Sold out il nuovo 'Gin Prada', prodotto locale con il marchio Lago di Como

Sa di territorio e riannoda legami famigliari il nuovo Gin Prada, che no, non ha nulla a che fare con l'omonima casa di moda, ma prende invece il nome dalla Porta sul Grignone. Più che alle passerelle, questo inedito prodotto "made in Lecco", richiama dunque alle nostre montagne e alla distilleria avviata nel 1966 dal nonno del suo produttore, in quello che oggi è il ristoro - Genio, il nome - che Cristiano Cariboni gestisce con la mamma, all'alpe Giumello. 
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“Era il Liquorificio Flora dei monti. Mio nonno Eugenio Denti - già sindaco di Vendrogno ndr - qui faceva il famoso Amaro del Monte Muggio oltre a grappe, liquori ed altri distillati, utilizzando le erbe raccolte qui attorno". 
Non stupisce dunque che anche Cristiano, sull'esempio del nonno, arrivato a 37 anni, abbia deciso di creare qualcosa sulla stessa scia, ma al passo con i tempi e con i gusti di oggi. Non da solo, ma con un compagno... di cordata. Nel progetto è coinvolto, infatti, anche un fotografo milanese, Gabriele Ardemagni, appassionato, come Cariboni di arrampicata. 
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Il loro è London Gin, ottenuto in alambicco di rame, “dove non c’è infusione, solo pura evaporazione e condensazione; dove le bacche di ginepro, ingrediente principale, vengono miscelate e distillate con la rosa canina, la lavanda, il bergamotto, i semi di coriandolo e il miele di rododendro delle valli alto Lariane”. 
Concretamente, poi, il Gin Prada "sgorga" nel meratese, grazie alla collaborazione tecnica con le Distillerie Imbersaghesi, che hanno messo a disposizione dei due giovani produttori il loro "impianto".
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Ad un mese dalla commercializzazione della prima, la produzione ha raggiunto le 900 bottiglie, "praticamente tutte già vendute" racconta Cariboni. Il tutto mantenendo alta la qualità lavorando su piccole dosi, con il desiderio (per ora in parte ancora tale) di reperire tutti gli ingredienti poi sul territorio, mantenendo fede a una "ricetta tutta mia, che ho ottenuto grazie a delle diapositive, trovate dopo la morte di mio nonno con alcuni suoi appunto. Questa non era un Gin, era qualcosa che lui avrebbe voluto evidentemente fare. Io l'ho modificata fino a ottenere questo mio prodotto” spiega il 37enne.
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Anche il packaging rispecchia le passioni di Cristiano e del "socio" Gabriele Ardemagni con il loro essere alpinisti richiamato dall'inserimento sulla bottiglia di un cordino e un moschettone - da utilizzare come portachiavi - di nota fabbrica premanese, mentre per le etichette sono state scelte diverse foto di località montane del territorio. Per la prima ovviamente quella che ha dato il nome al liquore, ovvero La Porta di Prada, la seconda è una vista della Val Fraina a Premana, la terza la croce del Monte Muggio con la vista dei laghi, la quarta è la Grigna vista da Giumello, la sesta il Lares Brusà. Poi si riprende la Grigna da Giumello ma da un’altra prospettiva, segue il monte Sodadura e in fine il Legnone e il Legnoncino. 
Dopo l’imbottigliamento le etichette vengono applicate interamente a mano, aggiungendo la numerazione. 
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Ma come gustarlo? "In purezza o per il classico Gin tonic, miscelato con acqua tonica, morbida o secca. Io consiglio appunto quest’ultima per sentire tutte le botaniche, più insapore possibile, mentre a chi piacciono le cose più morbide, tipo una tonica mediterranea” argomenta il produttore.
Il suo Gin Prada è il primo in assoluto ad aver ricevuto dalla Camera di Commercio il marchio ufficiale "Lago di Como", in quanto “hanno appurato che l’idea è nata sul territorio, una parte degli ingredienti nascono sul territorio, come il miele di rododendro che viene fatto o qui o sul versante comasco e l’acqua è  del territorio, della sorgente della Valsassina”. Un marchio importante dunque per questa novità, arrivata, come detto, sul mercato giusto un mese fa e che sta già avendo un grande successo. 
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“Un sogno realizzato - conclude Cariboni, animato dalla passione del nonno che ha avuto la fortuna di aver al suo fianco fino ai 17 anni-  soprattutto perché il mio prodotto è di altissima qualità, per fare bere bene, no per fare alcolizzare la gente e per far quindi degustare del buon Gin, bevanda adesso è molto di moda”.
M.A.
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