Sei giovani valsassinesi ripetono, 39 anni dopo, la Ringo Star di 'Tarci' e compagni
Una bella e significativa impresa quella compiuta da un gruppo di scalatori premanesi e della Valsassina, che lo scorso 4 agosto ha effettuato la ripetizione della via d’arrampicata “Ringo Star” - sulla parete Nord-Ovest del Pizzo Badile - aperta (in gergo, salita e tracciata per la prima volta) nel 1985 dal compianto fenomeno premanese dell’alpinismo Tarcisio Fazzini insieme a Ottavio Fazzini e a Tita Gianola.
Era il 16 agosto di trentanove anni fa quando Tarcisio e Ottavio iniziarono la scalata di quella parete, tenendo come punto di riferimento il bellissimo diedro (una zona dove si incontrano due piani diversi di roccia, formando un angolo di circa novanta gradi rivolto “verso l’interno”) con cui avrebbero chiuso la via. Il loro tentativo si collocava in un momento di riscoperta e di nuova attenzione verso quel versante della montagna a cavallo tra Italia e Svizzera: di fatto, nel 1985 i tre premanesi si aggiudicarono uno dei successi più ambiti del momento, andando a tracciare una via diretta su quella parete ancora praticamente inviolata.
Ecco subito un piccolo problema, ossia la presenza di un’altra cordata che in quel momento aveva appena iniziato la scalata e che avrebbe rallentato in parte l’ascesa del gruppo di valsassinesi. Ma lasciamo ora spazio all’avvincente racconto di uno dei protagonisti, il classe 2002 Pietro Spazzadeschi.
Una gran bella giornata, dunque, per i sei alpinisti valsassinesi, che hanno ripercorso una delle vie storiche tracciate dal Tarci e dai suoi compagni di arrampicata tra le bellissime pareti granitiche della Val Masino ormai quasi quaranta anni fa.
Ah, neanche a dirlo, in vetta si sono scattati una foto con... un pacchetto di Ringo. Ci sta.
Era il 16 agosto di trentanove anni fa quando Tarcisio e Ottavio iniziarono la scalata di quella parete, tenendo come punto di riferimento il bellissimo diedro (una zona dove si incontrano due piani diversi di roccia, formando un angolo di circa novanta gradi rivolto “verso l’interno”) con cui avrebbero chiuso la via. Il loro tentativo si collocava in un momento di riscoperta e di nuova attenzione verso quel versante della montagna a cavallo tra Italia e Svizzera: di fatto, nel 1985 i tre premanesi si aggiudicarono uno dei successi più ambiti del momento, andando a tracciare una via diretta su quella parete ancora praticamente inviolata.
La salita fu completata in due tempi poiché durante il primo tentativo un temporale costrinse Tarcisio e Ottavio (Tita era inizialmente assente) ad abbandonare la parete quando ormai si sentiva aria di vetta, cioè una volta giunti alla base del grande diedro. La seconda parte fu completata il 22 agosto da Tarcisio e Tita, che si calarono dallo spigolo Nord e salirono il diedro che Fazzini aveva soprannominato “il magnifico”. I tre alpinisti premanesi decisero di intitolare la via “Ringo Star”, in omaggio non al cantante dei Beatles (che, tra l’altro, avrebbe la doppia “r”), ma... ai biscotti italiani.
Il 3 agosto scorso – quasi quattro decenni dopo - i premanesi Pietro Spazzadeschi, Nicolò Bellati, Dino Bellati e Andrea Ratti, il cremenese Matteo Plati e il margnese Andrea De Vignani sono partiti alla volta della Val Masino, con in mente l’obiettivo di ripetere quella storica via. Parcheggiata l’auto ai Bagni di Masino – meta finale del viaggio di ritorno – sono stati accompagnati fino a Bondo (frazione di Bregaglia, in Svizzera), da dove hanno iniziato a muoversi a piedi intorno alle 17.00, passando per la Capanna Sasc Furä fino a raggiungere le pendici del Ghiacciaio della Trubinasca, strada di accesso alla parete. Sistematisi in un prato, hanno trascorso lì la notte, partendo all’indomani intorno alle 4.30. L’attraversamento del ghiacciaio – storicamente ostico e ricco di crepacci, per via della conformazione dello stesso e di quella della vallata – è stato tutto sommato semplice, grazie ad un fitto strato di neve che ancora copriva i crepacci, facilitando l’attraversamento del blocco.
Dopo circa un’ora e trenta di cammino, il gruppo è arrivato all’attacco (il punto di partenza) della via Ringo Star. Queste le sue caratteristiche: 18 tiri circa (non essendoci molti materiali sulla parete, la scalata può in realtà essere interpretata in modi diversi) 800 m circa di sviluppo, grado VI+.
Ecco subito un piccolo problema, ossia la presenza di un’altra cordata che in quel momento aveva appena iniziato la scalata e che avrebbe rallentato in parte l’ascesa del gruppo di valsassinesi. Ma lasciamo ora spazio all’avvincente racconto di uno dei protagonisti, il classe 2002 Pietro Spazzadeschi.
“Abbiamo creato due cordate per salire. Io ero con i due Andrea (Ratti e De Vignani, ndr), mentre l’altro trio era composto da Nicolò, Dino e Matteo. Abbiamo fatto i primi quattro o cinque tiri (un “tiro” è il tratto di arrampicata da una sosta all’altra, ndr), poi abbiamo superato l’altro gruppo di scalatori, che aveva leggermente sbagliato linea. Fin dall’inizio abbiamo compreso che, oltre alla difficoltà dell’arrampicata, il grande problema sarebbe stato quello di trovare la strada giusta. Parliamo infatti di una parete che in relazione alla sua estensione contiene veramente pochi chiodi (appigli fissi nella roccia, ndr), dieci o poco più; perciò, è molto difficile capire qual è la linea esatta da seguire. Tuttavia, in generale siamo riusciti a mantenere la traiettoria corretta, salvo un paio di tiri sbagliati. Superata la parte centrale della parete, il compito diventa un po’ più semplice perché si scorge in alto il diedro che il Tarci chiamò “il magnifico”, il quale diventa un punto di riferimento. Anche se poi ci si deve muovere un po’ a zig-zag in base alla strada migliore. Giunti alla base del diedro, abbiamo iniziato ad affrontare i tre tiri più difficili per salire questo splendido tratto. Almeno qui non c’è bisogno di orientarsi e questa facilita la scalata. Superato il diedro, eccoci giunti allo Spigolo Nord, altri cento metri circa e siamo in cima al Pizzo Badile. La prima cordata (quella con Pietro, ndr) ha raggiunto la vetta intorno alle 17.30, la seconda circa un’ora dopo. Abbiamo anche dato una mano all’altro gruppo di scalatori, lasciando nella parete un po’ di materiale utile per l’ascesa; per questo, abbiamo dovuto aspettare il loro arrivo fino alle 20.00 circa. A quel punto abbiamo iniziato la discesa in corda doppia, completandone una buona parte di notte. Siamo tornati all’auto intorno all’una. Il tempo di percorrenza è stato un po’ superiore al previsto. È vero che siamo stati un po’ rallentati dall’altra cordata, ma devo anche dire che tutti abbiamo trovato la via Ringo Star decisamente impegnativa in termini di arrampicata: come per molte altre vie, il Tarci “l’aveva gradata severa”, ossia aveva attribuito alla scalata una difficoltà minore di quella poi assegnata da coloro che l’hanno ripetuta. Però ce l’abbiamo fatta!”.
Ah, neanche a dirlo, in vetta si sono scattati una foto con... un pacchetto di Ringo. Ci sta.
Alessandro Tenderini