In viaggio a tempo indeterminato/337: dentro la mia isola

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"Chiudere la realtà, dentro la tua isola
ma non perdere la voglia di volare..."
Cantavano i Tiromancino nel 2004.
Mi ricordo che ogni volta che ascoltavo quella canzone, quelle due frasi lì mi colpivano particolarmente. In quel mare di parole, attiravano la mia attenzione fino a portarmi ad immaginare un'isola con racchiusa una realtà parallela, modellata sul pensiero di ciascuno.
Un'isola da cui andarsene per poi tornare, senza però mai perdere la voglia di volare.
Sono sempre più convinta che nella nostra memoria esista un cassetto apposito per le canzoni che si riapre ogni volta che parte una melodia familiare. Perché non riesco a trovare nessun'altra spiegazione del perché io ricordi perfettamente il testo di una canzone di vent'anni fa, ma poi non abbia idea del nome della città dove siamo stati la settimana scorsa.
Ma a parte questo, mi sono venuti i brividi quando sull'autobus per la costa est della Malesia, nelle cuffie è partita questa canzone.
È successo tutto casualmente.
Quella canzone era lì, nell'inesplorabile mondo della "riproduzione casuale", tra un brano di Gio Evan, che mannaggia mi fa sempre piangere, e un pezzo degli 883 che suona sempre come una coccola.
Quello che però mi ha fatto venire la pelle d'oca quando ho sentito la canzone dei Tiromancino, è il fatto che stessimo andando proprio su un'isola.
Sarà un segno? Sarà proprio questo pezzetto di terra circondato dal mare, quella famosa isola?
Non lo so.
Fatto sta che Tioman per noi è stata diversa.
Quando ascoltavo quella canzone sull'autobus, però, ancora non potevo saperlo.

In Malesia ci sono 878 isole e 510 oggetti di rilevanza geografica.
Tralasciando il secondo numero che non so perché continuo ad associare alla frase "oggetto non identificato" che in genere viene pronunciata nei film di invasioni aliene, direi che 800 e passa isole è un numero enorme.
Ammetto la mia ignoranza in geografia perché onestamente non avrei immaginato una cifra tale.
Io ne conosco sei, se mi impegno molto al massimo arrivo a nominare sette isole malesi. E onestamente sapevo ce ne fossero altre ma non pensavo di non conoscerne addirittura 870.
L'esorbitante numero è venuto fuori da una rapida ricerca nel magico mondo di internet.
Siccome a quel punto mi ero infilata in una ricerca di isole, sono andata anche a vedere quante isole avesse l'Italia.
Informazione anche questa utilissima, quindi ne riparlo alla fine per lasciare un po' di suspense.
Ma torniamo alla Malesia e a un'isola in particolare: Tioman.
È proprio lì che ci stavamo dirigendo quando ho sentito quella famosa canzone.
Tioman si trova a 40 km dalla costa malese e ha una forma molto particolare. Quando ci si avvicina con la barca, saltano all'occhio due enormi rocce, chiamate "orecchie d'asino" per la loro forma peculiare.
In passato, queste formazioni rocciose erano un punto di riferimento per i mercanti che solcavano questo tratto di mare.
Vedendole all'orizzonte, i marinai sapevano che su quell'isola avrebbero trovato un riparo, della legna e dell'acqua fresca.
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Oggi su Tioman ci sono otto villaggi e la popolazione si sposta tra uno e l'altro con le barche. L'unica strada praticabile è, infatti, nel nord dell'isola mentre il resto è coperto da una fitta giungla.
Appena sbarcata sull'isola ho provato una strana sensazione. Sembrava non ci fosse nessuno. I piccoli ristoranti erano tutti chiusi ma i tavoli ben organizzati. Le bottiglie di ketchup piene, facevano pensare che fosse una chiusura temporanea, come se tutti in quel momento fossero occupati in qualcosa di più importante e avessero lasciato lì tutto così.
La sorte sembrava la stessa anche per i pochi alloggi vicino alla spiaggia. Il nostro, lo avevamo contattato qualche giorno prima tramite messaggio. Avevamo avuto il numero da alcuni amici che erano stati lì anni prima. Ma appena arrivati sembrava abbandonato.
Ci siamo seduti ad aspettare sull'amaca sotto un albero e intanto iniziavamo a dubitare che andare su quell'isola fosse stata una buona idea.
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C'era una calma a cui non eravamo più abituati. Quasi fastidiosa ma non silenziosa.
Su due alberi qualche metro più in là, infatti, dei pipistrelli volpe emettevano suoni striduli che rompevano la quiete. Non riuscivo a smettere di osservare quei piccoli sacchetti neri penzolanti che si agitavano.
Fortunatamente dopo una decina di minuti, il ragazzo che gestiva gli alloggi è arrivato per consegnarci le chiavi della nostra capanna. Piccola e spartana ma con tutto quello di cui avevamo bisogno e soprattutto a due passi dalle acque limpide di quel tratto calmo di mare.
Siamo stati una settimana in quella capanna e la cosa più complicata per noi è stato rallentare. Non eravamo davvero più abituati a stare fermi in un solo posto e ce ne siamo accorti già dal secondo giorno.
È stato un esercizio che abbiamo capito dovremo ripetere più spesso.
Viviamo una vita fatta di stimoli continui, di posti nuovi da vedere ogni giorno, di incertezze costanti e quando ci fermiamo un po' più a lungo ci sentiamo quasi persi.
Tioman non so se sia l'isola che immaginavo quando ascoltavo la canzone dei Tiromancino, ma di sicuro è stato il luogo dove abbiamo apprezzato la lentezza e la staticità.

Ah, le isole italiane! Secondo i dati sarebbero 800 e di queste solo 77 abitate. Lo so, è sconvolgente ma io ancora non ho capito dove stanno nascoste tutte queste isole...
Angela (e Paolo)
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