Lecco perduta/436: quando c'era la regata dei batei a Pescarenico
Un elogio, prima di tutto, a coloro che a vario titolo e modo hanno collaborato per la 38^ edizione della Sagra di Pescarenico che si conclude dopo aver avuto come “stadio massimo” l’oratorio di corso Carlo Alberto. C’è un generale rimpianto nell’inesorabile viaggio a ritroso nel tempo in occasione del Palio, della regata dei batei sulle acque manzoniane dell’Adda nel tratto molto noto per l’Addio Monti.
Nel settembre 1992 la stampa locale sottolineava: “Pescarenico ogni contrada ha una storia da raccontare”. I frati Cappuccini avevano dovuto lasciare il convento nel 1810, erano arrivati nel 1576, quando Pescarenico contava poco più di 60 anime; la chiesa venne consacrata nel 1600. I residenti saranno circa 600 nel 1897, quando Pescarenico divenne parrocchia staccandosi da Lecco-San Nicolò.
Lo “Stradun” è la grande arteria rettilinea che nel 1840 venne realizzata dal Punt Piccul di Lecco sino a Pescarenico. Il Punt Piccul è l’attuale piazza Manzoni, lo Stradun è corso Martiri della Liberazione. Pescarenico ha tuttora la sua chicca nella minuscola isola presso il ponte visconteo, un “affioramento” quasi triangolare con il perimetro di un vecchio muraglione su orto, una casa bassa ed una torretta circolare sulla punta meridionale bagnata dal fiume. In anni lontani si scrisse più volte di un progetto di valorizzazione turistica alberghiera.
L’isola venne presa d’assalto dai lecchesi, e non solo da loro, per le visite organizzate da Appello per Lecco con la regia di Corrado Valsecchi. Anche allora si parlò di rilancio dell’isola con uno spazio turistico, un angolo nautico, un museo dei pescatori e della navigazione. Tutto è rimasto come prima, lingua di terra quasi fuori dal mondo, tra l’acqua dell’Adda che corre verso l’abitato di Pescarenico.
La regata dei batei era occasione per ricordare tutto un passato di storia che poteva essere attualizzato e proiettato nel futuro. Ma ciò non è ancora avvenuto: la regata dei batei era come una campanella chiamata a suonare per sollecitare attenzioni dimenticate e pagine di storia da valorizzare.
Purtroppo mancano i vogatori per i remi della regata, tanto è vero che le ultime edizioni hanno avuto supporti esterni provenienti dalle file della gloriosa Canottieri Lecco 1895. Il vincitore dell’ultima edizione è stato Antonio Servedio, campione di remo e di vela, capo struttura della Canottieri Lecco, in particolare nel periodo estivo di partecipazione all’attività solare e nautica dei soci.
“Certo – ha dichiarato Antonio – ricordo la regata dei batei che era salita anche nella cronaca nazionale, paragonata a competizioni storiche come quella dei pescatori di Comacchio, delle valli vicine a Venezia ed altre ancora lungo la penisola e nelle isole vicine. Ricordo di aver vinto l’ultima edizione dove non mancava il concorso popolare ed il tifo dei presenti, in particolare nel tratto terminale davanti a piazza Era. Certo, sarebbe bello rivedere la regata dei batei per la Sagra di Pescarenico, ma occorre reclutare coloro che si impegnano sui remi, il che richiede esperti di tale settore e momenti di preparazione e di allenamento”.
Certo, anche la Sagra di Pescarenico è nata per recuperare una dimensione di comunità in un periodo in cui era crescente la polverizzazione dei rapporti tra gente anche vicina di casa. La Sagra di Pescarenico destò grande entusiasmo perché intendeva rilanciare i valori dell’amicizia, con l’augurio che continuasse ogni giorno dell’anno nella conoscenza e nella stima reciproca.
Dopo le vacanze estive, tra lidi lontani e vicini, la sagra riportava alla realtà di casa. Impegnarsi nel Palio per la contrada di appartenenza. Era un po’ come proiettarsi e rimanere nella realtà quotidiana della vita locale. Insomma, quei batei sulle acque dell’Adda erano veicoli di incontro, di amicizia, di comunità. La regata di Pescarenico era anche questo.
Nel settembre 1992 la stampa locale sottolineava: “Pescarenico ogni contrada ha una storia da raccontare”. I frati Cappuccini avevano dovuto lasciare il convento nel 1810, erano arrivati nel 1576, quando Pescarenico contava poco più di 60 anime; la chiesa venne consacrata nel 1600. I residenti saranno circa 600 nel 1897, quando Pescarenico divenne parrocchia staccandosi da Lecco-San Nicolò.
Lo “Stradun” è la grande arteria rettilinea che nel 1840 venne realizzata dal Punt Piccul di Lecco sino a Pescarenico. Il Punt Piccul è l’attuale piazza Manzoni, lo Stradun è corso Martiri della Liberazione. Pescarenico ha tuttora la sua chicca nella minuscola isola presso il ponte visconteo, un “affioramento” quasi triangolare con il perimetro di un vecchio muraglione su orto, una casa bassa ed una torretta circolare sulla punta meridionale bagnata dal fiume. In anni lontani si scrisse più volte di un progetto di valorizzazione turistica alberghiera.
L’isola venne presa d’assalto dai lecchesi, e non solo da loro, per le visite organizzate da Appello per Lecco con la regia di Corrado Valsecchi. Anche allora si parlò di rilancio dell’isola con uno spazio turistico, un angolo nautico, un museo dei pescatori e della navigazione. Tutto è rimasto come prima, lingua di terra quasi fuori dal mondo, tra l’acqua dell’Adda che corre verso l’abitato di Pescarenico.
La regata dei batei era occasione per ricordare tutto un passato di storia che poteva essere attualizzato e proiettato nel futuro. Ma ciò non è ancora avvenuto: la regata dei batei era come una campanella chiamata a suonare per sollecitare attenzioni dimenticate e pagine di storia da valorizzare.
Purtroppo mancano i vogatori per i remi della regata, tanto è vero che le ultime edizioni hanno avuto supporti esterni provenienti dalle file della gloriosa Canottieri Lecco 1895. Il vincitore dell’ultima edizione è stato Antonio Servedio, campione di remo e di vela, capo struttura della Canottieri Lecco, in particolare nel periodo estivo di partecipazione all’attività solare e nautica dei soci.
“Certo – ha dichiarato Antonio – ricordo la regata dei batei che era salita anche nella cronaca nazionale, paragonata a competizioni storiche come quella dei pescatori di Comacchio, delle valli vicine a Venezia ed altre ancora lungo la penisola e nelle isole vicine. Ricordo di aver vinto l’ultima edizione dove non mancava il concorso popolare ed il tifo dei presenti, in particolare nel tratto terminale davanti a piazza Era. Certo, sarebbe bello rivedere la regata dei batei per la Sagra di Pescarenico, ma occorre reclutare coloro che si impegnano sui remi, il che richiede esperti di tale settore e momenti di preparazione e di allenamento”.
Certo, anche la Sagra di Pescarenico è nata per recuperare una dimensione di comunità in un periodo in cui era crescente la polverizzazione dei rapporti tra gente anche vicina di casa. La Sagra di Pescarenico destò grande entusiasmo perché intendeva rilanciare i valori dell’amicizia, con l’augurio che continuasse ogni giorno dell’anno nella conoscenza e nella stima reciproca.
Dopo le vacanze estive, tra lidi lontani e vicini, la sagra riportava alla realtà di casa. Impegnarsi nel Palio per la contrada di appartenenza. Era un po’ come proiettarsi e rimanere nella realtà quotidiana della vita locale. Insomma, quei batei sulle acque dell’Adda erano veicoli di incontro, di amicizia, di comunità. La regata di Pescarenico era anche questo.
A.B.