Lecco: età media 20 anni, la pandemia ha fatto cambiare pelle anche al Centro diurno
“Tu chi sei?”
“Borderline”
“Ah. E di cognome?”
Lo scambio di battute è reale. Raccontato dalla viva voce di Vittoria Speltoni, “verace” coordinatrice del Centro Diurno del Dipartimento di Salute Mentale dell'ASST di Lecco, fa anche ridere. Anche. Più che altro fa pensare. Fa pensare che al primo accesso alla struttura ci sia chi usi il disturbo che gli è stato diagnosticato per presentarsi. Che si identifichi nella patologia che, su invio del CPS, gli ha aperto le porte del seminterrato della palazzina di via Ghislanzoni condivisa con lo stesso Centro Psico Sociale, dove una team di professionisti di fatto, con il proprio intervento, spesso temporaneo in altri casi duraturo nel tempo, “recupera risorse”, lavorando in contatto con quel “mondo reale” che il più delle volte è anche causa delle “ansie” vissute dai ragazzi. Perché sì, per lo più, i nuovi fruitori del Centro Diurno sono giovani. Anzi, giovanissimi. Da 17 anni in su, con vent'anni come età media.
“Fino al 2021 non ne avevamo uno” racconta Vittoria Speltoni, indicando la pandemia come spartiacque. Prima la popolazione di riferimento erano gli adulti, “anziani” rispetto agli assistiti di oggi, con bisogni diversi. “Quando il Covid ha bloccato tutto, con loro non c'è stata la catastrofe che ci si poteva immaginare. Già prima, stavamo lavorando per rendere i nostri pazienti più autonomi. Se inizialmente per venire al Centro passavamo a prenderli con il bus, avevamo iniziato a riabituarli a venire da soli, creando anche una rete tra vicini, tra di loro. Questo ha aiutato durante il Covid”.
L'onda d'urto ha invece, come ormai risaputo, travolto i giovani. “E va riconosciuta alla dottoressa Martini – Simonetta, attuale Direttore f.f. Del Dipartimento ndr – la grande idea di attivare un centro crisi temporaneo”. Una cinquantina, adesso, i ragazzi che gravitano sul Centro di Lecco. Quanto a diagnosi, i disturbi di personalità la fanno da padrone, con un numero di casi in aumento.
Per ogni utente per il quale il CPS ravvisa la necessità di un intervento per la gestione della crisi e la riabilitazione, i professionisti del CD – una équipe composta da educatori e terapisti, con il supporto anche di un infermiere e un medico – eseguono una valutazione, elaborando un progetto, con interventi 1 a 1 ma non solo, basati sulle loro caratteristiche, cercando di proporre, come agli adulti, che continuano a frequentare gli stessi spazi ma in orari diversi, attività all'interno – dalla redazione del giornalino, alla falegnameria, passando per i fumetti – ma anche (e sopratutto) all'esterno. Da qui la costante ricerca di ambienti e di collaborazioni, a Lecco e non solo, per accogliere laboratori come quelli avviati per la riparazione di biciclette ma anche di prodotti tecnologici (ci sono ragazzi in grado di fare miracoli con telefoni apparentemente “morti” o stampanti) o giocattoli.
Senza dimenticare l'aiuto offerto anche per l'inserimento lavorativo. Nata poi in seno al Centro anche un'associazione, Horus, ora pronta a dare una mano attraverso le proprie iniziative, dopo aver beneficiato di quel “trampolino per tornare sul territorio” che vuole essere questo ulteriore tassello del Dipartimento di Salute Mentale.
“Borderline”
“Ah. E di cognome?”
Lo scambio di battute è reale. Raccontato dalla viva voce di Vittoria Speltoni, “verace” coordinatrice del Centro Diurno del Dipartimento di Salute Mentale dell'ASST di Lecco, fa anche ridere. Anche. Più che altro fa pensare. Fa pensare che al primo accesso alla struttura ci sia chi usi il disturbo che gli è stato diagnosticato per presentarsi. Che si identifichi nella patologia che, su invio del CPS, gli ha aperto le porte del seminterrato della palazzina di via Ghislanzoni condivisa con lo stesso Centro Psico Sociale, dove una team di professionisti di fatto, con il proprio intervento, spesso temporaneo in altri casi duraturo nel tempo, “recupera risorse”, lavorando in contatto con quel “mondo reale” che il più delle volte è anche causa delle “ansie” vissute dai ragazzi. Perché sì, per lo più, i nuovi fruitori del Centro Diurno sono giovani. Anzi, giovanissimi. Da 17 anni in su, con vent'anni come età media.
“Fino al 2021 non ne avevamo uno” racconta Vittoria Speltoni, indicando la pandemia come spartiacque. Prima la popolazione di riferimento erano gli adulti, “anziani” rispetto agli assistiti di oggi, con bisogni diversi. “Quando il Covid ha bloccato tutto, con loro non c'è stata la catastrofe che ci si poteva immaginare. Già prima, stavamo lavorando per rendere i nostri pazienti più autonomi. Se inizialmente per venire al Centro passavamo a prenderli con il bus, avevamo iniziato a riabituarli a venire da soli, creando anche una rete tra vicini, tra di loro. Questo ha aiutato durante il Covid”.
L'onda d'urto ha invece, come ormai risaputo, travolto i giovani. “E va riconosciuta alla dottoressa Martini – Simonetta, attuale Direttore f.f. Del Dipartimento ndr – la grande idea di attivare un centro crisi temporaneo”. Una cinquantina, adesso, i ragazzi che gravitano sul Centro di Lecco. Quanto a diagnosi, i disturbi di personalità la fanno da padrone, con un numero di casi in aumento.
Per ogni utente per il quale il CPS ravvisa la necessità di un intervento per la gestione della crisi e la riabilitazione, i professionisti del CD – una équipe composta da educatori e terapisti, con il supporto anche di un infermiere e un medico – eseguono una valutazione, elaborando un progetto, con interventi 1 a 1 ma non solo, basati sulle loro caratteristiche, cercando di proporre, come agli adulti, che continuano a frequentare gli stessi spazi ma in orari diversi, attività all'interno – dalla redazione del giornalino, alla falegnameria, passando per i fumetti – ma anche (e sopratutto) all'esterno. Da qui la costante ricerca di ambienti e di collaborazioni, a Lecco e non solo, per accogliere laboratori come quelli avviati per la riparazione di biciclette ma anche di prodotti tecnologici (ci sono ragazzi in grado di fare miracoli con telefoni apparentemente “morti” o stampanti) o giocattoli.
Senza dimenticare l'aiuto offerto anche per l'inserimento lavorativo. Nata poi in seno al Centro anche un'associazione, Horus, ora pronta a dare una mano attraverso le proprie iniziative, dopo aver beneficiato di quel “trampolino per tornare sul territorio” che vuole essere questo ulteriore tassello del Dipartimento di Salute Mentale.
A.M.