ASST Lecco, giornata di lotta alla sepsi: due utili consigli
Lavarsi bene le mani e evitare l'uso improprio dell'antibiotico. La lotta alla sepsi parte anche da noi e dai nostri comportamenti quotidiani.
Questo il messaggio lanciato quest'oggi dall'ASST di Lecco, in occasione del World Sepsis Day, celebrato universalmente ogni 13 settembre.
Un appuntamento a cui quest'anno l'Azienda Socio Sanitaria Territoriale ha voluto dare risalto, su iniziativa del direttore della struttura complessa Malattie Infettive Stefania Piconi e del collega alla testa della Chirurgia dell'Ospedale Manzoni Mauro Zago.
La prima in particolare ha curato il convegno, per gli operatori sanitari, "Sepsi e shock settico: diagnosi, gestione clinica e terapia", al termine di un lavoro, durato mesi, per “mette a fuoco il nuovo percorso o meglio il percorso rivisto per il controllo della sepsi e dello shock settico, quindi le situazioni più gravi, in modo da poter intercettare il prima possibile il problema, riconoscerlo presto e mettere poi in pratica quelle skills che devono diventare degli automatismi” come argomentato dal dottor Zago, che si è invece occupato, supportato dai suoi specializzandi, della parte della giornata rivolta ai fruitori del presidio di via dell'Eremo e dunque della sensibilizzazione della popolazione.
Chiariamo innanzitutto cos'è la sepsi: “si presenta quando la risposta immunitaria dell’organismo ad un’infezione danneggia organi e tessuti. Può portare a shock, insufficienza multi-organo e alla morte, specialmente se non riconosciuta e trattata in tempo. La sepsi è l’ultima tappa mortale di un percorso innescato dalla maggior parte delle malattie infettive, tra cui virus come il SARS-CoV-2” è scritto nel volantino messo a disposizione dei tanti che questa mattina si sono avvicinati al corner allestito nella hall dell'ospedale Manzoni, con il depliant infarcito di numeri da capogiro per inquadrare il perché a tale “complicanza” sia stata dedicata una giornata internazionale: ogni anno nel mondo si registrano tra i 47 e i 50 milioni di casi di sepsi, con almeno 11 milioni di morti mentre tra i “superstiti”, fino al 50%, soffre di conseguenze a lungo termine fisiche e/o psicologiche. Insomma uccide (è anche la prima causa di morte negli ospedali) e “segna”, non solo gli adulti, tra l'altro, ma anche i bambini (nel 40% dei casi sotto i 5 anni).
Come? “La prima cosa, sembra banale, è il lavaggio delle mani, sia con acqua e sapone ma anche con il gel antisettico che abbiamo imparato a usare tantissimo durante il covid, facendone diventare l'uso però una abitudine superficiale. Per diffondere il concetto abbiamo pensato, per questa mattina, di mettere a disposizione dei cittadini un box pedagogico”. E la cosa ha funzionato: poter vedere, attraverso l'uso del gel antisettico e della fluorescenza, se ci si lava bene o meno bene le mani ha attirato l'attenzione, portando diverse persone ad avvicinarsi al banchetto.
“L'uso esagerato degli antibiotici è poi uno dei fattori che condizionano la mortalità della sepsi” ha aggiunto ancora il dottor Zago, passando al secondo elemento su cui è stato acceso un riflettore. “Anche in ospedale, probabilmente, per molto tempo ne abbiamo usati troppi e male: tutto il mondo, inclusi noi, si sta rifocalizzando per prescrizioni più appropriate. Ma anche “fuori” c'è molto da lavorare, sulla cultura generale, in parte effettivamente sostenuta da una somministrazione esagerata da parte dei medici e in parte anche da una "tradizione" che all'antibiotico affidata tante possibilità di cura anche quando non ce ne sarebbe bisogno. Questo fa si che l'Italia sia il primo Paese in Europa quanto a tasso di germi resistenti: vuol dire che quando le persone con infezione grave vengono in ospedale è più difficile curarle perché è più difficile trovare l'antibiotico che possa combatterla”. Un messaggio da interiorizzare.
Questo il messaggio lanciato quest'oggi dall'ASST di Lecco, in occasione del World Sepsis Day, celebrato universalmente ogni 13 settembre.
Un appuntamento a cui quest'anno l'Azienda Socio Sanitaria Territoriale ha voluto dare risalto, su iniziativa del direttore della struttura complessa Malattie Infettive Stefania Piconi e del collega alla testa della Chirurgia dell'Ospedale Manzoni Mauro Zago.
La prima in particolare ha curato il convegno, per gli operatori sanitari, "Sepsi e shock settico: diagnosi, gestione clinica e terapia", al termine di un lavoro, durato mesi, per “mette a fuoco il nuovo percorso o meglio il percorso rivisto per il controllo della sepsi e dello shock settico, quindi le situazioni più gravi, in modo da poter intercettare il prima possibile il problema, riconoscerlo presto e mettere poi in pratica quelle skills che devono diventare degli automatismi” come argomentato dal dottor Zago, che si è invece occupato, supportato dai suoi specializzandi, della parte della giornata rivolta ai fruitori del presidio di via dell'Eremo e dunque della sensibilizzazione della popolazione.
Chiariamo innanzitutto cos'è la sepsi: “si presenta quando la risposta immunitaria dell’organismo ad un’infezione danneggia organi e tessuti. Può portare a shock, insufficienza multi-organo e alla morte, specialmente se non riconosciuta e trattata in tempo. La sepsi è l’ultima tappa mortale di un percorso innescato dalla maggior parte delle malattie infettive, tra cui virus come il SARS-CoV-2” è scritto nel volantino messo a disposizione dei tanti che questa mattina si sono avvicinati al corner allestito nella hall dell'ospedale Manzoni, con il depliant infarcito di numeri da capogiro per inquadrare il perché a tale “complicanza” sia stata dedicata una giornata internazionale: ogni anno nel mondo si registrano tra i 47 e i 50 milioni di casi di sepsi, con almeno 11 milioni di morti mentre tra i “superstiti”, fino al 50%, soffre di conseguenze a lungo termine fisiche e/o psicologiche. Insomma uccide (è anche la prima causa di morte negli ospedali) e “segna”, non solo gli adulti, tra l'altro, ma anche i bambini (nel 40% dei casi sotto i 5 anni).
“Abbiamo pensato che questa giornata, caratterizzata dal convegno per il personale sanitario, potesse essere una bella opportunità per divulgare quelle che sono passaggi chiave della prevenzione che si può fare anche fuori dell'ospedale” ha spiegato il dottor Zago, parlando della necessità di ridurre le infezioni per ridurre conseguentemente il tasso di quelle gravi che possono portare alla sepsi.
Come? “La prima cosa, sembra banale, è il lavaggio delle mani, sia con acqua e sapone ma anche con il gel antisettico che abbiamo imparato a usare tantissimo durante il covid, facendone diventare l'uso però una abitudine superficiale. Per diffondere il concetto abbiamo pensato, per questa mattina, di mettere a disposizione dei cittadini un box pedagogico”. E la cosa ha funzionato: poter vedere, attraverso l'uso del gel antisettico e della fluorescenza, se ci si lava bene o meno bene le mani ha attirato l'attenzione, portando diverse persone ad avvicinarsi al banchetto.
“L'uso esagerato degli antibiotici è poi uno dei fattori che condizionano la mortalità della sepsi” ha aggiunto ancora il dottor Zago, passando al secondo elemento su cui è stato acceso un riflettore. “Anche in ospedale, probabilmente, per molto tempo ne abbiamo usati troppi e male: tutto il mondo, inclusi noi, si sta rifocalizzando per prescrizioni più appropriate. Ma anche “fuori” c'è molto da lavorare, sulla cultura generale, in parte effettivamente sostenuta da una somministrazione esagerata da parte dei medici e in parte anche da una "tradizione" che all'antibiotico affidata tante possibilità di cura anche quando non ce ne sarebbe bisogno. Questo fa si che l'Italia sia il primo Paese in Europa quanto a tasso di germi resistenti: vuol dire che quando le persone con infezione grave vengono in ospedale è più difficile curarle perché è più difficile trovare l'antibiotico che possa combatterla”. Un messaggio da interiorizzare.