In viaggio a tempo indeterminato/339: vivere dentro un lago
Vivere in una casa galleggiante ha i suoi pro e i suoi contro.
Tra i pro sicuramente che se ti annoi del paesaggio, o dei vicini, puoi galleggiare un po' più in là e spostarti.
Tra i contro, invece, direi che l'umidità e l'ondeggiare continuo alla lunga possono diventare un po' fastidiosi.
Certo non sono un'esperta in materia, anche perché queste conclusioni le ho tratte nella mezz'ora passata in una casa gallegginate.
Ne sanno sicuramente più di me gli abitanti di Sengkang, una cittadina sull'isola di Sulawesi.
Come Lecco, anche Sengkang sorge sulle rive di un lago, in questo caso il Danau Tempeh.
Si tratta di un bacino di acqua le cui dimensioni sono difficili da stabilire perché variano moltissimo a seconda della stagione.
Il nome del lago è lo stesso dell'alimento. Il tempeh, infatti, è una delizia utilizzata moltissimo nella cucina Indonesiana e preparata con semi di soia fermentata.
So che detto così non suona tanto invitante, ma posso assicurare che il tempeh, chiamato anche "carne di soia", è quanto di più buono si possa creare a partire dalla soia.
Nell'aspetto a me ricorda moltissimo il torrone morbido, ma avvolto in una foglia di banano.
Quando viene cucinato non è spugnoso come il tofu ma croccante e asciutto. Ha un sapore intenso con un retrogusto di noci o funghi. L'ho assaggiato cucinato anche con le arachidi, quindi leggermente dolce, e mi ha ricordato moltissimo un croccante di frutta secca. Insomma, da quando siamo in Indonesia ne stiamo mangiando a quintali. Con il riso, da solo come snack, con le verdure, servito con salsa di arachidi o peperoncini piccanti. E dato che fa anche bene, non ci tiriamo indietro.
Ma torniamo al lago Tempeh che prende il suo nome dal fatto che in passato, sulle sue rive, si coltivasse la soia necessaria per produrre l'alimento.
Una delle peculiarità di questo bacino di acqua è il modo in cui le persone lo vivono.
Gli abitanti di Sengkang non si sono limitati a costruire le proprie abitazioni sulle rive ma si sono spinti fin dentro il lago stesso.
La maggior parte dei "Sengkangesi" (parola appena coniata da me!) sono infatti pescatori la cui vita è strettamente legata a queste acque.
Una connessione così profonda che li ha portati a vivere il più vicino possibile a ciò che rappresenta la principale fonte di sostentamento.
Sono nati per questo motivo i villaggi galleggianti. Un insieme di case costruite su zattere e ancorate ai tronchi delle palme che sbucano dall'acqua nei momenti di massima piena del lago. In passato i villaggi galleggianti contavano fino a 50 edifici, tra cui scuole, studi medici e negozi di vario tipo.
Oggi non restano che pochissime abitazioni galleggianti, forse giusto due o tre. La maggior parte delle persone ha scelto di spostarsi sulla terraferma dove la vita è sicuramente meno ondeggiante e dove, grazie a una moderna rete di strade, è più semplice spostarsi.
Ma anche se non si vive più in case costruite su zattere, la vicinanza con il lago è rimasta una priorità a Sengkang.
Per questo in moltissimi hanno deciso di costruire le proprie abitazioni rialzate su pali.
Ci sono intere vie e quartieri di palafitte che durante la stagione secca sono raggiungibili tranquillamente a piedi. Ma durante i mesi delle piogge, quando l'acqua arriva a raggiungere il pavimento del piano più alto, sembrano ancora galleggiare.
Precarie passerelle in bambù vengono allora costruite per collegare i diversi edifici e consentire alle persone di andare a fare la spesa o recarsi in moschea.
L'acqua cambia completamente l'aspetto di chilometri e chilometri di territorio.
Quando si ritira, a partire da Agosto, le palafitte sembrano quasi fuori luogo, come fossero edifici sorretti da stuzzicadenti.
Al contrario, quando il lago torna prepotente a occupare il suo posto, e i pali vengono completamenti coperti, lo scenario è incredibile.
Gli edifici si specchiano sull'acqua immobile e sembrano sospesi a metà tra la terra e il cielo.
Il legame viscerale degli abitanti di Sengkang con il lago ha fatto sì che gli venisse attribuita anche una sacralità.
La gente del posto crede che in alcune area del lago risieda uno spirito che protegge l'ecosistema lacustre. Lo spirito deve essere rispettato e trattato amorevolmente affinché si prenda cura della vita del lago.
Ci sono quindi alcune regole che devono essere rispettate e un leader, che è anche il capo dei pescatori, chiamato Macoa Tappareng, che deve fare da supervisore.
Queste alcune delle regole:
- La pesca è vietata dal giovedì sera al venerdì pomeriggio.
- È vietato lavare le reti in mezzo al lago.
- È vietato pescare senza copricapo.
- È vietato cantare in mezzo al lago.
- È vietato baciarsi sul lago.
È un mondo incredibile quello che ci siamo trovati davanti quando stavamo esplorando questo angolino di Indonesia.
La vita nelle case galleggianti e nelle palafitte è molto dura e richiede grande dedizione.
Ci siamo spesso chiesti quanto valesse la pena fare quel sacrificio, ma il sorriso sincero e l'accoglienza genuina delle persone che abbiamo trovato a Sengkang ci hanno toccato e colpito così tanto da farci rivalutare il nostro concetto di "comodità" e "stare bene".
A pensarci attentamente, questo modo di vivere è testimone del profondo legame che c'è tra l'uomo e la natura.
Un legame indissolubile, viscerale, ancestrale.
Tra i pro sicuramente che se ti annoi del paesaggio, o dei vicini, puoi galleggiare un po' più in là e spostarti.
Tra i contro, invece, direi che l'umidità e l'ondeggiare continuo alla lunga possono diventare un po' fastidiosi.
Certo non sono un'esperta in materia, anche perché queste conclusioni le ho tratte nella mezz'ora passata in una casa gallegginate.
Ne sanno sicuramente più di me gli abitanti di Sengkang, una cittadina sull'isola di Sulawesi.
Come Lecco, anche Sengkang sorge sulle rive di un lago, in questo caso il Danau Tempeh.
Si tratta di un bacino di acqua le cui dimensioni sono difficili da stabilire perché variano moltissimo a seconda della stagione.
Il nome del lago è lo stesso dell'alimento. Il tempeh, infatti, è una delizia utilizzata moltissimo nella cucina Indonesiana e preparata con semi di soia fermentata.
So che detto così non suona tanto invitante, ma posso assicurare che il tempeh, chiamato anche "carne di soia", è quanto di più buono si possa creare a partire dalla soia.
Nell'aspetto a me ricorda moltissimo il torrone morbido, ma avvolto in una foglia di banano.
Quando viene cucinato non è spugnoso come il tofu ma croccante e asciutto. Ha un sapore intenso con un retrogusto di noci o funghi. L'ho assaggiato cucinato anche con le arachidi, quindi leggermente dolce, e mi ha ricordato moltissimo un croccante di frutta secca. Insomma, da quando siamo in Indonesia ne stiamo mangiando a quintali. Con il riso, da solo come snack, con le verdure, servito con salsa di arachidi o peperoncini piccanti. E dato che fa anche bene, non ci tiriamo indietro.
Ma torniamo al lago Tempeh che prende il suo nome dal fatto che in passato, sulle sue rive, si coltivasse la soia necessaria per produrre l'alimento.
Una delle peculiarità di questo bacino di acqua è il modo in cui le persone lo vivono.
Gli abitanti di Sengkang non si sono limitati a costruire le proprie abitazioni sulle rive ma si sono spinti fin dentro il lago stesso.
La maggior parte dei "Sengkangesi" (parola appena coniata da me!) sono infatti pescatori la cui vita è strettamente legata a queste acque.
Una connessione così profonda che li ha portati a vivere il più vicino possibile a ciò che rappresenta la principale fonte di sostentamento.
Sono nati per questo motivo i villaggi galleggianti. Un insieme di case costruite su zattere e ancorate ai tronchi delle palme che sbucano dall'acqua nei momenti di massima piena del lago. In passato i villaggi galleggianti contavano fino a 50 edifici, tra cui scuole, studi medici e negozi di vario tipo.
Oggi non restano che pochissime abitazioni galleggianti, forse giusto due o tre. La maggior parte delle persone ha scelto di spostarsi sulla terraferma dove la vita è sicuramente meno ondeggiante e dove, grazie a una moderna rete di strade, è più semplice spostarsi.
Ma anche se non si vive più in case costruite su zattere, la vicinanza con il lago è rimasta una priorità a Sengkang.
Per questo in moltissimi hanno deciso di costruire le proprie abitazioni rialzate su pali.
Ci sono intere vie e quartieri di palafitte che durante la stagione secca sono raggiungibili tranquillamente a piedi. Ma durante i mesi delle piogge, quando l'acqua arriva a raggiungere il pavimento del piano più alto, sembrano ancora galleggiare.
Precarie passerelle in bambù vengono allora costruite per collegare i diversi edifici e consentire alle persone di andare a fare la spesa o recarsi in moschea.
L'acqua cambia completamente l'aspetto di chilometri e chilometri di territorio.
Quando si ritira, a partire da Agosto, le palafitte sembrano quasi fuori luogo, come fossero edifici sorretti da stuzzicadenti.
Al contrario, quando il lago torna prepotente a occupare il suo posto, e i pali vengono completamenti coperti, lo scenario è incredibile.
Gli edifici si specchiano sull'acqua immobile e sembrano sospesi a metà tra la terra e il cielo.
Il legame viscerale degli abitanti di Sengkang con il lago ha fatto sì che gli venisse attribuita anche una sacralità.
La gente del posto crede che in alcune area del lago risieda uno spirito che protegge l'ecosistema lacustre. Lo spirito deve essere rispettato e trattato amorevolmente affinché si prenda cura della vita del lago.
Ci sono quindi alcune regole che devono essere rispettate e un leader, che è anche il capo dei pescatori, chiamato Macoa Tappareng, che deve fare da supervisore.
Queste alcune delle regole:
- La pesca è vietata dal giovedì sera al venerdì pomeriggio.
- È vietato lavare le reti in mezzo al lago.
- È vietato pescare senza copricapo.
- È vietato cantare in mezzo al lago.
- È vietato baciarsi sul lago.
È un mondo incredibile quello che ci siamo trovati davanti quando stavamo esplorando questo angolino di Indonesia.
La vita nelle case galleggianti e nelle palafitte è molto dura e richiede grande dedizione.
Ci siamo spesso chiesti quanto valesse la pena fare quel sacrificio, ma il sorriso sincero e l'accoglienza genuina delle persone che abbiamo trovato a Sengkang ci hanno toccato e colpito così tanto da farci rivalutare il nostro concetto di "comodità" e "stare bene".
A pensarci attentamente, questo modo di vivere è testimone del profondo legame che c'è tra l'uomo e la natura.
Un legame indissolubile, viscerale, ancestrale.
Angela (e Paolo)