I coniugi olginatesi Bosisio raccontano la loro missione tra gli 'ultimi' dell'Ecuador
Al fianco degli ultimi, ai confini del mondo. È una storia che parla di carità, fede e amore per il prossimo quella di Cristina e Carlo Bosisio, missionari laici che nel 1987, dopo le nozze, hanno lasciato Olginate per partire con l'Operazione Mato Grosso per l'Ecuador, che quindi è la loro casa da quasi quarant'anni, il posto dove hanno costruito una famiglia dando alla luce tre figli e dove hanno scelto di vivere una quotidianità tutt'altro che confortevole, in un contesto di povertà estrema "con tanto dolore e un senso di abbandono che spinge a interrogarsi nel profondo".
Originaria di Monza lei, nativo di Pescate lui, di recente i due coniugi hanno trascorso un periodo di "riposo" sul nostro territorio, approfittandone anche per tornare a Olginate dove lo scorso fine settimana hanno avuto modo di intervenire durante le celebrazioni festive in Chiesa parrocchiale per condividere con la comunità alcune "istantanee" della loro intensa esperienza oltreoceano.
"In Ecuador i nostri compagni di vita sono diventati gli anziani, spesso abbandonati dai figli emigrati all'estero, le donne sole con figli piccoli a carico, gli ammalati senza speranza di cura, i bambini disabili..." hanno raccontato a cuore aperto Cristina e Carlo, che peraltro da circa tre anni operano nella stessa missione - tra le più antiche sul posto dell'OMG - di un altro olginatese, padre Davide Marchio, a 2.800 metri di altezza sulle Ande.
"Noi viviamo nella casa parrocchiale nel centro di Chugchilan, un paese di circa 9.000 abitanti distribuiti anche nei villaggi nei dintorni: la zona è prevalentemente agricola, ma le condizioni climatiche rendono spesso difficile il lavoro nei campi, tanto che negli ultimi anni abbiamo assistito a un'importante ondata di migrazioni verso le città e gli Stati Uniti, dove in molti sperano di iniziare una nuova vita".
Vita che, come accennato, a Chugchilan procede invece in condizioni decisamente proibitive. "Il nostro impegno quotidiano si basa innanzitutto sull'ascolto dei bisogni delle tante persone che bussano alla nostra porta, con il peso sulle spalle di tanti problemi che necessitano di risposte concrete" hanno proseguito i coniugi Bosisio, animati da una fede incrollabile.
"Le esigenze riguardano proprio questioni primarie: l'alimentazione, la sanità - che in Ecuador non è in alcun modo gratuita -, in poche parole la sopravvivenza. Come dicevamo, molti anziani sono soli: spesso vivono di carità, in case - se è possibile definirle tali, considerando lo stato in cui versano - senza bagni né acqua. Tante donne sono vittime di violenza, mentre fra i bambini c'è la piaga della disabilità, particolarmente diffusa anche per via di gravidanze difficili e della pessima alimentazione delle madri. Noi siamo operativi in un centro diurno che dal lunedì al giovedì accoglie proprio una quindicina di minori con difficoltà fisiche, assistiti da una fisioterapista del posto, e ci occupiamo prevalentemente dell'accoglienza, dei pasti e dei trasporti; il venerdì, invece, di solito è dedicato alla catechesi, in aiuto a padre Davide nella preparazione di funzioni religiose e sacramenti del fine settimana".
"Il don, che tra l'altro dovrebbe rivedersi a Olginate la prossima estate, gestisce con successo una scuola di falegnameria, che rappresenta per molti giovanissimi una preziosa opportunità per formarsi in una prospettiva lavorativa e restare lontani dalla miseria" ci hanno raccontato ancora Cristina e Carlo.
"A questo proposito, il nostro stesso centro diurno ospita anche un doposcuola aperto a una trentina di bambini, che lì possono godersi un pasto "vero" - per la maggior parte di loro l'unico della giornata -, giocare insieme e soprattutto svolgere i compiti, cosa che non potrebbero mai fare in altri momenti vivendo, in molti casi, con nonni totalmente analfabeti".
Ma che cos'è che ogni giorno sorregge i due olginatesi convincendoli a portare avanti senza indugi e con tanto coraggio la loro missione? "L'Operazione Mato Grosso ci ha insegnato che il cammino della carità è il cammino di Dio: c'è, in sostanza, uno slancio nel fare proprie le sofferenze degli altri, uno spirito che sentiamo nostro e che dobbiamo trasmettere ai più giovani, per lasciare qualcosa di buono", la chiosa dei Bosisio, che ripartiranno per l'Ecuador fra circa tre settimane e nel frattempo continueranno qui il loro "pellegrinaggio" di testimonianza.
Nel Paese sudamericano, poi, Cristina e Carlo potranno anche riabbracciare una dei loro tre figli, l'unica femmina, che dopo essersi laureata in Italia - dove al compimento dei 18 anni sono tornati anche i suoi fratelli - ha deciso di ricongiungersi con la terra che l'ha vista crescere e ora, sposata e madre di due bambini, insegna italiano in università, in una città a due ore abbondanti di distanza da Chugchilan.
Ancora una volta, prendendo il volo per una terra tanto lontana, Cristina e Carlo Bosisio porteranno nel cuore la comunità di Olginate, che non dimentica mai i "suoi" missionari in giro per il mondo: in occasione del loro ritorno in paese, sul sagrato della Chiesa parrocchiale di Sant'Agnese, è stato quindi allestito un banco solidale di vendita di biscotti e dolci a sostegno della loro attività, che sarà sempre seguita a distanza con puntuali aggiornamenti e, soprattutto, ricordata nella preghiera quotidiana.
Originaria di Monza lei, nativo di Pescate lui, di recente i due coniugi hanno trascorso un periodo di "riposo" sul nostro territorio, approfittandone anche per tornare a Olginate dove lo scorso fine settimana hanno avuto modo di intervenire durante le celebrazioni festive in Chiesa parrocchiale per condividere con la comunità alcune "istantanee" della loro intensa esperienza oltreoceano.
"In Ecuador i nostri compagni di vita sono diventati gli anziani, spesso abbandonati dai figli emigrati all'estero, le donne sole con figli piccoli a carico, gli ammalati senza speranza di cura, i bambini disabili..." hanno raccontato a cuore aperto Cristina e Carlo, che peraltro da circa tre anni operano nella stessa missione - tra le più antiche sul posto dell'OMG - di un altro olginatese, padre Davide Marchio, a 2.800 metri di altezza sulle Ande.
"Noi viviamo nella casa parrocchiale nel centro di Chugchilan, un paese di circa 9.000 abitanti distribuiti anche nei villaggi nei dintorni: la zona è prevalentemente agricola, ma le condizioni climatiche rendono spesso difficile il lavoro nei campi, tanto che negli ultimi anni abbiamo assistito a un'importante ondata di migrazioni verso le città e gli Stati Uniti, dove in molti sperano di iniziare una nuova vita".
Vita che, come accennato, a Chugchilan procede invece in condizioni decisamente proibitive. "Il nostro impegno quotidiano si basa innanzitutto sull'ascolto dei bisogni delle tante persone che bussano alla nostra porta, con il peso sulle spalle di tanti problemi che necessitano di risposte concrete" hanno proseguito i coniugi Bosisio, animati da una fede incrollabile.
"Le esigenze riguardano proprio questioni primarie: l'alimentazione, la sanità - che in Ecuador non è in alcun modo gratuita -, in poche parole la sopravvivenza. Come dicevamo, molti anziani sono soli: spesso vivono di carità, in case - se è possibile definirle tali, considerando lo stato in cui versano - senza bagni né acqua. Tante donne sono vittime di violenza, mentre fra i bambini c'è la piaga della disabilità, particolarmente diffusa anche per via di gravidanze difficili e della pessima alimentazione delle madri. Noi siamo operativi in un centro diurno che dal lunedì al giovedì accoglie proprio una quindicina di minori con difficoltà fisiche, assistiti da una fisioterapista del posto, e ci occupiamo prevalentemente dell'accoglienza, dei pasti e dei trasporti; il venerdì, invece, di solito è dedicato alla catechesi, in aiuto a padre Davide nella preparazione di funzioni religiose e sacramenti del fine settimana".
"Il don, che tra l'altro dovrebbe rivedersi a Olginate la prossima estate, gestisce con successo una scuola di falegnameria, che rappresenta per molti giovanissimi una preziosa opportunità per formarsi in una prospettiva lavorativa e restare lontani dalla miseria" ci hanno raccontato ancora Cristina e Carlo.
"A questo proposito, il nostro stesso centro diurno ospita anche un doposcuola aperto a una trentina di bambini, che lì possono godersi un pasto "vero" - per la maggior parte di loro l'unico della giornata -, giocare insieme e soprattutto svolgere i compiti, cosa che non potrebbero mai fare in altri momenti vivendo, in molti casi, con nonni totalmente analfabeti".
Ma che cos'è che ogni giorno sorregge i due olginatesi convincendoli a portare avanti senza indugi e con tanto coraggio la loro missione? "L'Operazione Mato Grosso ci ha insegnato che il cammino della carità è il cammino di Dio: c'è, in sostanza, uno slancio nel fare proprie le sofferenze degli altri, uno spirito che sentiamo nostro e che dobbiamo trasmettere ai più giovani, per lasciare qualcosa di buono", la chiosa dei Bosisio, che ripartiranno per l'Ecuador fra circa tre settimane e nel frattempo continueranno qui il loro "pellegrinaggio" di testimonianza.
Nel Paese sudamericano, poi, Cristina e Carlo potranno anche riabbracciare una dei loro tre figli, l'unica femmina, che dopo essersi laureata in Italia - dove al compimento dei 18 anni sono tornati anche i suoi fratelli - ha deciso di ricongiungersi con la terra che l'ha vista crescere e ora, sposata e madre di due bambini, insegna italiano in università, in una città a due ore abbondanti di distanza da Chugchilan.
Ancora una volta, prendendo il volo per una terra tanto lontana, Cristina e Carlo Bosisio porteranno nel cuore la comunità di Olginate, che non dimentica mai i "suoi" missionari in giro per il mondo: in occasione del loro ritorno in paese, sul sagrato della Chiesa parrocchiale di Sant'Agnese, è stato quindi allestito un banco solidale di vendita di biscotti e dolci a sostegno della loro attività, che sarà sempre seguita a distanza con puntuali aggiornamenti e, soprattutto, ricordata nella preghiera quotidiana.
B.P.