Valmadrera: finisce a processo su 'indicazione' di un altro imputato, è assolto

Assolto per non aver commesso il fatto. E' la sentenza pronunciata lo scorso martedì mattina dal giudice in ruolo monocratico Bianca Maria Bianchi, nei confronti di A.F., un soggetto di 34 anni residente in Emilia Romagna, finito a processo con l'accusa di truffa. Ad ''incastrarlo'' erano state le dichiarazioni rese lo scorso anno dall'imputato di un procedimento scaturito dalla denuncia di una valmadredese. Quest'ultima si era infatti recata dai carabinieri della locale stazione - nel dicembre 2018 - segnalando di essere stata truffata da quello che inizialmente pareva a tutti gli effetti essere l'acquirente di una bicicletta di cui la donna aveva inserito un annuncio online, finalizzato alla vendita della stessa.
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Come capita purtroppo non di rado, invece di incassare la somma pattuita, la vittima però l'aveva ''versata'' ad un ignoto truffatore. Portatasi ad uno sportello postale, convinta di ''ricevere'' il denaro per la vendita della due ruote, la valmadredese aveva effettuato - su indicazione del suo intelocutore telefonico - più ricariche (per un importo complessivo pari a 2200 euro) sulla postepay risultata poi essere intestata ad un altro giovane, anch'egli residente in Emilia Romagna. Le indagini dei carabinieri, risaliti facilmente all'identità del possessore della carta postale, avevano portato sul banco degli imputati un giovane residente in provincia di Reggio, con l'accusa (ovviamente) di truffa. Nella deposizione al cospetto del giudice Martina Beggio, quest'ultimo aveva però raccontato di aver ceduto  qualche tempo prima dei fatti occorsi alla valmadredese, la postepay a lui intestata ad un conoscente, in cambio di una somma di denaro. Senza nascondere i problemi di tossicodipendenza che lo affliggevano in quel periodo, l'imputato aveva appunto spiegato di aver accolto la richiesta dell'amico senza chiedergli spiegazioni, nella speranza di racimolare qualche soldo utile ad acquistare lo stupefacente. Una versione ritenuta credibile dal giudice, che nell'assolvere il giovane emiliano, aveva restituito gli atti alla Procura chiedendo di valutare eventuali profili di responsabilità nei confronti del soggetto che sarebbe entrato in possesso della postepay al centro della vicenda. Così è stato: il fascicolo - stavolta a carico di A.F. - è tornato in aula, incardinato al cospetto del giudice Bianchi. L'istruttoria dibattimentale nelle scorse settimane ha visto sfilare uno dopo l'altro diversi testimoni, fra cui il giovane assolto dal Tribunale lecchese, che ha ribadito la versione già resa negli scorsi mesi. Dal suo racconto è però emerso che il conoscente a cui aveva ceduto la postepay (vale a dire l'imputato) l'avrebbe a sua volta consegnata ad una terza persona di cui non gli aveva però palesato l'identità.
Chiusa l'istruttoria, martedì il giudice ha dato la parola alle parti per la discussione finale. Se il vice procuratore onorario Mattia Mascaro ha chiesto la condanna del soggetto a giudizio alla pena di 8 mesi oltre al pagamento di 1500 euro di multa, si è espressa in senso contrario l'avvocato Giuliana Casti, che assisteva d'ufficio l'imputato, evidenziando come a suo avviso dal processo non sia emersa, oltre ogni ragionevole dubbio, la prova circa la penale responsabilità dell'imputato che peraltro - a suo avviso - non sarebbe stato nemmeno messo a conoscenza del procedimento penale a suo carico.
Dopo essersi ritirata in camera di consiglio, la dottoressa Bianchi ha assolto A.F. per non aver commesso il fatto, indicando in novanta giorni i termini per il deposito della sentenza.
G.C.
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