Pini in piazza: si valutino le alternative progettuali al taglio
Abbiamo seguito con attenzione la commissione di mercoledì 11 settembre relativa alle ipotesi di soluzione del problema di sollevamento della pavimentazione generato dalle radici dei pini domestici di Piazza Garibaldi. Apprezziamo la modalità con la quale si è scelto di affrontare il tema, dedicando una commissione quasi ad hoc alla sua presentazione e discussione e prevedendo un’ispezione dell’apparato radicale prima di qualsiasi altra decisione risolutiva.
Ci auguriamo che si possa procedere con lo stesso impegno anche in future occasioni, in merito al destino di piante che creano “interferenze” con la viabilità e mobilità. Gli scenari sarebbero dunque due: nel caso in cui le radici “problematiche” non fossero valutate indispensabili per la vitalità delle piante potrebbero essere recise e la pavimentazione ripristinata con un materiale drenante.
L’agronomo ha però ricordato come questa sia una soluzione temporanea perché le radici e i relativi noduli si potrebbero riformare in futuro.
Nel caso in cui invece le radici fossero necessarie, l’unica soluzione che sembrerebbe percorribile sarebbe il taglio.
Ci conforta sapere che l’intenzione dell’amministrazione non è lasciare un vuoto, ma temiamo che tra un intervento e l’altro possa passare troppo tempo prima che si proceda ad un nuovo impianto arboreo, in attesa di una riprogettazione complessiva di piazza Garibaldi.
Dalla commissione è emersa la comune volontà e l’interesse a preservare le piante laddove possibile, ma alcuni consiglieri (Villa, Valsecchi, Sanseverino) hanno invitato ad approfondire ed esaminare strade alternative al taglio: dal rialzo del livello della pavimentazione, alla creazione di un’aiuola più grande con modifica dell’accesso carrabile in Via Roma, fino alla totale pedonalizzazione.
Qualche anno fa, con un piccolo comitato di cittadini e associazioni, abbiamo richiesto - e infine ottenuto - che il destino dell’olmo di piazza Sassi non fosse dettato dalla scelta progettuale più comoda, ma da una progettazione che sapesse integrare la sua maestosa presenza nel parcheggio di nuova realizzazione.
Lo ha ricordato lo stesso Valsecchi, allora assessore ai lavori pubblici, con il quale avevamo interloquito, non senza qualche tensione e ostacoli tecnici che sembravano insuperabili, perché si arrivasse ad una soluzione diversa. Ora l’olmo in questione è ancora lì, sano e vitale, a fornire ombra, ossigeno, nutrimento e rifugio per molti animali.
Ecco, ci piacerebbe che i progettisti, di fronte ad una oggettiva problematica la cui soluzione è necessaria, possano vagliare tutte le ipotesi, anche quelle ritenute in prima battuta non percorribili, pur di valorizzare la presenza di piante sane e di grandi dimensioni che non rappresentano solo un elemento d’arredo, ma forniscono ossigeno e svolgono un’importante, e spesso sottovalutata, azione di mitigazione dell’isola di calore che in loro assenza si verrebbe a creare.
Il patrimonio pubblico offerto da questi tre alberi è assolutamente da custodire poiché non è nell’immediato scambiabile con altro.
In attesa dell’esito dell’ispezione che fornirà le indicazioni sulla fattibilità della soluzione che prevede il solo taglio delle radici, chiediamo che vengano esaminate con cura tutte le alternative progettuali all’abbattimento e vengano illustrate in una successiva commissione pubblica o in un Tavolo del Verde le motivazioni tecniche ed economiche che portano ad una scelta piuttosto che un’altra.
Qualora il taglio delle piante fosse davvero l’unica strada, chiediamo che si preveda da subito un impianto di sostituzione, di cui il futuro progetto di Piazza Garibaldi dovrà necessariamente tener conto (come si sta facendo per la realizzazione del nuovo lungolago).
Ci auguriamo che si possa procedere con lo stesso impegno anche in future occasioni, in merito al destino di piante che creano “interferenze” con la viabilità e mobilità. Gli scenari sarebbero dunque due: nel caso in cui le radici “problematiche” non fossero valutate indispensabili per la vitalità delle piante potrebbero essere recise e la pavimentazione ripristinata con un materiale drenante.
L’agronomo ha però ricordato come questa sia una soluzione temporanea perché le radici e i relativi noduli si potrebbero riformare in futuro.
Nel caso in cui invece le radici fossero necessarie, l’unica soluzione che sembrerebbe percorribile sarebbe il taglio.
Ci conforta sapere che l’intenzione dell’amministrazione non è lasciare un vuoto, ma temiamo che tra un intervento e l’altro possa passare troppo tempo prima che si proceda ad un nuovo impianto arboreo, in attesa di una riprogettazione complessiva di piazza Garibaldi.
Dalla commissione è emersa la comune volontà e l’interesse a preservare le piante laddove possibile, ma alcuni consiglieri (Villa, Valsecchi, Sanseverino) hanno invitato ad approfondire ed esaminare strade alternative al taglio: dal rialzo del livello della pavimentazione, alla creazione di un’aiuola più grande con modifica dell’accesso carrabile in Via Roma, fino alla totale pedonalizzazione.
Qualche anno fa, con un piccolo comitato di cittadini e associazioni, abbiamo richiesto - e infine ottenuto - che il destino dell’olmo di piazza Sassi non fosse dettato dalla scelta progettuale più comoda, ma da una progettazione che sapesse integrare la sua maestosa presenza nel parcheggio di nuova realizzazione.
Lo ha ricordato lo stesso Valsecchi, allora assessore ai lavori pubblici, con il quale avevamo interloquito, non senza qualche tensione e ostacoli tecnici che sembravano insuperabili, perché si arrivasse ad una soluzione diversa. Ora l’olmo in questione è ancora lì, sano e vitale, a fornire ombra, ossigeno, nutrimento e rifugio per molti animali.
Ecco, ci piacerebbe che i progettisti, di fronte ad una oggettiva problematica la cui soluzione è necessaria, possano vagliare tutte le ipotesi, anche quelle ritenute in prima battuta non percorribili, pur di valorizzare la presenza di piante sane e di grandi dimensioni che non rappresentano solo un elemento d’arredo, ma forniscono ossigeno e svolgono un’importante, e spesso sottovalutata, azione di mitigazione dell’isola di calore che in loro assenza si verrebbe a creare.
Il patrimonio pubblico offerto da questi tre alberi è assolutamente da custodire poiché non è nell’immediato scambiabile con altro.
In attesa dell’esito dell’ispezione che fornirà le indicazioni sulla fattibilità della soluzione che prevede il solo taglio delle radici, chiediamo che vengano esaminate con cura tutte le alternative progettuali all’abbattimento e vengano illustrate in una successiva commissione pubblica o in un Tavolo del Verde le motivazioni tecniche ed economiche che portano ad una scelta piuttosto che un’altra.
Qualora il taglio delle piante fosse davvero l’unica strada, chiediamo che si preveda da subito un impianto di sostituzione, di cui il futuro progetto di Piazza Garibaldi dovrà necessariamente tener conto (come si sta facendo per la realizzazione del nuovo lungolago).
Legambiente Lecco