Giir di Mont…letteralmente/1: Alpe Chiarino, poca acqua ma… tanto sole e una vista spettacolare
Partiti! Dopo la rapida discesa verso Giabbio, abbiamo affrontato la prima lunga scalata di giornata: eccoci, siamo giunti al primo alpeggio attraversato dal Giir di Mont.
L' alpe Chiarino è a pochi passi, a quota 1560 m.s.l.m., ancora un piccolo sforzo e poi potremo rifocillarci con un bel sorso d'acqua... oppure no? I “ciarinat” – gli alpigiani di Chiarino, per l'appunto - vengono sistematicamente sbeffeggiati (pur scherzosamente) dai compaesani di Premana per la presunta (e in parte reale) carenza di acqua che affligge l'alpeggio! Si narra addirittura che prima della costruzione dell’acquedotto – che risale al 1976 – le vacche e il resto del bestiame avessero la precedenza per abbeverarsi. Poi, “quello che rimaneva” andava agli uomini. D’altronde, erano tempi duri e gli animali erano sinonimo di vita per gli allevatori. Non a caso, fu una vera e propria tragedia quella notte dell’estate 1967, quando durante un violento temporale due fulmini colpirono in pieno una baita di Chiarino: gli alpigiani si salvarono miracolosamente, ma il bestiame – che si trovava nella stalla, al piano terra e dunque senza isolamento dal terreno – fu letteralmente decimato.
Tornando allo sberleffo a proposito della penuria di acqua, se è vero che “Sü in Ciarìin lègne e sól ai ghé n’à, ma la risèrve l’ai dà a sügà” (“Su in Chiarino di legna e di sole ne hanno, ma la riserva tende ad asciugare”), i ciarinat comunque non se la prendono, anzi ne hanno tratto un prezioso spunto per la canzoncina del Grest - anno 1985 - che recita "Noi d'estate andiamo in Chiarino e beviamo sempre del buon vino".
Tra parentesi, nel corso degli anni Ottanta i ragazzini del Grest di quasi tutti gli alpeggi composero una o più canzoni “dedicate” al proprio mont, che in molti casi menzionavano alcune caratteristiche sociali e naturali di quest’ultimo: faremo loro riferimento qua e là in questa rubrica.
Un richiamo a questa sfortunata peculiarità dell’alpe Chiarino si trova anche in “Ól Giir di mónt”, filastrocca che riassume ironicamente le caratteristiche di ogni alpeggio premanese (anche in questo caso, vi faremo spesso rimando), dove si spiega che “Chìcche carghe su in Ciarìin ai s’à da üsà a bèef ól vìin, perché lasü ai è ün pòo sfortünèe, se nól piööf ai patìs la sèe” (“Quelli che salgono in Chiarino [in estate a monticare le bestie] devono abituarsi a bere il vino, perché lassù sono un po’sfortunati, se non piove patiscono la sete”).
Per i ciarinat, a “compensare” la penuria di acqua c’è un’esposizione geografica particolarmente favorevole, con il sole che fa capolino molto presto alla mattina e se ne va decisamente tardi alla sera. La stessa canzone del Grest recita ancora: "Il nostro monte si chiama Chiarino, brilla il sol fin dal primo mattino, non si può oscurar, si confonde con il raggio lunar”.
L’alpe Chiarino offre inoltre una vista spettacolare sul territorio circostante: una panoramica quasi completa del territorio premanese e dell’intera Valvarrone, la cerchia delle Alpi Lepontine Meridionali e delle Retiche, oltre a una parte del Lago di Como e del Lago di Lugano. Il panorama è ancora più spettacolare se si sale un po’ più su, fino ai 1867 metri del Pizz d’Alben, la cima che fa da spartiacque tra la Valle dei Forni e la Val Marcia. Qui si trova una grande croce in ferro, eretta dagli alpigiani di Chiarino nel 1952 al posto di quella precedente - datata 1900 - che era invece in legno. La nuova croce in metallo fu composta sulla cima unendo i vari pezzi che i ciarinat avevano portato lassù caricandoseli sulle spalle: alcuni pesavano anche più di 50 chili!
Nel 2022 si è festeggiato il settantesimo anniversario di questo importante simbolo di Chiarino, con la messa celebrata ai piedi della croce del Pizz d’Alben. Più in basso rispetto all’alpeggio troviamo invece la Piàzze di Orsàt, noto “campo da calcio e pallavolo” degli alpigiani, che negli ultimi anni ha ospitato anche il Ciarìin Alpine Volley (organizzato dalla stessa Compagnia di Chiarino insieme con il settore pallavolo dell'A.S. Premana). Mentre scendendo ancora più giù, eccoci all’Alpe Ariale, che ospita l’omonimo Rifugio Ariàal, ormai molto conosciuto in Valsassina e anche oltre.
Noi però non torneremo indietro, magari un’altra volta... Ora, invece, è tempo di rimettersi in marcia. Un ultimo sguardo verso il Lario all'orizzonte, un altro bel sorso d'acqua (o meglio di vino, ci siamo intesi) e via... il Giir è ancora lungo.
Rotta per Barconcelli...
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Si ringrazia Fausto Berera per il contributo fotografico