Viaggio in Uzbekistan
Asia Centrale, quarantaquattro gradi. La mitica Samarkand ha una popolazione di 700 mila abitanti, la capitale Tashkent ha 3 milioni di abitanti e 5 linee metropolitane, in totale la popolazione dell’Uzbekistan conta 36 milioni di abitanti su un territorio di 447.400 sq.km. Un terzo del territorio è deserto, steppa, abitata in parte ancora da una popolazione nomade. Marco Polo fu il primo europeo ad attraversare quella terra che porta in Cina e ha dato vita alla sorprendente via della seta. L’Uzbekistan confina a nord-ovest con il Kazakistan e il Kirgkizistan, a est con il Tagikistan, a sud con l’Afghanistan, il Turkmenistan e con l’Iran. È una terra millenaria con una storia caratterizzata da personaggi come Gengis Khan, che ha unificato le tribù mongole e turche. Creò l'Impero mongolo, occupò la zona settentrionale della Cina fino alla Persia nord-orientale e la maggior parte dell’Asia centrale dando vita, anche se per breve tempo, al più vasto impero terrestre, per continuità territoriale, della storia umana.
È con Temerlano, 1300/1400, che l’Uzbekistan diventa uno dei grandi centri della civiltà timuride dell’Asia centrale musulmana. Erano popolazioni nomade che non comparivano nemmeno sulle carte geografiche. Dopo la Rivoluzione bolscevica del 1917 si è formata la Repubblica bolscevica di Bukahara e l'Uzbekistan entra a far parte dell'Unione Sovietica. Solo il 1° settembre 1991, l’Uzbekistan, seppur riluttante, dichiara l'indipendenza.
A parte questa sintetica ricostruzione storica la situazione attuale è interessante. Sul piano economico è una società sviluppata con materie prime come uranio, gas, altre materie fossili importanti e ha un’agricoltura e un turismo moderno con servizi adeguati a qualsiasi ceto sociale.
La scolarizzazione è alta, ci sono università pubbliche e private. È una popolazione giovane. Le città metropolitane sono prima di tutto pulite, non c’è un pezzo di carta per le strade, la stessa condizione si riscontra nelle citta medie e nei paesi
La religione islamica è laicizzata, non c’è nessun obbligo o condizionamento religioso o politico, i culti sono liberi.
Si resta completamente spiazzati, se si pensa che a pochi kilometri c’è l’Afghanistan. La gente veste prevalentemente all’occidentale, non ci sono copricapi, turbanti altri richiami al costume islamico. Anche il culto non è dogmatico. A parte la ricchezza archeologica delle moschee, matrasse, caravansseragli, che si possono visitare da soli in qualsiasi momento, non ci sono impedimenti di nessun genere. È una condizione completamente diversa dall’Iran e degli altri paesi islamici. In Uzbekistan si respira e si percepisce una condizione del culto islamico non dogmatico; l’influenza socialista ha lasciato un seme importante di laicizzazione.
L’influsso della globalizzazione passa attraverso la tecnologia di massa dello smartphone e dei media. Il format televisivo è standardizzato con la presenza massiccia della televisione commerciale. Gli schermi sono presenti sui treni e nelle metropolitane. Ogni persona ha il suo cellulare. Internet è diffuso. La globalizzazione si accartoccia nello specifico ambito geopolitico.
La popolazione ha buoni rapporti con la Russia, c’è uno scambio commerciale forte, la lingua parlata, oltre la lingua locale, è il russo. L’incontro di più ceppi etnici ha sollecitato l’apprendimento di più lingue moderne e tradizionali.
Mentre viaggiavo sulle lunghe percorrenze poco facilitanti, a causa di un asfalto che deve fare i conti con temperature di quaranta gradi sopra lo zero e in inverno con meno venti trenta gradi, ho ripercorso con la memoria altri luoghi islamici come Iran e Medio Oriente. Mi è balzata alla mente la dimensione etnocentrica che inconsciamente introiettiamo a livello personale e sociale che ci impedisce il confronto con l’altro. La diversificazione sociale, culturale non è uno sfizio intellettuale, esistono culture, popolazioni che sono altro da noi.
È con Temerlano, 1300/1400, che l’Uzbekistan diventa uno dei grandi centri della civiltà timuride dell’Asia centrale musulmana. Erano popolazioni nomade che non comparivano nemmeno sulle carte geografiche. Dopo la Rivoluzione bolscevica del 1917 si è formata la Repubblica bolscevica di Bukahara e l'Uzbekistan entra a far parte dell'Unione Sovietica. Solo il 1° settembre 1991, l’Uzbekistan, seppur riluttante, dichiara l'indipendenza.
A parte questa sintetica ricostruzione storica la situazione attuale è interessante. Sul piano economico è una società sviluppata con materie prime come uranio, gas, altre materie fossili importanti e ha un’agricoltura e un turismo moderno con servizi adeguati a qualsiasi ceto sociale.
La scolarizzazione è alta, ci sono università pubbliche e private. È una popolazione giovane. Le città metropolitane sono prima di tutto pulite, non c’è un pezzo di carta per le strade, la stessa condizione si riscontra nelle citta medie e nei paesi
La religione islamica è laicizzata, non c’è nessun obbligo o condizionamento religioso o politico, i culti sono liberi.
Si resta completamente spiazzati, se si pensa che a pochi kilometri c’è l’Afghanistan. La gente veste prevalentemente all’occidentale, non ci sono copricapi, turbanti altri richiami al costume islamico. Anche il culto non è dogmatico. A parte la ricchezza archeologica delle moschee, matrasse, caravansseragli, che si possono visitare da soli in qualsiasi momento, non ci sono impedimenti di nessun genere. È una condizione completamente diversa dall’Iran e degli altri paesi islamici. In Uzbekistan si respira e si percepisce una condizione del culto islamico non dogmatico; l’influenza socialista ha lasciato un seme importante di laicizzazione.
L’influsso della globalizzazione passa attraverso la tecnologia di massa dello smartphone e dei media. Il format televisivo è standardizzato con la presenza massiccia della televisione commerciale. Gli schermi sono presenti sui treni e nelle metropolitane. Ogni persona ha il suo cellulare. Internet è diffuso. La globalizzazione si accartoccia nello specifico ambito geopolitico.
La popolazione ha buoni rapporti con la Russia, c’è uno scambio commerciale forte, la lingua parlata, oltre la lingua locale, è il russo. L’incontro di più ceppi etnici ha sollecitato l’apprendimento di più lingue moderne e tradizionali.
Mentre viaggiavo sulle lunghe percorrenze poco facilitanti, a causa di un asfalto che deve fare i conti con temperature di quaranta gradi sopra lo zero e in inverno con meno venti trenta gradi, ho ripercorso con la memoria altri luoghi islamici come Iran e Medio Oriente. Mi è balzata alla mente la dimensione etnocentrica che inconsciamente introiettiamo a livello personale e sociale che ci impedisce il confronto con l’altro. La diversificazione sociale, culturale non è uno sfizio intellettuale, esistono culture, popolazioni che sono altro da noi.
Dr. Enrico Magni, Psicologo, giornalista