Manzoni: Urologia d’eccellenza grazie al robot Da Vinci, dal 2011 250 operazioni
Oltre 1000 interventi l’anno di cui 80 solo per il tumore renale, 250 per la calcolosi renale e 110 per il tumore prostatico. Cui si aggiungono, dal 2011 quando è stata acquisita al Manzoni la piattaforma “Leonardo Da Vinci” ad oggi, 250 operazioni di chirurgia robotica.
A descriverla il direttore della struttura Alberto Trinchieri e il dottor Salvatore Scuzzarella, chirurgo nonché docente di laparoscopia robotica all’Università degli studi di Napoli Federico II.
Come ha sottolineato il dottor Trinchieri, a Lecco dal 2003, l’Urologia del nosocomio lecchese è cresciuta ed è ora in grado di affrontare tutte le patologie, con una proposta di cura a 360°. “Questo ci consente di dare una risposta non solo a livello locale. Abbiamo pazienti che arrivano dalle Province vicine, ma anche da altre Regioni” ha spiegato il medico. “La maggior parte della nostra attività si concentra sulle patologie del rene, della vescica e della prostata e, in misura minore, su quelle dell’apparato genitale maschile (testicoli e pene). Grazie alla chirurgia laparoscopica, lo scorso anno abbiamo effettuato 80 interventi su tumori renali, con la possibilità di evitare la nefrectomia radicale, cioè l’asportazione dell’organo. Grazie all’esperienza del dottor Salvatore Scuzzarella, non è neppure necessario in alcuni casi bloccare il flusso sanguigno all’organo mentre si opera”.
Il dottor Stefano Cappoli è specializzato nel prelievo dei reni in vista della donazione degli organi, e lavora unitamente ai dottori Nicola Esposito, Alessandro Maletta e la dottoressa Chiara Castelnuovo nella cura e diagnosi di diverse tipologie.
“Questi giovani assicureranno il futuro all’Urologia lecchese” ha commentato il dottor Trinchieri, specificando come la formazione è un aspetto fondamentale della metodologia di lavoro della struttura. “Tutti i medici sono in grado di operare, affrontiamo 250 casi all’anno di calcolosi renali effettuando la litotrissia ad onde d’urto o endocorporea. In un anno passano di qui circa 1.500 casi, ma non tutti devono essere trattati chirurgicamente. A Lecco siamo in grado di dare una risposta al livello delle grandi strutture metropolitane, e non è raro che arrivino casi anche da altre Regioni”.
Al Manzoni la chirurgia robotica, promossa grazie al Leonardo Da Vinci entrato in azione nel 2011, non ha soppiantato quella laparoscopica. “Per un medico è più facile avvicinarsi alla robotica, che può esser appresa in pochi mesi mentre per la laparoscopia sono necessari 5 anni di pratica” ha spiegato il dottor Salvatore Scuzzarella, giunto a Lecco da Sondalo nel 2010. “Qui ho avuto la possibilità di crescere, operare e formare nuovi medici, in un reparto dove si trattano le patologie urologiche a 360 gradi. Dalla brachiterapia (radioterapia interna) alla radioterapia classica, e la chirurgia tradizionale, laparoscopica e robotica. I diversi livelli cooperano in forma sinergica, e dal 2011 con il robot Da Vinci abbiamo operato 250 tumori alla prostata. Sono 110 all’anno i malati di questa patologia trattati chirurgicamente ogni anno”.
“La telecamera è doppia e permette al chirurgo, che può fare praticamente tutto da solo, di vedere in modo tridimensionale quello che sta facendo” ha spiegato il dottor Scuzzarella. “Attraverso una piccola incisione si introduce della Co2 nella pancia del paziente (come nella laparoscopia), e in seguito la telecamera e le guide per le 4 braccia meccaniche del robot. Il chirurgo lo comanda da una console, attraverso due joystick e una pedaliera. Questo permette una grane precisione e un notevole controllo dello strumento. Il vantaggio maggiore, soprattutto per i pazienti più giovani, è quello di poter salvaguardare i fasci nervosi che determinano l’erezione e le componenti anatomiche relative alla continenza. Il recupero è molto rapido, e chi si sottopone all’intervento può tornare alla normalità senza conseguenze”.
L’eccellenza chirurgica robotica è a disposizione di tutti i pazienti della Provincia di Lecco.
Articoli correlati:
Lecco: presentato il robot L.Da Vinci, Interventi chirurgici di alta precisione
Il dottor Alberto Trinchieri
Questi i numeri che illustrano (in parte) l’attività della Struttura di Urologia dell’ospedale Manzoni di Lecco.A descriverla il direttore della struttura Alberto Trinchieri e il dottor Salvatore Scuzzarella, chirurgo nonché docente di laparoscopia robotica all’Università degli studi di Napoli Federico II.
Come ha sottolineato il dottor Trinchieri, a Lecco dal 2003, l’Urologia del nosocomio lecchese è cresciuta ed è ora in grado di affrontare tutte le patologie, con una proposta di cura a 360°. “Questo ci consente di dare una risposta non solo a livello locale. Abbiamo pazienti che arrivano dalle Province vicine, ma anche da altre Regioni” ha spiegato il medico. “La maggior parte della nostra attività si concentra sulle patologie del rene, della vescica e della prostata e, in misura minore, su quelle dell’apparato genitale maschile (testicoli e pene). Grazie alla chirurgia laparoscopica, lo scorso anno abbiamo effettuato 80 interventi su tumori renali, con la possibilità di evitare la nefrectomia radicale, cioè l’asportazione dell’organo. Grazie all’esperienza del dottor Salvatore Scuzzarella, non è neppure necessario in alcuni casi bloccare il flusso sanguigno all’organo mentre si opera”.
Il dottor Salvatore Scuzzarella
I dottori Salvatore Scuzzarella e Vittorio Manganini (il quale andrà in pensione a luglio) sono i “veterani” della struttura di Urologia, e altri giovani medici stanno facendo esperienza nella chirurgia robotica, che rappresenta il futuro per una variegata tipologia di interventi chirurgici.Il dottor Stefano Cappoli è specializzato nel prelievo dei reni in vista della donazione degli organi, e lavora unitamente ai dottori Nicola Esposito, Alessandro Maletta e la dottoressa Chiara Castelnuovo nella cura e diagnosi di diverse tipologie.
“Questi giovani assicureranno il futuro all’Urologia lecchese” ha commentato il dottor Trinchieri, specificando come la formazione è un aspetto fondamentale della metodologia di lavoro della struttura. “Tutti i medici sono in grado di operare, affrontiamo 250 casi all’anno di calcolosi renali effettuando la litotrissia ad onde d’urto o endocorporea. In un anno passano di qui circa 1.500 casi, ma non tutti devono essere trattati chirurgicamente. A Lecco siamo in grado di dare una risposta al livello delle grandi strutture metropolitane, e non è raro che arrivino casi anche da altre Regioni”.
Al Manzoni la chirurgia robotica, promossa grazie al Leonardo Da Vinci entrato in azione nel 2011, non ha soppiantato quella laparoscopica. “Per un medico è più facile avvicinarsi alla robotica, che può esser appresa in pochi mesi mentre per la laparoscopia sono necessari 5 anni di pratica” ha spiegato il dottor Salvatore Scuzzarella, giunto a Lecco da Sondalo nel 2010. “Qui ho avuto la possibilità di crescere, operare e formare nuovi medici, in un reparto dove si trattano le patologie urologiche a 360 gradi. Dalla brachiterapia (radioterapia interna) alla radioterapia classica, e la chirurgia tradizionale, laparoscopica e robotica. I diversi livelli cooperano in forma sinergica, e dal 2011 con il robot Da Vinci abbiamo operato 250 tumori alla prostata. Sono 110 all’anno i malati di questa patologia trattati chirurgicamente ogni anno”.
Una immagine di repertorio del robot Da Vinci
Se la laparoscopia permette di operare attraverso tre piccole incisioni nella cute del paziente, in cui si inseriscono due braccia meccaniche - prolungamento delle mani del chirurgo - e una telecamera, la robotica fa un importante passo in più.“La telecamera è doppia e permette al chirurgo, che può fare praticamente tutto da solo, di vedere in modo tridimensionale quello che sta facendo” ha spiegato il dottor Scuzzarella. “Attraverso una piccola incisione si introduce della Co2 nella pancia del paziente (come nella laparoscopia), e in seguito la telecamera e le guide per le 4 braccia meccaniche del robot. Il chirurgo lo comanda da una console, attraverso due joystick e una pedaliera. Questo permette una grane precisione e un notevole controllo dello strumento. Il vantaggio maggiore, soprattutto per i pazienti più giovani, è quello di poter salvaguardare i fasci nervosi che determinano l’erezione e le componenti anatomiche relative alla continenza. Il recupero è molto rapido, e chi si sottopone all’intervento può tornare alla normalità senza conseguenze”.
L’eccellenza chirurgica robotica è a disposizione di tutti i pazienti della Provincia di Lecco.
Articoli correlati:
Lecco: presentato il robot L.Da Vinci, Interventi chirurgici di alta precisione