Parco Monte Barro: alla scoperta del Centro Flora Autoctona, un mondo speciale
Non è un vivaio, questo è certo. È però tante, tantissime cose il Centro Flora Autoctona (CFA) gestito dal Parco Monte Barro con sede in Villa Bertarelli a Galbiate, dove la "missione" è quella di acquisire conoscenze e procedure che, anche tramite il coinvolgimento di operatori privati del settore agricolo e florovivaistico, possano garantire la disponibilità di specie vegetali erbacee ed arbustive compatibili con le popolazioni lombarde.
L'attività non si ferma sostanzialmente mai nella stazione sperimentale regionale, dove anche questa estate, tra le altre cose, si è portato avanti l'ambizioso progetto Life_SeedForce. Finanziato dalla Commissione Europea e avviato nell'ottobre 2021 - con il coinvolgimento di dieci regioni italiane e alcuni territori di Francia, Malta e Slovenia - ha l'obiettivo di migliorare significativamente lo stato di conservazione di 29 specie vegetali di interesse comunitario. Tra queste, l'attenzione del CFA si focalizza su Eleocharis carniolica, Gladiolus palustris, Liparis loeselii e Saxifraga tombeanensis. I territori coinvolti negli interventi spaziano dal Monte Barro alla Palude di Brivio e al Sasso Malascarpa nel lecchese, fino a sconfinare al Parco delle Groane in pianura e alle montagne calcaree della Valvestino nell'Alto Garda Bresciano.
Ma in che cosa consiste concretamente l'attività del CFA? Gli esperti, in sintesi, si occupano di muoversi fisicamente sul territorio per monitorare le specie in questione e raccogliere semi da cui produrre piante per poi restituirle all’ambiente naturale in modo tale da rafforzarne la presenza oppure reintrodurre una popolazione estinta.
Quest'ultimo è il caso, per esempio, dell'orchidea Liparis loeselii, che si poteva incontrare nel contesto della Palude di Brivio fino a una quindicina di anni fa, quando poi se ne sono perse le tracce. Nel corso dei sopralluoghi in campo, inoltre, sono state anche raccolte foglie da far analizzare all'Università degli Studi di Udine, partner di Life_SeedForce, con l'intento di valutare la diversità genetica esistente nelle popolazioni target del progetto.
Progetto nel quale sono stati coinvolti, nelle ultime settimane, anche i bambini iscritti ai campi estivi organizzati dalla Cooperativa Eliante al Parco Monte Barro, che hanno offerto un aiuto speciale agli operatori nella raccolta "sul campo" dei semi, poi portati in laboratorio dove hanno potuto osservare le piante in coltivazione.
"Con loro abbiamo lavorato soprattutto su Gladiolus palustris, una specie facilmente osservabile anche lungo i sentieri del Parco a differenza, per esempio, di Saxifraga tombeanensis che può essere raggiunta solo calandosi con l'ausilio di corde sulle pareti rocciose dell'alto Garda Bresciano, o Liparis loeselii che è così rara da contare appena due popolazioni in Lombardia" ci ha spiegato la dottoressa Jessica Bellingardi, la giovane esperta del CFA attivamente impegnata nel progetto Life_SeedForce, che proseguirà almeno fino alla fine del 2026.
È proprio lei che, nel raccontarci gli sviluppi di questo interessante percorso, tiene anche a precisare come il Centro Flora sia però molte altre cose nel quotidiano, partecipando per esempio alle attività dell'Osservatorio Regionale della Biodiversità come referente per gli aspetti floristici, supportando l'ente con sede al Pirellone anche negli adempimenti connessi con le Valutazioni di Incidenza e nelle attività periodiche di reporting della Direttiva Habitat.
"Gestendo la Banca del Germoplasma delle Piante Lombarde (LSB, da un acronimo inglese) siamo incaricati anche della conservazione a lungo termine dei semi delle specie lombarde rare, in locali a temperatura e umidità controllata" ci ha spiegato ancora Jessica. "Provvediamo al controllo delle specie direttamente in natura, alla raccolta dei semi e alla loro pulizia e caratterizzazione prima dell'avvio al congelamento a lungo termine presso le strutture del CFA. Ci occupiamo anche della certificazione del fiorume raccolto dagli agricoltori: si tratta di un miscuglio di semi e materiale vegetale raccolto da prati ad alta biodiversità - i cosiddetti "donatori" - attraverso macchinari specifici (il Parco Monte Barro ne ha di diverse tipologie), che viene poi utilizzato per progetti di riqualificazione e ripristino ambientale, quali il recupero di aree dismesse e cave".
Proprio sul fiorume, tra l'altro, è in corso un ulteriore progetto specifico (In.Seeds - Filiere sostenibili contro la crisi climatica, di cui è partner anche lo stesso Parco Monte Barro), a testimonianza che, soprattutto di questi tempi, il lavoro finalizzato alla tutela e alla conservazione dell'ambiente naturale non manca davvero mai.
L'attività non si ferma sostanzialmente mai nella stazione sperimentale regionale, dove anche questa estate, tra le altre cose, si è portato avanti l'ambizioso progetto Life_SeedForce. Finanziato dalla Commissione Europea e avviato nell'ottobre 2021 - con il coinvolgimento di dieci regioni italiane e alcuni territori di Francia, Malta e Slovenia - ha l'obiettivo di migliorare significativamente lo stato di conservazione di 29 specie vegetali di interesse comunitario. Tra queste, l'attenzione del CFA si focalizza su Eleocharis carniolica, Gladiolus palustris, Liparis loeselii e Saxifraga tombeanensis. I territori coinvolti negli interventi spaziano dal Monte Barro alla Palude di Brivio e al Sasso Malascarpa nel lecchese, fino a sconfinare al Parco delle Groane in pianura e alle montagne calcaree della Valvestino nell'Alto Garda Bresciano.
Ma in che cosa consiste concretamente l'attività del CFA? Gli esperti, in sintesi, si occupano di muoversi fisicamente sul territorio per monitorare le specie in questione e raccogliere semi da cui produrre piante per poi restituirle all’ambiente naturale in modo tale da rafforzarne la presenza oppure reintrodurre una popolazione estinta.
Quest'ultimo è il caso, per esempio, dell'orchidea Liparis loeselii, che si poteva incontrare nel contesto della Palude di Brivio fino a una quindicina di anni fa, quando poi se ne sono perse le tracce. Nel corso dei sopralluoghi in campo, inoltre, sono state anche raccolte foglie da far analizzare all'Università degli Studi di Udine, partner di Life_SeedForce, con l'intento di valutare la diversità genetica esistente nelle popolazioni target del progetto.
Progetto nel quale sono stati coinvolti, nelle ultime settimane, anche i bambini iscritti ai campi estivi organizzati dalla Cooperativa Eliante al Parco Monte Barro, che hanno offerto un aiuto speciale agli operatori nella raccolta "sul campo" dei semi, poi portati in laboratorio dove hanno potuto osservare le piante in coltivazione.
"Con loro abbiamo lavorato soprattutto su Gladiolus palustris, una specie facilmente osservabile anche lungo i sentieri del Parco a differenza, per esempio, di Saxifraga tombeanensis che può essere raggiunta solo calandosi con l'ausilio di corde sulle pareti rocciose dell'alto Garda Bresciano, o Liparis loeselii che è così rara da contare appena due popolazioni in Lombardia" ci ha spiegato la dottoressa Jessica Bellingardi, la giovane esperta del CFA attivamente impegnata nel progetto Life_SeedForce, che proseguirà almeno fino alla fine del 2026.
È proprio lei che, nel raccontarci gli sviluppi di questo interessante percorso, tiene anche a precisare come il Centro Flora sia però molte altre cose nel quotidiano, partecipando per esempio alle attività dell'Osservatorio Regionale della Biodiversità come referente per gli aspetti floristici, supportando l'ente con sede al Pirellone anche negli adempimenti connessi con le Valutazioni di Incidenza e nelle attività periodiche di reporting della Direttiva Habitat.
"Gestendo la Banca del Germoplasma delle Piante Lombarde (LSB, da un acronimo inglese) siamo incaricati anche della conservazione a lungo termine dei semi delle specie lombarde rare, in locali a temperatura e umidità controllata" ci ha spiegato ancora Jessica. "Provvediamo al controllo delle specie direttamente in natura, alla raccolta dei semi e alla loro pulizia e caratterizzazione prima dell'avvio al congelamento a lungo termine presso le strutture del CFA. Ci occupiamo anche della certificazione del fiorume raccolto dagli agricoltori: si tratta di un miscuglio di semi e materiale vegetale raccolto da prati ad alta biodiversità - i cosiddetti "donatori" - attraverso macchinari specifici (il Parco Monte Barro ne ha di diverse tipologie), che viene poi utilizzato per progetti di riqualificazione e ripristino ambientale, quali il recupero di aree dismesse e cave".
Proprio sul fiorume, tra l'altro, è in corso un ulteriore progetto specifico (In.Seeds - Filiere sostenibili contro la crisi climatica, di cui è partner anche lo stesso Parco Monte Barro), a testimonianza che, soprattutto di questi tempi, il lavoro finalizzato alla tutela e alla conservazione dell'ambiente naturale non manca davvero mai.
B.P.