Dervio: cena multietnica per sostenere don Michele in Zambia
Un giro del mondo culinario quello proposto ieri sera all'oratorio San Luigi di Dervio. I volontari hanno messo in tavola una cena multietnica per sostenere l'ampliamento della scuola elementare della parrocchia di don Michele Cuniola, in Zambia.
Il sacerdote, che da 17 anni opera nello stato dell'Africa centro-meridionale, è stato parroco a Dervio per 6 anni, dal 2013 al 2019, al termine della sua prima esperienza missionaria nello stesso Stato.
Molto legati a lui, i derviesi già l'ultimo anno del suo ministero in paese, hanno dato vita a quella che è poi diventata una vera e propria tradizione: organizzare una cena multietnica per raccogliere fondi da destinare poi alle attività portate avanti in Zambia a favore della popolazione locale.
Situata nel distretto di Monze, la parrocchia dove opera il sacerdote è nella zona rurale e collinare del Paese. Per i più piccoli è stata creata una scuola: al momento ospita bimbi dall'asilo fino alla quarta classe di quella che per noi è la “primaria”. E' stato però messo a punto “un progetto per l'ampliamento delle aule, con la costruzione di altre 3, per ospitare anche la quinta classe – ha spiegato don Michele, presente personalmente ieri all'appuntamento conviviale con i “suoi” parrocchiani derviesi - Successivamente verrà poi costruito anche un pozzo per l'acqua".
Quello dell'approvvigionamento idrico è un problema non indifferente per lo Zambia, problema aggravatosi ulteriormente nel 2024, "in quanto le precipitazioni sono state la metà dello scorso anno" ha raccontato il sacerdote, sottolineando come la carenza di pioggia abbia reso ancor più difficile se non impossibile la coltivazione del grano, cereale alla base dell'alimentazione della popolazione più povera.
Proprio con il grano viene preparato anche il Nshima, piatto zambiese che i derviesi ieri sera hanno potuto assaggiare, preparato secondo la ricetta originale. A cucinarlo e proporlo ai suoi compaesani è stata la giovane Giorgia Gianola. Si tratta, ha spiegato la ragazza, di un piatto povero, "fatto con farina e acqua, abbastanza insipido, da consumare accompagnato a carne o pesce".
La 23enne ha imparato la preparazione del Nhsima dalle donne della parrocchia di don Michele, durante le tre settimane trascorse in missione. "Una esperienza che sognavo di fare da anni. L'età e il Covid me l'hanno fatta rimandare fino a giugno, quando finalmente sono partita" ha raccontato. "Ho svolto diverse mansioni in Zambia: sono stata con i bambini nella scuola e ho fatto l'animatrice con i ragazzi" ha aggiunto, con gli occhi illuminati dalla luce tipica di chi è riuscito a realizzare "una cosa che volevo fare da tanto e che mi fa regalato immensa gioia" e che sicuramente "sarà ripetuta nei prossimi anni".
La studentessa universitaria ha così aggiunto una “bandierina” nel lungo elenco di nazioni toccate a cena, grazie ai cuochi della serata che hanno proposto pietanze tipiche della loro terra d'origine per un centinaio di commensali.
Partendo dall'Italia, con un'ottima polenta taragna cucinata dai volontari dell'oratorio, il viaggio ha toccato la vicina Svizzera con il formaggio e i Bretzel. Il cous cous poi, proveniente da Tunisia e Marocco, ha regalato sapori e colori più intensi. E' stato accostato al delicato tortino di pollo al vapore thailandese accompagnato dal riso e agli spaghetti di soia cinesi. E così via...
Immancabili, infine, i dolci, nostrani e non. Come pure l'arrivederci al prossimo anno.
Il sacerdote, che da 17 anni opera nello stato dell'Africa centro-meridionale, è stato parroco a Dervio per 6 anni, dal 2013 al 2019, al termine della sua prima esperienza missionaria nello stesso Stato.
Molto legati a lui, i derviesi già l'ultimo anno del suo ministero in paese, hanno dato vita a quella che è poi diventata una vera e propria tradizione: organizzare una cena multietnica per raccogliere fondi da destinare poi alle attività portate avanti in Zambia a favore della popolazione locale.
Situata nel distretto di Monze, la parrocchia dove opera il sacerdote è nella zona rurale e collinare del Paese. Per i più piccoli è stata creata una scuola: al momento ospita bimbi dall'asilo fino alla quarta classe di quella che per noi è la “primaria”. E' stato però messo a punto “un progetto per l'ampliamento delle aule, con la costruzione di altre 3, per ospitare anche la quinta classe – ha spiegato don Michele, presente personalmente ieri all'appuntamento conviviale con i “suoi” parrocchiani derviesi - Successivamente verrà poi costruito anche un pozzo per l'acqua".
Quello dell'approvvigionamento idrico è un problema non indifferente per lo Zambia, problema aggravatosi ulteriormente nel 2024, "in quanto le precipitazioni sono state la metà dello scorso anno" ha raccontato il sacerdote, sottolineando come la carenza di pioggia abbia reso ancor più difficile se non impossibile la coltivazione del grano, cereale alla base dell'alimentazione della popolazione più povera.
Proprio con il grano viene preparato anche il Nshima, piatto zambiese che i derviesi ieri sera hanno potuto assaggiare, preparato secondo la ricetta originale. A cucinarlo e proporlo ai suoi compaesani è stata la giovane Giorgia Gianola. Si tratta, ha spiegato la ragazza, di un piatto povero, "fatto con farina e acqua, abbastanza insipido, da consumare accompagnato a carne o pesce".
La 23enne ha imparato la preparazione del Nhsima dalle donne della parrocchia di don Michele, durante le tre settimane trascorse in missione. "Una esperienza che sognavo di fare da anni. L'età e il Covid me l'hanno fatta rimandare fino a giugno, quando finalmente sono partita" ha raccontato. "Ho svolto diverse mansioni in Zambia: sono stata con i bambini nella scuola e ho fatto l'animatrice con i ragazzi" ha aggiunto, con gli occhi illuminati dalla luce tipica di chi è riuscito a realizzare "una cosa che volevo fare da tanto e che mi fa regalato immensa gioia" e che sicuramente "sarà ripetuta nei prossimi anni".
La studentessa universitaria ha così aggiunto una “bandierina” nel lungo elenco di nazioni toccate a cena, grazie ai cuochi della serata che hanno proposto pietanze tipiche della loro terra d'origine per un centinaio di commensali.
Partendo dall'Italia, con un'ottima polenta taragna cucinata dai volontari dell'oratorio, il viaggio ha toccato la vicina Svizzera con il formaggio e i Bretzel. Il cous cous poi, proveniente da Tunisia e Marocco, ha regalato sapori e colori più intensi. E' stato accostato al delicato tortino di pollo al vapore thailandese accompagnato dal riso e agli spaghetti di soia cinesi. E così via...
Immancabili, infine, i dolci, nostrani e non. Come pure l'arrivederci al prossimo anno.
M.A.