Lecco: Lumis arte mette in mostra il Tramonto del paesaggio
Inaugurata la mostra “Tramonto del paesaggio” promossa dall’associazione “Lumis arte” e allestita alla Torre Viscontea fino al 6 ottobre sotto l’egida di Comune e Sistema museale cittadino. Mostra che – diciamolo subito - avrebbe meritato uno spazio di maggior respiro, come il Palazzo delle paure. Nelle sale della torre, appare infatti sacrificata e compressa. Ma tali sono le regole comunali: le mostre ufficiali alle “Paure” e quelle organizzate da altri soggetti (associazioni o privati) alla “Viscontea”, indipendentemente da contenuti e valutazioni qualitative. E peccato anche che sul rinnovato sito dei musei non se ne faccia cenno.
L’esposizione è stata presentata ieri – 6 settembre – in un affollato incontro dalla consulente dei musei cittadini Barbara Cattaneo, dal curatore Lorenzo Paolo Messina e dal presidente di “Lumis arte” Daniele Re.
La mostra – ha esordito Cattaneo – parte da un interrogativo: «Che senso ha parlare di paesaggio oggi? Che senso ha anche parlare di natura, quando questa è distrutta per la gran parte dagli interventi della civiltà? Guardando al futuro di possibili riappacificazione e valorizzazione».
La risposta e cioè il senso della mostra che è poi il senso dei percorsi artistici del Novecento fino al nuovo millennio, sta nelle parole di Messina: «Ho sentito l’impellenza di fare questa mostra in questo momento perché è un momento in cui si sta rompendo l’equilibrio tra l’uomo, la natura e la tecnologia. Non è una mostra di denuncia, ma una riflessione è necessaria».
Sessanta opere esposte con tanto Morlotti del quale i lecchesi - nonostante i rapporti non proprio idilliaci tra l’artista e la città - si sentono orfani. Diversi i generi e non solo gli stili: pittura, ma anche fotografia e un paio di videoinstallazioni. Lo sguardo rivolto – come recita il sottotitolo – agli «antichi e nuovi orizzonti nell’arte naturalistica lecchese e lombarda».
Ci sono Emilio Gola e Donato Frisia, i primissimi scorci lecchesi di Morlotti. E poi Antonio Scaccabarozzi, Frisia junior, Gianni Secomandi, Tino Vaglieri, ma anche una giovane Sara Invernizzi, poco più che ventenne. E poi le fotografie di Carlo Bosetti, Daniele Re, Luigi Erba, Stefano Armanini, un Raffaele Buonuomo con un omaggio alle “Bagnanti” morlorttiane.
«Si parte – ha continuato Messina – dal vedutismo quando c’era un mondo ordinato per poi vedere come gli artisti tendano a immergersi nella natura, a buttarsi dentro l’opera. Un’immersione, ma pur sempre calcolata per capire qual è il nostro posto nel mondo. Per andare poi verso l’informale e le microvisioni, non il grande paesaggio ma le pozzanghere con l’artista che non se la sente più di dipingere grandi vedute ma preferisce riconoscersi nei piccoli dettagli. Finché anche il paesaggio non basta più e gli artisti si concentrano su se stessi».
«E’ una mostra – ha aggiunto il curatore – che nasce dal dialogo con artisti e dagli archivi quando gli artisti non ci sono più. Con questa mostra è come se la nostra associazione chiudesse un ciclo per aprirne un altro».
L’associazione già. E’ costituita da un gruppo di amici – ha spiegato il presidente Re – che si sono prefissi l’biettivo «di far vedere in maniera differente le cose che si vedono tutti i giorni». Formata da artisti, curatori, esperti di comunicazione e grafica, fotografi, ha tra i suoi membri anche giovani, come gli stessi Messina e Re, che per un periodo hanno collaborato con i musei civici, nel periodo di servizio civile.
L’associazione si era presentata nel 2021 con una mostra dedicata allo scultore airunese Mauro Benatti e ha poi avviato una sinergia, soprattutto sul fronte fotografico, con il circolo “Fratelli Figini” di Maggianico. Indubbiamente “Il tramonto del paesaggio” è un progetto ambizioso ed è per questo che Messina ha parlato della chiusura di un ciclo.
La mostra è visitabile il giovedì dalle 10 alle 13, il venerdì e il sabato dalle 14 alle 18, la domenica dalle 10 alle 18. L’ingresso è libero. Catalogo in vendita.
Info https://lumis-arte.jimdosite.com
L’esposizione è stata presentata ieri – 6 settembre – in un affollato incontro dalla consulente dei musei cittadini Barbara Cattaneo, dal curatore Lorenzo Paolo Messina e dal presidente di “Lumis arte” Daniele Re.
La mostra – ha esordito Cattaneo – parte da un interrogativo: «Che senso ha parlare di paesaggio oggi? Che senso ha anche parlare di natura, quando questa è distrutta per la gran parte dagli interventi della civiltà? Guardando al futuro di possibili riappacificazione e valorizzazione».
La risposta e cioè il senso della mostra che è poi il senso dei percorsi artistici del Novecento fino al nuovo millennio, sta nelle parole di Messina: «Ho sentito l’impellenza di fare questa mostra in questo momento perché è un momento in cui si sta rompendo l’equilibrio tra l’uomo, la natura e la tecnologia. Non è una mostra di denuncia, ma una riflessione è necessaria».
Sessanta opere esposte con tanto Morlotti del quale i lecchesi - nonostante i rapporti non proprio idilliaci tra l’artista e la città - si sentono orfani. Diversi i generi e non solo gli stili: pittura, ma anche fotografia e un paio di videoinstallazioni. Lo sguardo rivolto – come recita il sottotitolo – agli «antichi e nuovi orizzonti nell’arte naturalistica lecchese e lombarda».
Ci sono Emilio Gola e Donato Frisia, i primissimi scorci lecchesi di Morlotti. E poi Antonio Scaccabarozzi, Frisia junior, Gianni Secomandi, Tino Vaglieri, ma anche una giovane Sara Invernizzi, poco più che ventenne. E poi le fotografie di Carlo Bosetti, Daniele Re, Luigi Erba, Stefano Armanini, un Raffaele Buonuomo con un omaggio alle “Bagnanti” morlorttiane.
«Si parte – ha continuato Messina – dal vedutismo quando c’era un mondo ordinato per poi vedere come gli artisti tendano a immergersi nella natura, a buttarsi dentro l’opera. Un’immersione, ma pur sempre calcolata per capire qual è il nostro posto nel mondo. Per andare poi verso l’informale e le microvisioni, non il grande paesaggio ma le pozzanghere con l’artista che non se la sente più di dipingere grandi vedute ma preferisce riconoscersi nei piccoli dettagli. Finché anche il paesaggio non basta più e gli artisti si concentrano su se stessi».
«E’ una mostra – ha aggiunto il curatore – che nasce dal dialogo con artisti e dagli archivi quando gli artisti non ci sono più. Con questa mostra è come se la nostra associazione chiudesse un ciclo per aprirne un altro».
L’associazione già. E’ costituita da un gruppo di amici – ha spiegato il presidente Re – che si sono prefissi l’biettivo «di far vedere in maniera differente le cose che si vedono tutti i giorni». Formata da artisti, curatori, esperti di comunicazione e grafica, fotografi, ha tra i suoi membri anche giovani, come gli stessi Messina e Re, che per un periodo hanno collaborato con i musei civici, nel periodo di servizio civile.
L’associazione si era presentata nel 2021 con una mostra dedicata allo scultore airunese Mauro Benatti e ha poi avviato una sinergia, soprattutto sul fronte fotografico, con il circolo “Fratelli Figini” di Maggianico. Indubbiamente “Il tramonto del paesaggio” è un progetto ambizioso ed è per questo che Messina ha parlato della chiusura di un ciclo.
Info https://lumis-arte.jimdosite.com
D.C.