Le nomine in Linee Lecco segnano la svolta nel CDX
“Eppur si muove”, questo è forse il commento da mettere per iscritto sulla situazione del centrodestra lecchese. Sembra infatti finito l’immobilismo nell’ala destra del territorio dato dallo storico connubio Brivio-Piazza e che ha caratterizzato gli ultimi 14 anni. Con il caso Lineelecco, per la prima volta da tempo immemore una linea politica o nomina non è stata scelta secondo il vecchio manuale Cencelli lecchese. Agnese Massaro, presidente, Stefano Giacomo Santi vice presidente, Marco Molgora. PD, Fratelli d'Italia, Avs. E qui c'è il vero l’elemento di novità, con un po’ di ritardo rispetto alle politiche nazionali: il superamento dell’irrilevanza di Fratelli d’Italia a cui questo territorio era abituato ma che nemmeno si può pensare capiti a caso. L’elezione di Pietro Fiocchi al parlamento Europeo, di Giacomo Zamperini in Regione, la nomina di Boscagli capogruppo in Comune a Lecco, il ritorno del Sindaco di Casargo Pasquini, l’ingresso del Meratese Casaletto, fino al lavoro su Premana ed al Congresso che ha dato al presentabilissimo giovane Alessandro Negri le chiavi del Partito.
Novità che, piacciano o meno, un peso in termini di contenuti ed esperienza politica ce l’hanno eccome. In questo caso il peso specifico (e non) di uno Zamperini è stato decisivo per spostare su FDI la nomina che, storicamente (come tutte) era appannaggio del gruppo Piazza.
È quindi impensabile che tutto questo non porti ad una crisi del centrodestra locale, troppo abituato ad una sola solida guida – più o meno salviniana- ma che oggi deve riconoscere di non esser più rappresentativo di tutte le realtà, tanto più quando il partito di Giorgia Meloni è dato al 30%.
Una crisi che potrebbe essere sana in cui ogni partito della coalizione può trovare il proprio giusto spazio in funzione del peso elettorale, ancora in tempo per le Comunali di Lecco 2026. Oggi la coalizione appare unita ma, palesemente soltanto di facciata.
Ne è una prova il millantato ritorno del simbolo di Forza Italia in un’aula senza consiglieri.
Ora starà al Centrodestra capire cosa fare da grande, se trovare la quadra e mettere a reddito l’esperienza dei propri esponenti innegabilmente superiore a qualsiasi Gattinoniano, o suicidarsi per l’ennesima volta per le proprie ripicche e gelosie di un primato solo teorico.
Novità che, piacciano o meno, un peso in termini di contenuti ed esperienza politica ce l’hanno eccome. In questo caso il peso specifico (e non) di uno Zamperini è stato decisivo per spostare su FDI la nomina che, storicamente (come tutte) era appannaggio del gruppo Piazza.
È quindi impensabile che tutto questo non porti ad una crisi del centrodestra locale, troppo abituato ad una sola solida guida – più o meno salviniana- ma che oggi deve riconoscere di non esser più rappresentativo di tutte le realtà, tanto più quando il partito di Giorgia Meloni è dato al 30%.
Una crisi che potrebbe essere sana in cui ogni partito della coalizione può trovare il proprio giusto spazio in funzione del peso elettorale, ancora in tempo per le Comunali di Lecco 2026. Oggi la coalizione appare unita ma, palesemente soltanto di facciata.
Ne è una prova il millantato ritorno del simbolo di Forza Italia in un’aula senza consiglieri.
Ora starà al Centrodestra capire cosa fare da grande, se trovare la quadra e mettere a reddito l’esperienza dei propri esponenti innegabilmente superiore a qualsiasi Gattinoniano, o suicidarsi per l’ennesima volta per le proprie ripicche e gelosie di un primato solo teorico.
Claudio Brambilla