Risanamento lago di Olginate, il Comitato: 'vigileremo'. La diga nuovo obiettivo

Gli ottocentomila euro stanziati dalla Regione Lombardia consentiranno di salvare il lago di Olginate, «ma occorre ricordare che non si tratta di soldi caduti dal cielo, bensì conquistati dopo una lunga battaglia durata anni».
All’indomani della decisione regionale di finanziare il risanamento il comitato “Salviamo il lago di Olginate” ripercorre una vicenda che tiene banco dal 2010 quando vennero effettuati alcuni lavori di sbancamento del fondale del lago nell’ambito di un progetto regionale per la navigabilità dell’Adda, progetto che a oggi sembra essere naufragato proprio dopo le polemiche per gli interventi dello specchio d’acqua lecchese.
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Luciano Redaelli e Italo Bruseghini

In un incontro con la stampa, tenutosi nella sala Auser di Olginate, Luciano Redaelli e Italo Bruseghini, a rappresentare il comitato, hanno ricordato i momenti salienti di una battaglia partita ormai dieci anni fa e nel contempo promettendo di vigilare sull’effettuazione delle opere previste «perché sappiamo come in genere vanno le opere pubbliche in Italia».
«Il risultato positivo della nostra battaglia – ha detto Bruseghini – vuole inoltre essere anche un messaggio per tutti i cittadini: di fronte a talune situazioni bisogna mobilitarsi e non mollare mai. Il vero vincitore, oggi, sono il lago e il nostro territorio, dopo la violenza subita ora c’è il recupero, ma alcuni punti vanno chiariti e i meriti circoscritti».
Nel 2010 – è stato ricordato – erano stati avviati i lavori di “pulizia” del fondale in vista appunto del progetto di navigazione sull’Adda. In quell’occasione era stato garantito che il lago non si sarebbe abbassato «e invece non è stato così e ci sono voluti la mobilitazione del comitato e l’intervento della magistratura per fermare i lavori, anche quelli presentati come interventi di ripristino che in realtà avrebbero ulteriormente peggiorato la situazione».
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Il fatto è  – la chiosa di Bruseghini – che chi sbaglia paga solo in alcune occasioni: «Se un cittadino qualsiasi avesse portato via un paio di carriole di ghiaia o avesse tagliato una pianta sarebbe stato punito. In questo caso, invece, nessuno è stato denunciato».
Sotto accusa da parte del comitato “Salviamo il lago” per il progetto di navigabilità sono stati messi la Regione, la Provincia e il precedente presidente del Parco dell’Adda Nord.
Con la nuova presidente, Francesca Rota, la situazione è invece cambiata: «La ringraziamo per l’impegno profuso che ha consentito di arrivare a questo risultato». 
A pesare anche il cambio d’indirizzo sulla vicenda da parte del Comune di Calolziocorte: «I due Comuni che si affacciano sul lago, hanno detto assieme che, di là dall’ipotesi di navigabilità, la priorità era il ripristino del lago. Questa presa di posizione ha sbloccato la situazione, eliminato gli alibi. Il finanziamento regionale è il frutto dell’impegno del comitato, dei cittadini, dei pescatori, dei frequentatori del lago. Sono previsti due anni di lavori. Seguiremo l’iter passo passo perché sappiamo come vanno le opere pubbliche in Italia… Questo comitato c’è ancora, continuerà a esistere, nessuno ci metterà il bavaglio. Saremo vigilanti».
L’occasione è anche servita a sottolineare come sia anche necessario far rivivere le sponde del lago, non lasciando l’iniziativa ai singoli Comuni. E sotto questo punto di vista, conta anche la parte informativa: «Quindici giorni fa, quando è stata aperta la diga, un lungo tratto della ciclabile è stato allagato, ma nessuno ha posto dei cartelli per comunicare che il percorso era interrotto».
Un passo alla volta, dicono al comitato: «Ora, inoltre, scade anche il mandato della presidente del Parco. Sarà riconfermata? Vorrà essere riconfermata? Ogni cambiamento è importante. Vigileremo anche su questo.
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La diga di Olginate

Davanti, inoltre, ci sarebbe anche un’altra battaglia, «un’impresa più grande di noi» che è la questione della diga di Olginate: «Questa gestione deve finire. E’ inammissibile che un fiume lombardo, un fiume che attraversa tutta la regione, debba essere gestito da Roma. Devono essere gli enti locali, deve essere la Regione a gestirlo. Vogliamo che se ne torni a discutere. Parliamo tanto di autonomia e allora perché non cominciare a praticarla da questo aspetto? Quando si parla di siccità, si fanno delle gran riunioni a livello regionale che non servono a nulla perché non si ha il potere di intervenire. Si tratta di un’impresa più grande di noi, ma noi ci siamo».
«Non abbiamo mai mollato – la conclusione di Redaelli – nonostante tutte le difficoltà incontrate in dieci anni».
D.C.
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