Calolzio: fine dei riti civili al Castello di Rossino, il Comune 'scioglie' il contratto

"Si, lo voglio". Anzi non più. Nel giro di qualche mese non sarà più possibile unirsi in matrimonio al Castello di Rossino. La dimora sopra Calolzio continuerà a essere location per banchetti nuziali, ma non sarà più possibile celebrare direttamente in loco l'unione, con rito civile, come invece accade regolarmente, con cadenza quasi quotidiana in alcuni periodi dell'anno, dal 2015, quando l'amministrazione comunale di allora, decise di offrire una alternativa alla Sala del Consiglio per lo scambio delle promesse, optando appunto per il maniero, venendo incontro così alle esigenze, soprattutto, delle coppie provenienti da fuori paese che chiedevano di poter suggellare la loro unione nella stessa magica cornice in cui poi proseguire a festeggiare, circondate da amici e parenti.
castellorossinosito.jpg (299 KB)
Il Castello di Rossino in una foto tratta dal sito della struttura
Quasi dieci anni fa, venne quindi istituito l'ufficio separato di stato civile presso la sala della Rosa del Castello, "quale luogo di riconosciuto pregio storico, artistico e culturale", come si ricostruisce nella determina con cui adesso il Comune di Calolzio fa marcia indietro, scegliendo unilateralmente il recesso del contratto di comodato stipulato con la signora Lisa Monica Lozio, proprietaria dell'immobile, per poter usufruire appunto di quello spazio.
Due le ragioni alla scelta di interrompere il rapporto, prima della naturale scadenza (rinnovabile, chiaramente), fissata per il 2026.
"Per la celebrazione dei matrimoni presso l'ufficio separato in parola – per la gran parte su delega o di stranieri non residenti né domiciliari sul territorio nazionale - gli adempimenti posti in carico al Comune di Calolziocorte richiedono un impegno che, anche in considerazione delle difficoltà operative dovute alla cronica insufficienza del personale impiegabile, l'ufficio stesso non è, allo stato, nelle condizioni di poter garantire" si legge nel documento pubblicato all'albo pretorio. Preminente, come da conferma del sindaco Marco Ghezzi, l'altra questione che ha influenzato la decisione dell'amministrazione, ovvero il lamentato mancato coinvolgimento nel contratto da parte del fratello della sottoscrittrice, comproprietario dell'immobile, arrivato, dopo anni e evidentemente nell'ambito di ben altra partita aperta, a evidenziare di non essere mai stato chiamato in causa sul punto.
Pubblicata la delibera, ora sarà portata ufficialmente a conoscenza di colei che ha firmato il contratto, con lo stesso destinato dunque a venir "sciolto" nell'arco di 90 giorni dalla notifica. 
Per chi continuerà a volersi sposare a Calolzio con rito civile, al Comune resta ora un'altra alternativa di indubbia bellezza, il Monastero del Lavello. 
A.M.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.