Lecco: in tanti per Santa Marta, esempio per tutti noi
Ha strappato un sorriso, don Davide, quando all'inizio dell'omelia ha sottolineato, ancora una volta, come già fatto del resto anche in passato, come non sia possibile contrapporre le due sorelle, come se Marta fosse la "sorella lecchese" - dedita ciò al fare, al produrre, dimenticando che c'è altro oltre al lavoro - di Maria.
Una espressione - "sorella lecchese" - che ha contestualizzato nella nostra città, nel nostro essere, una delle ricorrenze più sentite all'interno della Comunità Pastorale del centro, meno plateale forse - quanto a celebrazione e corollario - sia di San Nicolò sia della Madonna del Rosario, ma indubbiamente "viva", come testimoniato dalla nutrita presenza di fedeli, stretti in preghiera dinnanzi all'uscio della chiesetta dedicata alla festeggiata, in via Mascari, nel cuore del vecchio borgo.
Come ogni 29 luglio, compleanno tra l'altro dell'Arcivescovo Delpini, dunque, quest'oggi si è rinnovata una tradizione di devozione, rammentando l'insegnamento di Marta, quello di guardare a una fede che accoglie, che diventa compagnia dentro la nostra vita, la nostra quotidianità, come asserito da monsignor Milani, al termine di un'omelia in cui, partendo appunto dal ribadire l'insensatezza del mettere in contrapposizione le due sorelle, ha posto l'accento sul percorso fatto da Marta, riconosciuta come Santa dalla Chiesa da tempi antichissimi e posta in maggior risalto rispetto (alla pure Santa) Maria perché considerata esempio, figura stimolante, che nel momento del dolore corre incontro a Gesù, con la sua fede che cresce dunque in un itinerario che passa anche per un luogo di sofferenza, affidandosi poi al Signore, a Colui che porta la vita.
Allietata dalla corale, alla presenza all'altare anche di don Giuseppe Brivio, padre Agostino Prere dalla Birmania e padre Gianpaolo Valsecchi del PIME, la funzione si è chiusa poi, dopo la lettura della Preghiera di Santa Marta, con la distribuzione dei michétt, da portare a casa, quale segno di condivisione, quale occasione per portare l'esempio della "sorella lecchese" nella quotidianità.
Una espressione - "sorella lecchese" - che ha contestualizzato nella nostra città, nel nostro essere, una delle ricorrenze più sentite all'interno della Comunità Pastorale del centro, meno plateale forse - quanto a celebrazione e corollario - sia di San Nicolò sia della Madonna del Rosario, ma indubbiamente "viva", come testimoniato dalla nutrita presenza di fedeli, stretti in preghiera dinnanzi all'uscio della chiesetta dedicata alla festeggiata, in via Mascari, nel cuore del vecchio borgo.
Come ogni 29 luglio, compleanno tra l'altro dell'Arcivescovo Delpini, dunque, quest'oggi si è rinnovata una tradizione di devozione, rammentando l'insegnamento di Marta, quello di guardare a una fede che accoglie, che diventa compagnia dentro la nostra vita, la nostra quotidianità, come asserito da monsignor Milani, al termine di un'omelia in cui, partendo appunto dal ribadire l'insensatezza del mettere in contrapposizione le due sorelle, ha posto l'accento sul percorso fatto da Marta, riconosciuta come Santa dalla Chiesa da tempi antichissimi e posta in maggior risalto rispetto (alla pure Santa) Maria perché considerata esempio, figura stimolante, che nel momento del dolore corre incontro a Gesù, con la sua fede che cresce dunque in un itinerario che passa anche per un luogo di sofferenza, affidandosi poi al Signore, a Colui che porta la vita.
Allietata dalla corale, alla presenza all'altare anche di don Giuseppe Brivio, padre Agostino Prere dalla Birmania e padre Gianpaolo Valsecchi del PIME, la funzione si è chiusa poi, dopo la lettura della Preghiera di Santa Marta, con la distribuzione dei michétt, da portare a casa, quale segno di condivisione, quale occasione per portare l'esempio della "sorella lecchese" nella quotidianità.