Lecco perduta/442: quel Ghisallo ancora un po'... nostro

Il Comune di Magreglio, che comprende il valico del Ghisallo con la Madonnina protettrice dei ciclisti, quando Lecco è divenuto provincia è rimasto nel territorio di Como. Capita, così, che dal belvedere Romeo, presso il santuario e il museo, si può ammirare il nostro ramo del Lario, con l’antistante gruppo montuoso delle Grigne, e non si veda l’altro “braccio” comasco. C’è, comunque, un tratto della famosa salita del Giro di Lombardia che è nella nuova provincia di Lecco, nella frazione Limonta di Oliveto: è sul breve pianoro che si estende dopo la chiesetta di Guello e che si allunga sin quasi alle porte di Civenna, non lontano dal belvedere di San Rocco. 
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Il monumento con targa a ricordo di Vincenzo Torriani

Menzionata questa singolare collocazione storico-geografica, occorre subito scrivere e sottolineare che tanti ricordi lecchesi corrono sul Ghisallo, oltre al Giro di Lombardia. La storia della chiesetta della Madonna divenuta protettrice dei ciclisti ha avuto inizio nel 1948/1949. Si deve al non certo dimenticato parroco di Magreglio, don Ermelindo Viganò. Quest'ultimo, dopo i terribili bombardamenti aerei su Milano del 1943, era sfollato a Piano Rancio con la comunità dei Martinit, dove era direttore e assistente spirituale.
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Una vecchia veduta della chiesetta del Ghisallo

Mentre era lì si ammalò l’anziano parroco di Magreglio e don Viganò iniziò, con la sua moto, a raggiungere la chiesa parrocchiale di Santa Marta per le celebrazioni, soprattutto festive. Capitò, così, che alla scomparsa del "pastore" precedente, avvenuta ancora in tempo bellico, don Ermelindo subentrasse nell’incarico. Aveva già notato l’abbandonata sagoma di una chiesetta divenuta deposito di fieno e di legna presso il valico.
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Fausto Coppi sul Ghisallo

Nel periodo successivo al termine della guerra, con la tanta auspicata pace, aveva osservato che tra i primi coraggiosi ciclisti che affrontavano il Ghisallo ancora sterrato, alcuni, passando presso la chiesetta, si facevano il segno della croce. Così è venuta l’idea di elevare la Madonna del Ghisallo a patrona dei ciclisti con documento pontificio dell’allora Papa Pio XII. Vi furono solenni festeggiamenti per accogliere il tripode benedetto dal Pontefice a Roma e accompagnato nell’ultimo tratto da due indimenticabili campioni come sono stati Fausto Coppi e Gino Bartali. Oggi, ormai da tanti anni, il Ghisallo è tutto asfaltato, dal bivio di Bellagio sino al valico, ma fino agli anni ’60 del Novecento c’erano ancora alcune parti in ghiaia, soprattutto lungo la località Guello.
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Fiorenzo Magni e Gino Bartali nel durissimo tratto sterrato di Guello

Il Ghisallo biancheggiante e polveroso era nei ricordi del compianto Nando Gilardi, classe 1917, ciclista e poi costruttore di mezzi con il pedale a due ruote nel suo quartiere di Belledo: “La salita dimezzava i corridori; meno della metà di quelli che era transitati a Bellagio giungeva in cima. Faticosissimo appariva il primo tratto verso Guello con pendenze notevolissime e con fondo di ghiaia. Il Ghisallo è nei miei ricordi più vivi perché debuttai con i professioni nel Giro di Lombardia del 1939, nell’edizione vinta da Bini, davanti a Gino Bartali; è stata una delle due corse che ho disputato con i professionisti. L’altra era la Tre Valli Varesine. Poi nel giugno ’40 venne la guerra a rovinare tutto e venni chiamato alle armi”.
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Nando Gilardi, classe 1917, in sella a 82 anni nel 1999, sul lungolago di Lecco

Al Ghisallo, tra targhe, cimeli e statue, c’è un personaggio che può essere ricollegato a Lecco: è nel monumento con le Grigne in miniatura che ricorda l’indimenticabile patron del Giro d’Italia Vincenzo Torriani, grande amico dell’ELMA, che ha portato in città la corsa della maglia rosa più volte, dal 1956 al 1964. La targa bronzea, con un bassorilievo, è opera dello scultore milanese Vincenzo Casperetti, applicata a un sasso ricavato dalla montagna sopra il quartiere lecchese di Belledo: reca una memoria di Torriani, scritta dal famoso giornalista Sergio Zavoli. Il bassorilievo venne consegnato ai suoi di Torriani il 9 giugno 1996, a Milano, in occasione dell’ultima tappa del Giro d’Italia. L’allestimento del cippo è avvenuto nella cava di Chiuso di Gigetto Pozzi, non certo dimenticato corridore ciclista, in particolare nel cross. L’inaugurazione è avvenuta sabato 19 ottobre 1996, prima del passaggio sul valico del Ghisallo del Giro di Lombardia che festeggiava la 90^ edizione. 
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Vincenzo Torriani con Renato Corbetta per il giro in città nel 1984

Vincenzo Torriani era deceduto a 77 anni, nell’aprile 1996, a Novate Milanese; è stato sicuramente un grande amico di Lecco, in particolare con Renato Corbetta che chiamò più volte a collaborare a un'iniziativa della Gazzetta dello Sport. I lecchesi lo ricordano per aver portato cinque volte lo striscione d’arrivo del Giro nella città e nel territorio. Una memoria che può tornare attuale nel mese di settembre quando al Ghisallo si celebra la patrona della chiesetta, che è Maria Bambina.
A.B.
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