest'oggi con l'audizione di uno degli operanti della Guardia di Finanza che si sono occupati delle indagini - coordinate dall'allora sostituto procuratore Paolo Del Grosso, con il fascicolo ereditato poi dalla dottoressa Chiara Di Francesco, oggi sostituita in udienza dal dottor Pasquale Gaspare Esposito - il privato cittadino per assicurarsi l'aggiudicazione di un immobile all'asta, avrebbe offerto 15.000 euro a Scaranna, corrispondendo la somma - previo presentazione di fattura - alla Rosano che avrebbe trattenuto per sé all'incirca 2.000 euro, rigirando il resto della somma al collega, "mente" dell'operazione. Siamo ad inizio 2018. Scaranna è il liquidatore giudiziario della Pietro Carsana, storica impresa edile lecchese, sommersa dai debiti tanto da chiedere per l'appunto l'ammissione al concordato liquidatorio.

Di alcune decine di milioni di euro il valore del patrimonio immobiliare "in pancia" alla società, come asserito al cospetto dei giudici - presidente Bianca Maria Bianchi, a latere Gianluca Piantadosi e Maria Chiara Arrighi - dal commissario giudiziale Silvio Giombelli, introdotto come primo teste della pubblica accusa. E' stato infatti proprio il commercialista, a dare il là all'attività d'indagine, presentando nel novembre 2017 un esposto - previa interlocuzione con il giudice delegato alla procedura - dopo essere stato notiziato dal costruttore Mario Sangiorgio, pezzo grosso del settore e suo conoscente di vecchia data, di un presunto "compenso", legato allo svolgimento del suo incarico, che l'avvocato Scaranna avrebbe chiesto per "favorire o indirizzare" - ha riferito in Aula - vendite del compendio Carsana.

Una "denuncia", quella di Giombelli, poi integrata nel marzo 2018, dopo aver appreso "novità" sempre da Sangiorgio: "mi disse - ha sintetizzato rispondendo alle domande del PM che in più occasioni gli ha riletto, in aiuto alla memoria, passaggi delle dichiarazioni già rese agli inquirenti - che era stato informato che una aggiudicazione era avvenuta e l'avvocato Scaranna aveva chiesto utilità non in denaro, ma non ricordo in quale forma, forse attraverso fatturazioni...".

Avviate le indagini, di captazione in captazione, le Fiamme Gialle hanno tratteggiato quello che è diventato poi il castello accusatorio, ora al vaglio del collegio giudicante. Come riferito dal maresciallo Antonio Tirelli, dopo più incontri con Scaranna, Frigerio (o più precisamente una società ritenuta a lui legata) si sarebbe aggiudicato l'asta relativa ad un appartamento e tre box nella centralissima via Cavour a Lecco, con la proposta irrevocabile presentata per suo conto dall'avvocata Monica Rosano, coinvolta, ritengono i finanzieri, dallo stesso liquidatore della Carsana, che le avrebbe promesso per tale servizio 1.000 euro, in aggiunta a ulteriori 1.000 euro concordati tra i due per altra pratica relativa a un divorzio. Al momento di farsi pagare, la legale ora a processo, avrebbe fatturato a Frigerio 15.000 euro, ottenendo la somma, per poi bonificare quasi 13.000 euro in favore di Scaranna, a copertura di una presunta consulenza. Il prezzo “dell'oliata” data all'asta, secondo la pubblica accusa, con la ricostruzione, chiaramente, non accettata dalle difese convinte di poter scardinare le conclusioni, partendo dalle intercettazioni stesse, di cui hanno ottenuto l'integrazione richiesta, con il perito chiamato così a "sbobinare" altri dialoghi in vista del ritorno in Aula, già il mese prossimo.
A.M.
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