Lecco perduta/443: 1974, gli ultimi squilli di tromba della Sirtori

Gli ultimi squilli di tromba nella caserma Sirtori di via Leonardo da Vinci sono risuonati nell’autunno 1974. E’ passato mezzo secolo dalla chiusura della caserma dell’Esercito Italiano, che venne costruita nel 1867, nell’antica ed allora solitaria contrada con poche abitazioni, detta Lazzaretto.
1_caserma.jpg (336 KB)
La vecchia caserma Sirtori, con la garitta di guardia

Successivamente venne dedicata alla memoria del generale garibaldino Giuseppe Sirtori (1813/1874), nativo della Brianza lecchese, capo di Stato Maggiore nella spedizione dei Mille del 1860. Rimase caserma per oltre 100 anni sino al 1974, quando venne chiusa conoscendo un periodo di totale abbandono.
La maggior parte dei lecchesi, dopo 50 anni dalla chiusura, non può ricordare gli ultimi militari della Legnano. I primi erano giunti a Lecco nel 1947 per riaprire la caserma abbandonata dopo gli eventi bellici 1945, pur avendo ospitato un reparto dell’Esercito degli Stati Uniti.
2_fanti_legnano.jpg (157 KB)
La compagnia dei fanti della Legnano sfila nella centralissima via Roma
Nell’autunno 1947 un plotone della Legnano, giunto dal comando di Bergamo con il giovane sottufficiale Carmelo Altadonna aveva l’incarico di riattivare la caserma. “La Sirtori doveva essere sistemata entro poche settimane per ospitare la compagnia mortai del 68° reggimento della Legnano”, dichiarava il cav. Altadonna che, giunto alla, pensione, abitava a Lecco in via Spirola. Carmelo Altadonna, classe 1921, nativo della provincia di Messina ha vissuto tutta l’attività della Sirtori dal 1947 al 1974, sempre con i militari della Legnano e con vari comandanti.
3_plotone_fanti.jpg (221 KB)
Plotone in armi schierato davanti al santuario della Vittoria in via Visconti

“La compagnia del 68° era la prima dei mortai 81 – ricordava Altadonna – Poi vennero i 107, campo di tiro era il vecchio bersaglio, ora scomparso, in via Santo Stefano. Si saliva anche a Pian Sciresa e a San Michele, sul monte Barro, dove si erano allestiti avallamenti e trinceramenti di addestramento militare”. Sempre Altadonna poteva ricordare che la compagnia era stata poi meccanizzata con carri armati, il campo di manovra era il nuovo grande cimitero mai utilizzato al Gaggio di Malgrate.
La lunga e benemerita presenza del maresciallo Altadonna alla caserma Sirtori di Lecco venne riconosciuta con la  consegna di un apposito attestato da parte del sindaco di allora, Guido Puccio.
5_lapide_montelungo.JPG (124 KB)Lapide di Montelungo 1943
La forza massima della caserma ha oscillato dai 150 ai 180 uomini. I lecchesi possono ricordare la tradizionale visita “Porte aperte” del 4 novembre dopo la cerimonia cittadina al monumento ai Caduti sul lungolago nell’anniversario della Vittoria 1918. Era una giornata dedicata alle forze armate, organizzata dal maresciallo Aldonna con la collaborazione di altri sottufficiali presenti a Lecco per lunghi periodi come Spagnolo, Rizzo, Corridoni, Agostinello, Sperlinga, Cirillo, Maruca.
Lasciata dalla Legnano nel 1974 la Sirtori visse le sue ultime giornate in “divisa” nella primavera 1977. Era già abbandonata e, in alcuni settori malmessa, quando ospitò il Genio Pontieri Ferrovieri chiamato a costruire un pone di emergenza alle Fornasette, tra Olginate ed Airuno, sull’importantissima linea Lecco-Milano. I binari eramno stati travolti da una grossa frana.
6_famiglie_sirtori.jpg (116 KB)
Famiglie ufficiali e sottufficiali della caserma, nella quale si riconosce a sinistra in basso il benemerito maresciallo maggiore cav. Carmelo Altadonna

La caserma Sirtori ricorda a Lecco la presenza degli alpini con il battaglione Morbegno dalla nappina bianca. Il centro di mobilitazione del battaglione Morbegno era di stanza nella caserma del Lazzaretto. Nell’autunno 1943 contava cinquanta penne nere agli ordini del colonnello Alberto Varusio. Saranno alcuni alpini armati di fucile 91 a presidiare piazza Garibaldi e le vie del centro cittadino la sera dell’8 settembre, dopo l’annuncio dell’armistizio. Il colonnello Varusio, su auto civile, aveva effettuato una ricognizione periferica della città, in particolare presso il complesso Fiocchi Munizioni a Belledo. Non si registrarono situazioni preoccupanti. La mattina del 9 settembre venivano segnalati movimenti di truppe tedesche sulla Bergamo-Lecco. Scattava l’allarme alla caserma Sirtori. Il colonnello Varusio, per evitare che il materiale finisse in mani tedesche, ordinò di caricare tutto su auto civili con destinazione Piani Resinelli e la cripta del santuario della Vittoria in via Trieste. Ultimata l’operazione di sgombero, il colonnello diede ai suoi alpini l’ordine di rompere le righe, considerando imminente l’arrivo dei tedeschi anche a Lecco, con seri pericoli di essere fatti prigionieri.
La caserma Sirtori ha avuto, comunque, un ruolo importante come punto di retrovia per il fronte dello Stelvio nella guerra 1915/1918. La città aveva diversi reparti militari e la Sirtori non era sufficiente ad ospitarli tutti. Vennero requisiti edifici privati in città ed anche sul lungolago di Malgrate. La località “agli alberi” sul vicino lungolago, sul lato opposto del Caldone rispetto alla sede della Canottieri Lecco, era piazza di addestramento per i militari destinati l fronte. Era la zona dove è stato costruito il monumento ai Caduti della guerra 1915/1918, opera dell’illustro scultore Giannino Castiglioni.
La caserma, nella sua più che centenaria storia, ha visto prima l’Esercito del Regno d’Italia e poi quello della Repubblica italiana, dopo il referendum popolare del 2 giugno 1946. Una continuità nella storia che merita di essere ricordata nella fedeltà popolare delle stellette al Regno e poi alla Repubblica.
A.B.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.