Calolzio: un grido su tela, il mare di Matarrese in mostra al Lavello
Da sabato a Calolzio c'è il mare. Cavalloni spumeggianti, onde minacciose che nulla hanno a che vedere con la tavola piatta di un ultimo, immaginario, approdo. Renato Matarrese, classe 1956, musicista di riconosciuta fama, ha messo messo in mostra i flutti del suo tormento. Ma non solo. Del resto la personale, allestita nella sala a volta del Monastero di Santa Maria del Lavello, dove il maestro tante volte si è esibito come sassofonista, si intitola “Non solo mare”.
“A quasi 68 anni mi sembrava logico fare un bilancio, far vedere ai miei estimatori da dove sono partito e cosa ho fatto” ci ha raccontato a margine dell'inaugurazione, alla presenza di famigliari, amici di sempre e chi, apprezzando la cultura in senso ampio, apprezza anche lo stesso Matarrese, capace di esprimere la sua creatività tanto attraverso la musica, tanto appunto attraverso la pittura, arti incontrate in gioventù e mai più abbandonate. Applicandosi nel tempo, ottenendo, in riferimento alla prima il diploma in Sassofono presso il Conservatorio Luca Marenzio di Brescia e affiancando, per affinare la seconda, cogliendo direttamente in bottega tecniche e segreti, Francesco Belotti nel suo laboratorio di Brembate.
In esposizione a Calolzio ci sono ora gli ultimi quadri realizzati, ma anche bozzetti, schizzi e lavori risalenti anche agli anni '70 e '80, oltre ai disegni eseguiti a scuola, tra proiezioni ortogonali, prospettive e ombre, al corso per diventare geometra.
Non mancano alberi e auto lungo le pareti della sala a volta. Ma a colpire sono navi e onde.
"Ho un rapporto di odio e amore con il mare” ci ha spiegato a tal proposito Renato Matarrese. “Sono stato molto male al mare, alle colonie di quando si era bambini, tanto è vero che non volli più andarci. Poi un giorno l'ho riscoperto sulla tela. Un mare molto mosso che potrebbe essere anche un grido di dolore – ha ammesso - perché sono diciotto anni che convivo con il Parkinson. La musica e la pittura mi hanno salvato, assolutamente. Però probabilmente con questo soggetto esprimo qualcosa che ho ancora dentro, che non ho ancora digerito. Se non avessi avuto la compagnia di “questo signore" – ha aggiunto poi rispetto alla patologia - avrei fatto forse altre cose nella musica. Forse così però le ho fatto di più nella pittura. La differenza tra la musica e la pittura è che la prima è estemporanea, non si può aspettare, nel tempo viaggia e non si ferma. La pittura invece "si può ragionare". Certo una volta poi che il lavoro è fatto e messo in mostra, è alla berlina di tutti, quello è e non si tocca. Non ci si può permettere di sbagliare”. Al giudizio del pubblico, se Matarrese lo ha fatto o meno.
La mostra - resa possibile grazie al Centro Culturale "Il Lavello" di cui l'artista fa parte dai primi anni '90 – sarà ora visitabile:
Martedì 23/7 10.00 – 12.00
Sabato 27/7 16.00 – 18.30
Domenica 28/7 16.00 – 18.30 - Feriali su appuntamento: 339 263 8377
“A quasi 68 anni mi sembrava logico fare un bilancio, far vedere ai miei estimatori da dove sono partito e cosa ho fatto” ci ha raccontato a margine dell'inaugurazione, alla presenza di famigliari, amici di sempre e chi, apprezzando la cultura in senso ampio, apprezza anche lo stesso Matarrese, capace di esprimere la sua creatività tanto attraverso la musica, tanto appunto attraverso la pittura, arti incontrate in gioventù e mai più abbandonate. Applicandosi nel tempo, ottenendo, in riferimento alla prima il diploma in Sassofono presso il Conservatorio Luca Marenzio di Brescia e affiancando, per affinare la seconda, cogliendo direttamente in bottega tecniche e segreti, Francesco Belotti nel suo laboratorio di Brembate.
In esposizione a Calolzio ci sono ora gli ultimi quadri realizzati, ma anche bozzetti, schizzi e lavori risalenti anche agli anni '70 e '80, oltre ai disegni eseguiti a scuola, tra proiezioni ortogonali, prospettive e ombre, al corso per diventare geometra.
Non mancano alberi e auto lungo le pareti della sala a volta. Ma a colpire sono navi e onde.
"Ho un rapporto di odio e amore con il mare” ci ha spiegato a tal proposito Renato Matarrese. “Sono stato molto male al mare, alle colonie di quando si era bambini, tanto è vero che non volli più andarci. Poi un giorno l'ho riscoperto sulla tela. Un mare molto mosso che potrebbe essere anche un grido di dolore – ha ammesso - perché sono diciotto anni che convivo con il Parkinson. La musica e la pittura mi hanno salvato, assolutamente. Però probabilmente con questo soggetto esprimo qualcosa che ho ancora dentro, che non ho ancora digerito. Se non avessi avuto la compagnia di “questo signore" – ha aggiunto poi rispetto alla patologia - avrei fatto forse altre cose nella musica. Forse così però le ho fatto di più nella pittura. La differenza tra la musica e la pittura è che la prima è estemporanea, non si può aspettare, nel tempo viaggia e non si ferma. La pittura invece "si può ragionare". Certo una volta poi che il lavoro è fatto e messo in mostra, è alla berlina di tutti, quello è e non si tocca. Non ci si può permettere di sbagliare”. Al giudizio del pubblico, se Matarrese lo ha fatto o meno.
Martedì 23/7 10.00 – 12.00
Sabato 27/7 16.00 – 18.30
Domenica 28/7 16.00 – 18.30 - Feriali su appuntamento: 339 263 8377
A.M.