In ricordo di Alcide De Gasperi
70 anni fa, il 19 agosto 1954, moriva Alcide de Gasperi, probabilmente uno dei più grandi Statisti Politici e Santi contemporanei.
La vita di quest'uomo che ha affrontato la fine degli Imperi, due guerre mondiali, la tirannia dei totalitarismi e la responsabilità del Governo è una testimonianza estremamente attuale.
Nato sotto l'Impero Austroungarico nei territori Trentini che sarebbero poi divenuti parte del Regno d'Italia, De Gasperi era naturalmente educato alla convivenza tra diversi popoli dovuta alla vita di Confine.
L'amicizia con altri due grandi Statisti di simili origini, il francese Schumann e il Tedesco Adenauer, accomunati da una profonda esperienza di fede (Schumann verificò la vocazione monastica, Adenauer fu ospitato in un Monastero durante la persecuzione nazista), lo portò ad immaginare l'Europa come l'unica possibile risposta alla tragedia delle guerre. Una visione che aveva alcuni capisaldi.
In primis l'importanza del dialogo e della democrazia come valorizzazione dell'altro a partire da ciò che unisce, trovando un terreno comune fisico e ideale in cui incontrarsi. In secondo luogo La visione della politica come aiuto alla azione dell'uomo e della società, una vera sussidiarietà ed una centralità della Persona rispetto allo Stato e alle Ideologie che negano ogni visione totalizzante e assoluta.
Inoltre aveva una decisa visione di Patria e di nazione (dimostrata nella difesa del Paese alle Conferenze di Parigi e nei viaggi in USA o nel caso della Trieste Italiana) come comunità di ideali, rigettando il nazionalismo che aveva subito nel ventennio.
Da tutto questo nacque la sua forte visione europeista ed atlantista, difendendo il ruolo dell'Italia a livello internazionale ma dando ai rapporti internazionali del blocco occidentale un ruolo decisivo per l'Italia stessa. Ideali, visioni e proposte ben diverse dall'Europa di Ventotene tanto sponsorizzata e poco conosciuta in questo periodo.
Il grande Trentino ebbe a cuore la costruzione di processi che segneranno la svolta democratica ed economica del Paese Senza sapere se mai avrebbero avuto successo ma attaccato solo all'ideale. Infatti pochi mesi prima della sua morte venne sfiduciato da proprio partito e dalla propria maggioranza, vide sfumare il progetto di Comunità Europea di Difesa (esercito europeo) che pensava avrebbe garantito pace e stabilità, e soprattutto mori come aveva vissuto gran parte della sua vita, cioè povero. Oggi paradossale pensato su un capo di governo o parlamentare per più mandati.
Ho avuto la fortuna di conoscere sua figlia Maria Romana, che negli ultimi anni si è spesa per raccontare la vita del padre, avendo lei vissuto direttamente tutti grandi eventi della nascita Repubblicana come sua segretaria personale. Ognuna di queste esperienze insegna ancora molto all'Italia di oggi, segnata da una politica troppo spesso ripiegata sulla comunicazione social o sul successo immediato, dalla polemica facile e la mancanza di dialogo sui temi che contano.
Una politica che sta sempre più mutuando il modello americano polarizzato, per cui l'Altro è sempre e solo un male impedendo che ogni grande tema (immigrazione, ambiente, giustizia, fisco, Europa, sistema Istituzionale...) possa essere dibattuto con una prospettiva di costruzione di bene per tutti.
"È proprio dei Santi restare contemporanei per ogni generazione" diceva Giovanni Paolo II, e forse come l'altro grande statista Tommaso Moro, Alcide De Gasperi può avere ancora un ruolo decisivo per illuminare l'impegno politico per il Paese.
La vita di quest'uomo che ha affrontato la fine degli Imperi, due guerre mondiali, la tirannia dei totalitarismi e la responsabilità del Governo è una testimonianza estremamente attuale.
Nato sotto l'Impero Austroungarico nei territori Trentini che sarebbero poi divenuti parte del Regno d'Italia, De Gasperi era naturalmente educato alla convivenza tra diversi popoli dovuta alla vita di Confine.
L'amicizia con altri due grandi Statisti di simili origini, il francese Schumann e il Tedesco Adenauer, accomunati da una profonda esperienza di fede (Schumann verificò la vocazione monastica, Adenauer fu ospitato in un Monastero durante la persecuzione nazista), lo portò ad immaginare l'Europa come l'unica possibile risposta alla tragedia delle guerre. Una visione che aveva alcuni capisaldi.
In primis l'importanza del dialogo e della democrazia come valorizzazione dell'altro a partire da ciò che unisce, trovando un terreno comune fisico e ideale in cui incontrarsi. In secondo luogo La visione della politica come aiuto alla azione dell'uomo e della società, una vera sussidiarietà ed una centralità della Persona rispetto allo Stato e alle Ideologie che negano ogni visione totalizzante e assoluta.
Inoltre aveva una decisa visione di Patria e di nazione (dimostrata nella difesa del Paese alle Conferenze di Parigi e nei viaggi in USA o nel caso della Trieste Italiana) come comunità di ideali, rigettando il nazionalismo che aveva subito nel ventennio.
Da tutto questo nacque la sua forte visione europeista ed atlantista, difendendo il ruolo dell'Italia a livello internazionale ma dando ai rapporti internazionali del blocco occidentale un ruolo decisivo per l'Italia stessa. Ideali, visioni e proposte ben diverse dall'Europa di Ventotene tanto sponsorizzata e poco conosciuta in questo periodo.
Il grande Trentino ebbe a cuore la costruzione di processi che segneranno la svolta democratica ed economica del Paese Senza sapere se mai avrebbero avuto successo ma attaccato solo all'ideale. Infatti pochi mesi prima della sua morte venne sfiduciato da proprio partito e dalla propria maggioranza, vide sfumare il progetto di Comunità Europea di Difesa (esercito europeo) che pensava avrebbe garantito pace e stabilità, e soprattutto mori come aveva vissuto gran parte della sua vita, cioè povero. Oggi paradossale pensato su un capo di governo o parlamentare per più mandati.
Ho avuto la fortuna di conoscere sua figlia Maria Romana, che negli ultimi anni si è spesa per raccontare la vita del padre, avendo lei vissuto direttamente tutti grandi eventi della nascita Repubblicana come sua segretaria personale. Ognuna di queste esperienze insegna ancora molto all'Italia di oggi, segnata da una politica troppo spesso ripiegata sulla comunicazione social o sul successo immediato, dalla polemica facile e la mancanza di dialogo sui temi che contano.
Una politica che sta sempre più mutuando il modello americano polarizzato, per cui l'Altro è sempre e solo un male impedendo che ogni grande tema (immigrazione, ambiente, giustizia, fisco, Europa, sistema Istituzionale...) possa essere dibattuto con una prospettiva di costruzione di bene per tutti.
"È proprio dei Santi restare contemporanei per ogni generazione" diceva Giovanni Paolo II, e forse come l'altro grande statista Tommaso Moro, Alcide De Gasperi può avere ancora un ruolo decisivo per illuminare l'impegno politico per il Paese.
Filippo Boscagli