Limitare l’uso di cellulari e tablet cozza contro il principio evolutivo dell’adattamento

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Psicologo, giornalista
Negli anni cinquanta/sessanta con la nascita della televisione in bianco/nero le osterie, le trattorie, i caffè in determinate serate della settimana erano affollati. La televisione iniziava le trasmissioni alle diciassette con la tv dei ragazzi; la scuola elementare chiudeva i battenti alle sedici e trenta, ragazzi e ragazze tornavano a casa a depositare le scassate cartelle poi andavano in qualche locale o da qualche amico, che aveva la televisione, a vedere Rin Tin Tin, Penna di Falco, Jim della giungla, la Nonna del Corsaro nero e altre serie televisive: questo nelle città, nei paesi c’era solo la nebbia. Terminata la tv dei ragazzi, c’erano programmi per gli adulti con il telegiornale e intrattenimenti serali. Allora prevalevano i dialetti locali, l’analfabetismo era alto, uno di Milano faticava a comprendere uno dell’alta Valtellina Nell’arco di pochi anni la tv si è diffusa in tutto il paese sollevando molte problematiche etiche, religiose e politiche.  La tv per la prima volta offre nuove realtà, stili di vita e la cronaca locale è subalterna a quella nazionale e internazionale: per qualsiasi cosa la colpa è della tv di massa.
Oggi, come ieri, la tv pubblica è controllata dal potere politico e quella commerciale dal prodotto e dall’appartenenza politica di area. Secondo il senso comune e non solo la tv influisce sul consenso politico e manipola le scelte delle persone: basta osservare l’enfasi televisiva tra Kamala Harris e Donald Trump per le elezioni americane.

Come per la tv, oggi, i social, internet, smartphone sono al centro di un dibattito che riguarda la manipolazione dello sviluppo neuropsicologico e cognitivo della persona. La questione è molto dibattuta.

Ci sono ricerche che sostengono che l’uso spropositato dello smartphone causa delle alterazioni nel sistema corticale del cervello, che il comportamento degli adolescenti, dei preadolescenti e dei bambini subisce delle alterazioni neuropsicologiche, invece altre non confermano questa tesi: c’è la necessità di ricerche più mirate e prolungate nel tempo.

Il cervello umano è il prodotto di uno sviluppo evolutivo di specie capace di modificarsi per adattarsi a nuove condizioni di vita. Lo sviluppo del cervello dell’homo sapiens nel momento in cui inizia a usare gli arti superiori, le mani, la posizione eretta fa evolvere delle reti neuronali corticali specifiche e specialistiche più evolute degli ominidi precedenti: ramapithecus, australopithecus e homo .

Il cervello se vuole sopravvivere e svilupparsi deve mettere in atto strategie adattive di cambiamento. Un bambino che vive in un contesto deprivato, di miseria, di mancanza di stimoli adeguati o in un contesto traumatico di guerra rischia un processo di deprivazione (depressione anaclitica) che rallenta lo sviluppo cognitivo. In queste condizioni il bambino per sopravvivere (Gaza) deve costruire strategie adattive diverse dai bambini che sono in una condizione di benessere.

Le paralimpiadi di Parigi hanno evidenziato plasticamente come le disfunzioni, le disabilità si trasformino in abilità strategiche, questo accade grazie alla capacità plastica, dinamica evolutiva del processo psiconeurologico.  

Pensare quindi di introdurre delle limitazioni all’uso degli strumenti protesici come lo smartphone, tablet e altri apparati, in nome di un benessere mentale, cozza contro un principio fondamentale dinamico, evolutivo dell’adattamento. È importante che l’adulto impari a giocare e a condividere l’oggetto tecnologico con il bambino per sviluppare, potenziare, gestire la complessità della rivoluzione cyber e dell’intelligenza artificiale sin dall’infanzia.
Enrico Magni
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