PAROLE CHE PARLANO/193

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Infinito

La parola infinito non dovrebbe fare parte del nostro vocabolario perché introduce un concetto fuori dalla nostra portata, lontano dalla nostra quotidianità e capacità di immedesimazione. Conosciamo bene il termine finito, suo fratello, che ci comunica senza perplessità come ogni cosa abbia un inizio e una fine, come il nostro tempo sia solo un breve intervallo, come un viaggio e una storia inizino e terminino, come lo stesso universo abbia avuto origine quasi 14 miliardi di anni fa e si concluderà, anche se ancora non si sa bene quando e come.

Nonostante ciò, i nostri antenati latini hanno pensato bene di mettere un in, prefisso negativo, davanti a finito, creando così l’infinito, ciò che non ha confini, che non ha né inizio né fine, senza limiti di tempo e di spazio. È probabile che l’osservazione del rapporto tra il “piccolo” uomo e la natura, sia quella prossima, come l’immensità del mare, o più lontana, come il cielo e le stelle, abbia condotto l’umanità a porsi domande su ciò che sembra illimitato. La scoperta della geometria e della matematica, che parlano di rette infinite o segmenti finiti, costituiti però da un numero di punti infinito, e dei numeri reali che non hanno inizio e fine, ha contribuito alla definizione del concetto.

L'infinito, con la sua vastità insondabile, suscita in noi un misto di meraviglia e sgomento. Da un lato, l'idea di qualcosa che non ha fine ci affascina, evocando un senso di mistero che ci spinge a esplorare oltre i confini del conosciuto. Dall'altro, confrontarsi con l'infinito può farci sentire piccoli e insignificanti, persi in un universo metafisico che sfugge alla nostra comprensione. Questa dualità tocca corde profonde nel nostro essere: ci ricorda la fragilità della nostra esistenza finita, ma al contempo ci invita a cercare un significato che trascenda il tempo e lo spazio, trovando conforto nella possibilità che, oltre il finito, vi sia qualcosa di eterno. Ciò conduce alla dimensione spirituale e infatti in quasi tutte le religioni si parla di un dio creatore, che occupa da sempre e per sempre uno spazio e un tempo sconfinati.

Rubrica a cura di Dino Ticli
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