In viaggio a tempo indeterminato/345: quell'umanità (di Terzani) dimenticata
È strano pensare che anche oggi, nell'epoca dei voli low cost e delle tratte aeree che collegano persino le aree più remote, ci siano migliaia di persone che scelgono di viaggiare su navi lentissime e perennemente in ritardo.
Ma in Indonesia i traghetti sovraffollati rappresentano ancora uno dei principali mezzi di trasporto per spostarsi tra le diverse isole che compongono questo Paese.
Un'infinità di navi ogni giorno solcano i mari che dividono (o uniscono) i centinaia di pezzettini di terra sparsi in questa parte di mondo.
Proprio in questo preciso istante possiamo essere certi che un traghetto sta navigando da qualche parte in Indonesia, portando con sé un carico caotico e disordinato di merci e persone.
E se così tante persone ogni giorno si imbarcano in viaggi del genere, chi siamo noi per tirarci indietro e non provare questa esperienza?
E così siamo saliti a bordo della nave Pelni da Banggai Laut a Bitung nel nord di Sulawesi.
Partenza prevista alle ore 16.
Ore di navigazione previste 13.
Ecco, tutto è andato esattamente come non previsto.
La Pelni è la compagnia di navigazione nazionale indonesiana ed è di proprietà e gestione statale. Le imbarcazioni percorrono l'intero arcipelago: da est a ovest e da nord a sud. Ogni nave completa un circuito che prevede lo stop in diversi porti in un periodo di due settimane. Alla fine delle due settimane, le imbarcazioni tornano al porto di partenza originale e il circuito ricomincia. Le imbarcazioni sono di fabbricazione tedesca e possono trasportare fino a 5.000 passeggeri.
Non sono proprio giovincelle perché molte hanno più di 25 anni.
A bordo ci sono diverse classi, da quella più economica che prevede sistemazioni in enormi stanzone condivise, a quella più costosa con cabine private.
Alla nave si può accedere anche quando tutti i posti assegnati sono terminati acquistando un "posto ponte".
So che sembra strano dirlo, ma le navi Pelni sono le più affidabili e sicure in Indonesia e offrono servizi che raramente si trovano su altre imbarcazioni: c'è un cinema, una sala karaoke e diversi bar.
Vengono anche serviti dei pasti dal dubbio gusto ed è presente una sala della preghiera per i fedeli musulmani.
A descriverla così sembra quasi una crociera più che un traghetto... Ecco, non potrebbe esserci nulla di più lontano.
"Il viaggiare in treno o in nave, su grandi distanze, m'ha ridato il senso della vastità del mondo e soprattutto m'ha fatto riscoprire un'umanità, quella dei più, quella di cui uno, a forza di volare, dimentica quasi l'esistenza: l'umanità che si sposta carica di pacchi e di bambini, quella cui gli aerei e tutto il resto passano in ogni senso sopra la testa."
Lo scrisse Tiziano Terzani nel libro "Un indovino mi disse".
E penso non ci siano parole migliori per descivere la sensazione che ho provato anche io su quella nave.
Sì, c'erano moltissime persone.
E sì, al pensiero di dormire con tutti quei mini scarafaggini ovunque mi veniva da piangere.
Ma poi mi sono guardata intorno e mi sono resa conto che in quella stessa situazione, c'erano moltissime altre persone.
Gente come me, con i miei stessi bisogni e desideri, ma con uno spirito completamente diverso dal mio.
Un gruppo di ragazzi giocava a carte.
Un'altro aveva appena noleggiato il microfono per fare il karaoke.
Qualcuno leggeva.
I bambini giocavano a rincorrersi nei corridoi.
E nessuno sembrava essere di cattivo umore o si stava lamentando. Eppure gli scarafaggini erano lì per tutti, così come i materassi logori e i bagni allagati.
La notte non riuscivo a prendere sonno e così sono uscita sul ponte della nave.
Moltissime persone se ne stavano lì a fumare o a chiacchierare. Qualcuno si era allestito uno spazio con cartoni e sacchi a pelo per passare la notte all'aperto.
Mi stavo godendo il fresco dell'aria osservando la luna nel cielo scuro, quando un signore piuttosto anziano mi si è avvicinato e ha iniziato a parlarmi in inglese.
Dopo qualche domanda di rito mi ha raccontato che lui, come molti altri lì presenti, sarebbe arrivato fino a Papua ben 5 giorni dopo.
Un viaggio infinito per raggiungere un luogo che io sulla mappa non sapevo nemmeno collocare geograficamente.
E così quella notte, sul ponte di quella nave, mi è tornata in mente quella frase di Terzani che avevo letto anni prima.
A volte immersi e assorbiti completamente dalla realtà che ci circonda, ci dimentichiamo che nel mondo esistono innumerevoli modi diversi di vivere la vita.
Diversi, non migliori o peggiori, semplicemente diversi.
Ma in Indonesia i traghetti sovraffollati rappresentano ancora uno dei principali mezzi di trasporto per spostarsi tra le diverse isole che compongono questo Paese.
Un'infinità di navi ogni giorno solcano i mari che dividono (o uniscono) i centinaia di pezzettini di terra sparsi in questa parte di mondo.
Proprio in questo preciso istante possiamo essere certi che un traghetto sta navigando da qualche parte in Indonesia, portando con sé un carico caotico e disordinato di merci e persone.
E se così tante persone ogni giorno si imbarcano in viaggi del genere, chi siamo noi per tirarci indietro e non provare questa esperienza?
E così siamo saliti a bordo della nave Pelni da Banggai Laut a Bitung nel nord di Sulawesi.
Partenza prevista alle ore 16.
Ore di navigazione previste 13.
Ecco, tutto è andato esattamente come non previsto.
La Pelni è la compagnia di navigazione nazionale indonesiana ed è di proprietà e gestione statale. Le imbarcazioni percorrono l'intero arcipelago: da est a ovest e da nord a sud. Ogni nave completa un circuito che prevede lo stop in diversi porti in un periodo di due settimane. Alla fine delle due settimane, le imbarcazioni tornano al porto di partenza originale e il circuito ricomincia. Le imbarcazioni sono di fabbricazione tedesca e possono trasportare fino a 5.000 passeggeri.
Non sono proprio giovincelle perché molte hanno più di 25 anni.
A bordo ci sono diverse classi, da quella più economica che prevede sistemazioni in enormi stanzone condivise, a quella più costosa con cabine private.
Alla nave si può accedere anche quando tutti i posti assegnati sono terminati acquistando un "posto ponte".
So che sembra strano dirlo, ma le navi Pelni sono le più affidabili e sicure in Indonesia e offrono servizi che raramente si trovano su altre imbarcazioni: c'è un cinema, una sala karaoke e diversi bar.
Vengono anche serviti dei pasti dal dubbio gusto ed è presente una sala della preghiera per i fedeli musulmani.
A descriverla così sembra quasi una crociera più che un traghetto... Ecco, non potrebbe esserci nulla di più lontano.
"Il viaggiare in treno o in nave, su grandi distanze, m'ha ridato il senso della vastità del mondo e soprattutto m'ha fatto riscoprire un'umanità, quella dei più, quella di cui uno, a forza di volare, dimentica quasi l'esistenza: l'umanità che si sposta carica di pacchi e di bambini, quella cui gli aerei e tutto il resto passano in ogni senso sopra la testa."
Lo scrisse Tiziano Terzani nel libro "Un indovino mi disse".
E penso non ci siano parole migliori per descivere la sensazione che ho provato anche io su quella nave.
Sì, c'erano moltissime persone.
E sì, al pensiero di dormire con tutti quei mini scarafaggini ovunque mi veniva da piangere.
Ma poi mi sono guardata intorno e mi sono resa conto che in quella stessa situazione, c'erano moltissime altre persone.
Gente come me, con i miei stessi bisogni e desideri, ma con uno spirito completamente diverso dal mio.
Un gruppo di ragazzi giocava a carte.
Un'altro aveva appena noleggiato il microfono per fare il karaoke.
Qualcuno leggeva.
I bambini giocavano a rincorrersi nei corridoi.
E nessuno sembrava essere di cattivo umore o si stava lamentando. Eppure gli scarafaggini erano lì per tutti, così come i materassi logori e i bagni allagati.
La notte non riuscivo a prendere sonno e così sono uscita sul ponte della nave.
Moltissime persone se ne stavano lì a fumare o a chiacchierare. Qualcuno si era allestito uno spazio con cartoni e sacchi a pelo per passare la notte all'aperto.
Mi stavo godendo il fresco dell'aria osservando la luna nel cielo scuro, quando un signore piuttosto anziano mi si è avvicinato e ha iniziato a parlarmi in inglese.
Dopo qualche domanda di rito mi ha raccontato che lui, come molti altri lì presenti, sarebbe arrivato fino a Papua ben 5 giorni dopo.
Un viaggio infinito per raggiungere un luogo che io sulla mappa non sapevo nemmeno collocare geograficamente.
E così quella notte, sul ponte di quella nave, mi è tornata in mente quella frase di Terzani che avevo letto anni prima.
A volte immersi e assorbiti completamente dalla realtà che ci circonda, ci dimentichiamo che nel mondo esistono innumerevoli modi diversi di vivere la vita.
Diversi, non migliori o peggiori, semplicemente diversi.
Angela (e Paolo)