Olginate: in Villa Sirtori iniziativa di solidarietà per la Striscia di Gaza
Dopo cortei, momenti informativi e flashmob, il movimento “Stop al genocidio” ha promosso per sabato pomeriggio alla Villa Sirtori di Olginate un’iniziativa di solidarietà concreta a favore del popolo palestinese per raccogliere fondi a sostegno di due progetti attivi nella Striscia di Gaza.
Cuore dell’iniziativa, oltre a musica, video testimonianze, banchetti e punto ristoro, una conversazione con esponenti di realtà che a diverso titolo sostengono la causa, per rispondere alla domanda, solo in apparenza retorica, “che cosa possiamo fare noi per il popolo palestinese?”.
Innanzitutto essere informati: su questo punto ha preso la parola Duccio Facchini, giornalista e direttore di una testata, Altreconomia, che da sempre si occupa dei diritti dei palestinesi. Per chiarire il ruolo chiave che l’informazione ha in questo contesto, Facchini ha raccontato come dal 7 ottobre scorso ci sia un conflitto parallelo a quello tra Israele e Hamas, ovvero la guerra dei giornalisti.
“Ne sono stati uccisi più che in tutte le guerre degli ultimi 30 anni. I reporter palestinesi sono diventati un vero e proprio obiettivo, spesso con le loro famiglie e abitazioni, e numerosi hanno ricevuto minacce o sono stati presi di mira dall’esercito israeliano. È un conflitto nel conflitto, che dura da prima del 7 ottobre ma che ora è diventato più sfrontato ed è arrivato a minacciare anche i reporter israeliani”. Proprio di questo tema parlerà il nuovo podcast di Altreconomia realizzato da Anna Maria Selini, “La guerra ai giornalisti”, che verrà pubblicato a breve.
Un altro esempio di azione concreta e solidale nei confronti della popolazione palestinese lo ha portato Egidia Beretta, mamma del compianto attivista Vittorio Arrigoni e motore della Fondazione Vik utopia, nata nel 2012 proprio per portare avanti l’impegno di Vittorio a sostegno dei più deboli, in particolare dei più piccoli.
“Siamo partiti con un progetto nella Striscia di Gaza per aiutare i cosiddetti "bambini farfalla" e poi abbiamo operato in Congo, in Turchia, in Cisgiordania e in Romania per dare ai minori istruzione, alimentazione e una casa. Un’azione che poi si ripercuote anche sulle famiglie e sulle comunità. La fondazione per Gaza adesso non può fare nulla, era partito proprio lo scorso anno un nuovo progetto ma è stato spazzato via”.
Attualmente questa realtà sta dando un supporto economico a due associazioni attive nella Striscia: PCRF-Italia, che fornisce assistenza sanitaria urgente alle bambine e ai bambini, e Music for peace Genova, che ha portato a Gaza una cucina da strada. “Se finita la guerra si riuscirà a ricostruire qualcosa, la fondazione sarà presente. Al momento non posso fare altro che pensare quale sofferenza stanno patendo queste persone. Che cosa direbbe Vittorio? Lui che piangeva per i 300 bambini morti sotto l’operazione ‘Piombo fuso’, non so come reagirebbe di fronte a 20mila minori uccisi”.
Un’altra realtà che nonostante la situazione estremamente complicata continua a essere presente sul terreno è la Ong milanese Vento di Terra: “Stiamo ancora operando nonostante tutto grazie al nostro staff di persone palestinesi che continuano a lavorare, per com’è possibile, per supportare gli altri - ha spiegato Serena Baldini, project manager dell’organizzazione -. Il centro per l’infanzia da cui è partita la nostra esperienza nella Striscia non c’è più, è stato raso al suolo insieme al villaggio in cui si trovava nel Nord, così come il nostro ufficio centrale a Gaza city che è stato bombardato. Il nostro staff dal 7 ottobre ha iniziato a fuggire prima dalle bombe e poi dai carri armati alla ricerca di un posto sicuro che però oggi non c’è; nonostante questo ha continuato a svolgere le attività di sostegno di gruppo e di supporto individuale e negli ospedali. Questo dà un senso a tutto quello che sta succedendo, e testimonia ancora una volta la capacità di resistenza e resilienza della popolazione palestinese. Sono le persone che cambiano tutto, e attraverso il loro agire quotidiano lavorano per la pace”.
Davanti a questa sofferenza e a questa forza del popolo palestinese, il mondo non può rimanere indifferente. Lo ha ribadito Eyas Awad dell'associazione Amicizia Bergamo Palestina: “Nonostante il nostro dolore e la nostra rabbia siamo qua e saremo dovunque ci sia necessità di informare su quello che sta succedendo a Gaza: qui le persone muoiono di fame davanti all’indifferenza del mondo. Noi cerchiamo invece di mobilitare la comunità con progetti e iniziative, come la nostra ‘Ambulanza per Gaza’. L’obiettivo non è solo quello di portare aiuti concreti ma anche di stimolare la solidarietà e la partecipazione dal basso per la liberazione della Palestina, perché le persone a Gaza stanno reagendo e contano su di noi”.
Cuore dell’iniziativa, oltre a musica, video testimonianze, banchetti e punto ristoro, una conversazione con esponenti di realtà che a diverso titolo sostengono la causa, per rispondere alla domanda, solo in apparenza retorica, “che cosa possiamo fare noi per il popolo palestinese?”.
Innanzitutto essere informati: su questo punto ha preso la parola Duccio Facchini, giornalista e direttore di una testata, Altreconomia, che da sempre si occupa dei diritti dei palestinesi. Per chiarire il ruolo chiave che l’informazione ha in questo contesto, Facchini ha raccontato come dal 7 ottobre scorso ci sia un conflitto parallelo a quello tra Israele e Hamas, ovvero la guerra dei giornalisti.
“Ne sono stati uccisi più che in tutte le guerre degli ultimi 30 anni. I reporter palestinesi sono diventati un vero e proprio obiettivo, spesso con le loro famiglie e abitazioni, e numerosi hanno ricevuto minacce o sono stati presi di mira dall’esercito israeliano. È un conflitto nel conflitto, che dura da prima del 7 ottobre ma che ora è diventato più sfrontato ed è arrivato a minacciare anche i reporter israeliani”. Proprio di questo tema parlerà il nuovo podcast di Altreconomia realizzato da Anna Maria Selini, “La guerra ai giornalisti”, che verrà pubblicato a breve.
Un altro esempio di azione concreta e solidale nei confronti della popolazione palestinese lo ha portato Egidia Beretta, mamma del compianto attivista Vittorio Arrigoni e motore della Fondazione Vik utopia, nata nel 2012 proprio per portare avanti l’impegno di Vittorio a sostegno dei più deboli, in particolare dei più piccoli.
“Siamo partiti con un progetto nella Striscia di Gaza per aiutare i cosiddetti "bambini farfalla" e poi abbiamo operato in Congo, in Turchia, in Cisgiordania e in Romania per dare ai minori istruzione, alimentazione e una casa. Un’azione che poi si ripercuote anche sulle famiglie e sulle comunità. La fondazione per Gaza adesso non può fare nulla, era partito proprio lo scorso anno un nuovo progetto ma è stato spazzato via”.
Attualmente questa realtà sta dando un supporto economico a due associazioni attive nella Striscia: PCRF-Italia, che fornisce assistenza sanitaria urgente alle bambine e ai bambini, e Music for peace Genova, che ha portato a Gaza una cucina da strada. “Se finita la guerra si riuscirà a ricostruire qualcosa, la fondazione sarà presente. Al momento non posso fare altro che pensare quale sofferenza stanno patendo queste persone. Che cosa direbbe Vittorio? Lui che piangeva per i 300 bambini morti sotto l’operazione ‘Piombo fuso’, non so come reagirebbe di fronte a 20mila minori uccisi”.
Un’altra realtà che nonostante la situazione estremamente complicata continua a essere presente sul terreno è la Ong milanese Vento di Terra: “Stiamo ancora operando nonostante tutto grazie al nostro staff di persone palestinesi che continuano a lavorare, per com’è possibile, per supportare gli altri - ha spiegato Serena Baldini, project manager dell’organizzazione -. Il centro per l’infanzia da cui è partita la nostra esperienza nella Striscia non c’è più, è stato raso al suolo insieme al villaggio in cui si trovava nel Nord, così come il nostro ufficio centrale a Gaza city che è stato bombardato. Il nostro staff dal 7 ottobre ha iniziato a fuggire prima dalle bombe e poi dai carri armati alla ricerca di un posto sicuro che però oggi non c’è; nonostante questo ha continuato a svolgere le attività di sostegno di gruppo e di supporto individuale e negli ospedali. Questo dà un senso a tutto quello che sta succedendo, e testimonia ancora una volta la capacità di resistenza e resilienza della popolazione palestinese. Sono le persone che cambiano tutto, e attraverso il loro agire quotidiano lavorano per la pace”.
Davanti a questa sofferenza e a questa forza del popolo palestinese, il mondo non può rimanere indifferente. Lo ha ribadito Eyas Awad dell'associazione Amicizia Bergamo Palestina: “Nonostante il nostro dolore e la nostra rabbia siamo qua e saremo dovunque ci sia necessità di informare su quello che sta succedendo a Gaza: qui le persone muoiono di fame davanti all’indifferenza del mondo. Noi cerchiamo invece di mobilitare la comunità con progetti e iniziative, come la nostra ‘Ambulanza per Gaza’. L’obiettivo non è solo quello di portare aiuti concreti ma anche di stimolare la solidarietà e la partecipazione dal basso per la liberazione della Palestina, perché le persone a Gaza stanno reagendo e contano su di noi”.
M.V.