Malgrate: presentata la raccolta fondi per la Cappella dei morti
Partita a Malgrate la campagna per raccogliere i fondi destinati al restauro della cappelletta delle ossa dei morti di peste, il piccolo tempietto barocco che si trova in via Agudio. L’intervento prevede una spesa di 26mila euro, metà della quale sarà coperta da un contributo della Fondazione comunitaria del Lecchese: gli altri 13mila euro dovranno essere recuperati attraverso le donazioni dei cittadini. C’è comunque ottimismo sul buon esito della raccolta per la quale nelle prossime settimane saranno effettuate iniziative di sensibilizzazione. Già la Pro loco malgratese ha promosso una sottoscrizione a premi per destinare parte del ricavato al progetto di restauro.
L’iniziativa è stata presentata ieri sera al nuovo convegno parrocchiale con l’ex sindaco Flavio Polano a fare da anfitrione in una serata alla quale sono intervenuti il parroco don Andrea Lotterio, il sindaco Michele Peccati, la presidente del Fondo di comunità malgratese Donatella Crippa, la presidente e il segretario generale della Fondazione comunitaria del Lecchese Maria Grazia Nasazzi e Paolo Dell’Oro, la ricercatrice storica Tiziana Rota e il restauratore Raffaele Luzzana.
L’inconto è stato inframmezzato da alcuni brani musicali eseguiti da Chiara Ballabio e Massimo Borassi dell’istituto civico di musica “Zelioli”, mentre il docente e attore Michele Casadio ha letto le pagine che Alessandro Manzoni ha dedicato alla peste del 1630. Perché proprio dei morti di quella peste sono le ossa conservate nella cappella di Malgrate, ora praticamente nel centro abitato del paese mentre quando venne edificata si era ancora in aperta campagna: il luogo era detto della “crocetta” perché lì si intersecavano alcuni viottoli che dal paese a lago si perdevano nei campi. Ed era comunque luogo di transito quasi obbligato per tutti. La cappella era poi da un lato “memento mori” e cioè monito sulla transitorietà della vita terrena e dall’altro occasione per ricordare le vittima di una epidemia che aveva segnato la storia del paese.
Della storia della cappella hanno parlato Rota e don Lotterio. La prima ha ricordato come già l’architetto Bruno Bianchi nel suo “catalogo” delle opere d’arte lecchesi aveva inserito il piccolo edificio sacro malgratese tra quelli di maggior pregio, mentre il parroco ha anche ricordato le varie vicissitudini arrivate fino al Novecento anche per ragioni di proprietà perché ancora all’inizio del secolo scorso non era ben chiaro a chi appartenesse la cappella.
E ricordando anche la leggenda di Accorsino da Lodi, condottiero al servizio degli Sforza morto il 3 febbraio 1532 nella battaglia di Malgrate contro il Medeghino. La leggenda vorrebbe che Accorsino sia stato sepolto proprio dove sorge la cappella. Che ha infatti origini cinquecentesche, anche se la sua importanza è appunto legata alla sua consacrazione ai morti della peste del 1630. E dell’eventuale presenza dei resti di Accorsino si sono perse tracce, documenti e memoria.
Luzzana, che continua l’opera del padre Giacomo nell’azienda civatese specializzata proprio in interventi di restauro e che ha firmato gran parte dei recuperi del nostro territorio, ha illustrato i lavori che dovranno essere effettuati: il rifacimento del manto di copertura ormai deteriorato causando quindi una serie di infiltrazioni, ammalorando l’intera struttura. In passato, peraltro, erano stati effettuati alcuni rappezzi con materiali non idonei e non in armonia con quelli originari e si procederà quindi alle opportune “correzioni” procedendo quindi a un consolidamento complessivo e alla ripulitura delle superfici. Vi sono inoltre vecchie pitture – anime purganti e la Passione di Cristo – e scritte ormai quasi perdute. «Vedremo di riportare tutto alla luce – ha detto il parroco – anche se non si tratta di artisti noti».
Il restauro della cappella ha quindi la comunità malgratese un valore del tutto particolare. Ed ecco quindi l’appello a una mobilitazione collettiva.
Del resto, Nasazzi ha spiegato come «la sfida della Fondazione comunitaria del Lecchese in questi anni è stata proprio la promozione di Fondi di comunità che danno un senso di identità, di appartenenza a un territorio». Ed è proprio per questo che la Fondazione concede un contributo del 50% dell’importo dell’opera a fronte di un impegno dell’intera comunità a farsi carico dell’altra metà. Non solo per poter far fronte a più interventi – ha spiegato Dell’Oro - «ma per stimolare la cultura del dono e appunto il coinvolgimento delle comunità».
La presenza di Crippa a rappresentare il Fondo di comunità malgratese aveva proprio questo senso. Il Fondo era nato con il progetto “Cento candeline” per promuovere iniziative a favore degli anziani per evitare il loro allontanamento dalla vita sociale e si è allargato poi ai ragazzi delle scuole elementari e medie per combattere la dispersione scolastica e la povertà educativa.
Ora il sociale e l’arte si incontrano, «perché – ha chiosato Nasazzi – è importante anche la bellezza».
Le iniziative continueranno. Intanto la raccolta fondi è aperta: per donare occorre effettuare un bonifico sui conti correnti della Fondazione comunitaria del Lecchese (su Intesa San Paolo con iban IT 28 Z 030 6909 6061 0000 0003 286; sulla Banca della Valsassina iban IT 87 B 085 1522 9000 0000 0501 306). L’importante riportare nella causale il numero di pratica 2024 4281 (Ridiamo vita ai segni della Devozione).
L’iniziativa è stata presentata ieri sera al nuovo convegno parrocchiale con l’ex sindaco Flavio Polano a fare da anfitrione in una serata alla quale sono intervenuti il parroco don Andrea Lotterio, il sindaco Michele Peccati, la presidente del Fondo di comunità malgratese Donatella Crippa, la presidente e il segretario generale della Fondazione comunitaria del Lecchese Maria Grazia Nasazzi e Paolo Dell’Oro, la ricercatrice storica Tiziana Rota e il restauratore Raffaele Luzzana.
L’inconto è stato inframmezzato da alcuni brani musicali eseguiti da Chiara Ballabio e Massimo Borassi dell’istituto civico di musica “Zelioli”, mentre il docente e attore Michele Casadio ha letto le pagine che Alessandro Manzoni ha dedicato alla peste del 1630. Perché proprio dei morti di quella peste sono le ossa conservate nella cappella di Malgrate, ora praticamente nel centro abitato del paese mentre quando venne edificata si era ancora in aperta campagna: il luogo era detto della “crocetta” perché lì si intersecavano alcuni viottoli che dal paese a lago si perdevano nei campi. Ed era comunque luogo di transito quasi obbligato per tutti. La cappella era poi da un lato “memento mori” e cioè monito sulla transitorietà della vita terrena e dall’altro occasione per ricordare le vittima di una epidemia che aveva segnato la storia del paese.
Della storia della cappella hanno parlato Rota e don Lotterio. La prima ha ricordato come già l’architetto Bruno Bianchi nel suo “catalogo” delle opere d’arte lecchesi aveva inserito il piccolo edificio sacro malgratese tra quelli di maggior pregio, mentre il parroco ha anche ricordato le varie vicissitudini arrivate fino al Novecento anche per ragioni di proprietà perché ancora all’inizio del secolo scorso non era ben chiaro a chi appartenesse la cappella.
E ricordando anche la leggenda di Accorsino da Lodi, condottiero al servizio degli Sforza morto il 3 febbraio 1532 nella battaglia di Malgrate contro il Medeghino. La leggenda vorrebbe che Accorsino sia stato sepolto proprio dove sorge la cappella. Che ha infatti origini cinquecentesche, anche se la sua importanza è appunto legata alla sua consacrazione ai morti della peste del 1630. E dell’eventuale presenza dei resti di Accorsino si sono perse tracce, documenti e memoria.
Luzzana, che continua l’opera del padre Giacomo nell’azienda civatese specializzata proprio in interventi di restauro e che ha firmato gran parte dei recuperi del nostro territorio, ha illustrato i lavori che dovranno essere effettuati: il rifacimento del manto di copertura ormai deteriorato causando quindi una serie di infiltrazioni, ammalorando l’intera struttura. In passato, peraltro, erano stati effettuati alcuni rappezzi con materiali non idonei e non in armonia con quelli originari e si procederà quindi alle opportune “correzioni” procedendo quindi a un consolidamento complessivo e alla ripulitura delle superfici. Vi sono inoltre vecchie pitture – anime purganti e la Passione di Cristo – e scritte ormai quasi perdute. «Vedremo di riportare tutto alla luce – ha detto il parroco – anche se non si tratta di artisti noti».
Il restauro della cappella ha quindi la comunità malgratese un valore del tutto particolare. Ed ecco quindi l’appello a una mobilitazione collettiva.
Del resto, Nasazzi ha spiegato come «la sfida della Fondazione comunitaria del Lecchese in questi anni è stata proprio la promozione di Fondi di comunità che danno un senso di identità, di appartenenza a un territorio». Ed è proprio per questo che la Fondazione concede un contributo del 50% dell’importo dell’opera a fronte di un impegno dell’intera comunità a farsi carico dell’altra metà. Non solo per poter far fronte a più interventi – ha spiegato Dell’Oro - «ma per stimolare la cultura del dono e appunto il coinvolgimento delle comunità».
La presenza di Crippa a rappresentare il Fondo di comunità malgratese aveva proprio questo senso. Il Fondo era nato con il progetto “Cento candeline” per promuovere iniziative a favore degli anziani per evitare il loro allontanamento dalla vita sociale e si è allargato poi ai ragazzi delle scuole elementari e medie per combattere la dispersione scolastica e la povertà educativa.
Ora il sociale e l’arte si incontrano, «perché – ha chiosato Nasazzi – è importante anche la bellezza».
Le iniziative continueranno. Intanto la raccolta fondi è aperta: per donare occorre effettuare un bonifico sui conti correnti della Fondazione comunitaria del Lecchese (su Intesa San Paolo con iban IT 28 Z 030 6909 6061 0000 0003 286; sulla Banca della Valsassina iban IT 87 B 085 1522 9000 0000 0501 306). L’importante riportare nella causale il numero di pratica 2024 4281 (Ridiamo vita ai segni della Devozione).
D.C.