Lecco perduta/435: i 'crapuni' di Laorca che non volevano perdere il Municipio
I “crapuni” di Laorca non volevano perdere il loro municipio cento anni fa quando decollò l’operazione di aggregazione civica fra diversi Comuni della zona di Lecco città. È un evento che viene ricordato in occasione della tradizionale festa della terza domenica di luglio, la compatronale per Laorca, con la Madonna del Carmelo, che ha scavalcato da tempo per importanza e solennità la principale patronale che è quella dei Santi Pietro e Paolo con la chiesa, risalente al 1632, all’interno del vecchio nucleo.
Nel numero speciale del notiziario parrocchiale sui programmi della festa 2024 vi è una ricostruzione storica di quanto avvenne circa l’opposizione di Laorca al progetto di realizzare la “Grande Lecco”, come poi è avvenuto. Nel gruppo degli unificandi Laorca era il quinto Comune per numero di abitanti, esattamente 1.806; era preceduto da Castello, Acquate, Rancio, San Giovanni.
Le petizioni avanzate da Laorca sottolineavano la sua posizione periferica, ultimo Comune sulla strada verso la Valsassina, prima di Ballabio, ma evidenziavano anche i sei chilometri circa di strade, in larga parte acciottolate, e l’esistenza di un acquedotto pubblico senza tubazioni in ghisa ma con conduttura in cemento e mattone. Si poneva, altresì, in evidenza il monumentale cimitero alle grotte, con una tradizione funeraria di densa radice popolare e di notevole spessore storico-culturale.
Non mancarono i richiami ai monti circostanti, dal San Martino, alla parete del Medale, alla Val Calolden, il solco vallivo boscoso lungo l’intero tracciato, che raggiungeva i Piani Resinelli dove il confine arrivava alla località isolata di Costa Adorna, che si troverà a sei chilometri da Laorca con la realizzazione della nuova arteria stradale verso i Resinelli, nel 1934/1936. Sino a qualche anno fa un cittadino residente nella zona aveva la distanza record di sei chilometri per raggiungere il seggio elettorale in quartiere Laorca. Un primato per la città di Lecco.
Il Comune, oltre a documenti e istanze avanzate più volte in quel periodo verso le sedi competenti, si affidava anche a una mobilitazione popolare che aveva già vissuto momenti storici, eccezionali per il tempo corrente. I rappresentanti di 194 famiglie di Laorca vennero chiamati a votare il 13 gennaio 1861 circa la decisione di dividere per sesso i fedeli all’interno della parrocchiale.
1861, l’anno dopo la storica spedizione dei Mille, base di partenza per il cammino dell’Unità Nazionale e come riferimento unitario di un movimento che portò, nell’arco del decennio successivo, la capitale d’Italia prima da Torino a Firenze e poi a Roma con gli eventi del 20 settembre 1870 a Porta Pia. Ecco, Laorca all’inizio della seconda metà dell’Ottocento aveva già fissato un traguardo di eccezionale rilevanza con il referendum del 13 gennaio 1861. Vinse a schiacciante maggioranza la novità della divisione con 177 schede favorevoli e solo 17 contrarie. È una memoria storica che merita di essere ricordata e sottolineata per evidenziare una presenza e una partecipazione di popolo che va oltre le pur benemerite sagre paesane.
Per l’origine della festa della Madonna del Carmine, che è occasione quest’anno per un salto nel tempo trascorso di 100 anni, con Laorca municipio, bisogna risalire al 1839, quando venne costituita la relativa confraternita. Erano cittadini di spicco nella comunità locale, che hanno valorizzato la ricorrenza della terza domenica di luglio alternando cerimonie religiose e momenti di popolare convivenza. Poi la confraternita ha cambiato regole e abitudini, ma la tradizione della festa della terza domenica di luglio è rimasta, pur subendo le altalene ricorrenti della storia. Negli anni di primo Novecento, le cronache del tempo riferiscono di una vertiginosa arrampicata sull’albero della cuccagna, issato per l’occasione nella piazzetta dei crapuni, presso la storica colonna. Era una prova di abilità e di forza fisica, riservata a montanari e agricoltori, ma anche ai ferasciet delle officine del Gerenzone. Sono tutte memorie che portano oggi a ricordare quell’unificazione imposta dalla storia e dalle trasformazioni epocali dei tempi, con nuovi mezzi di comunicazione che cancellavano le distanze e avvicinavano gli abitati e gli abitanti.
Oggi Laorca può indicare cimeli di quella storia lontana; la colonna dei crapuni davanti alla chiesa dei Santi Pietro e Paolo, la “strada della storia” con le vecchie targhe indicanti centri vicini, i vecchi cortili del nucleo centrale, la salita verso il cimitero e San Giovanni ai Morti, le grotte sovrastanti, dove sostarono personaggi illustri, da Leonardo da Vinci ad Antonio Stoppani. C’è quella targa popolare “Fermati o passegger e bagna il becco, che metà strada sei tra Ballabio e Lecco”, pietra di accoglienza e di ospitalità antica, ancora presente nella società contemporanea, nella fretta dei motori. E questo fa capire che, se il progresso non può essere allentato o frenato, la cortesia e l’amicizia devono rimanere sempre attuali. Laorca non ha fermato, cento anni fa, la sua cancellazione municipale, ma ha conservato tracce di un sentimento antico, fatto di semplici ma sincere parole, contrassegnato da gesti di solidarietà.
Nel numero speciale del notiziario parrocchiale sui programmi della festa 2024 vi è una ricostruzione storica di quanto avvenne circa l’opposizione di Laorca al progetto di realizzare la “Grande Lecco”, come poi è avvenuto. Nel gruppo degli unificandi Laorca era il quinto Comune per numero di abitanti, esattamente 1.806; era preceduto da Castello, Acquate, Rancio, San Giovanni.
Le petizioni avanzate da Laorca sottolineavano la sua posizione periferica, ultimo Comune sulla strada verso la Valsassina, prima di Ballabio, ma evidenziavano anche i sei chilometri circa di strade, in larga parte acciottolate, e l’esistenza di un acquedotto pubblico senza tubazioni in ghisa ma con conduttura in cemento e mattone. Si poneva, altresì, in evidenza il monumentale cimitero alle grotte, con una tradizione funeraria di densa radice popolare e di notevole spessore storico-culturale.
Non mancarono i richiami ai monti circostanti, dal San Martino, alla parete del Medale, alla Val Calolden, il solco vallivo boscoso lungo l’intero tracciato, che raggiungeva i Piani Resinelli dove il confine arrivava alla località isolata di Costa Adorna, che si troverà a sei chilometri da Laorca con la realizzazione della nuova arteria stradale verso i Resinelli, nel 1934/1936. Sino a qualche anno fa un cittadino residente nella zona aveva la distanza record di sei chilometri per raggiungere il seggio elettorale in quartiere Laorca. Un primato per la città di Lecco.
Il Comune, oltre a documenti e istanze avanzate più volte in quel periodo verso le sedi competenti, si affidava anche a una mobilitazione popolare che aveva già vissuto momenti storici, eccezionali per il tempo corrente. I rappresentanti di 194 famiglie di Laorca vennero chiamati a votare il 13 gennaio 1861 circa la decisione di dividere per sesso i fedeli all’interno della parrocchiale.
1861, l’anno dopo la storica spedizione dei Mille, base di partenza per il cammino dell’Unità Nazionale e come riferimento unitario di un movimento che portò, nell’arco del decennio successivo, la capitale d’Italia prima da Torino a Firenze e poi a Roma con gli eventi del 20 settembre 1870 a Porta Pia. Ecco, Laorca all’inizio della seconda metà dell’Ottocento aveva già fissato un traguardo di eccezionale rilevanza con il referendum del 13 gennaio 1861. Vinse a schiacciante maggioranza la novità della divisione con 177 schede favorevoli e solo 17 contrarie. È una memoria storica che merita di essere ricordata e sottolineata per evidenziare una presenza e una partecipazione di popolo che va oltre le pur benemerite sagre paesane.
Per l’origine della festa della Madonna del Carmine, che è occasione quest’anno per un salto nel tempo trascorso di 100 anni, con Laorca municipio, bisogna risalire al 1839, quando venne costituita la relativa confraternita. Erano cittadini di spicco nella comunità locale, che hanno valorizzato la ricorrenza della terza domenica di luglio alternando cerimonie religiose e momenti di popolare convivenza. Poi la confraternita ha cambiato regole e abitudini, ma la tradizione della festa della terza domenica di luglio è rimasta, pur subendo le altalene ricorrenti della storia. Negli anni di primo Novecento, le cronache del tempo riferiscono di una vertiginosa arrampicata sull’albero della cuccagna, issato per l’occasione nella piazzetta dei crapuni, presso la storica colonna. Era una prova di abilità e di forza fisica, riservata a montanari e agricoltori, ma anche ai ferasciet delle officine del Gerenzone. Sono tutte memorie che portano oggi a ricordare quell’unificazione imposta dalla storia e dalle trasformazioni epocali dei tempi, con nuovi mezzi di comunicazione che cancellavano le distanze e avvicinavano gli abitati e gli abitanti.
Oggi Laorca può indicare cimeli di quella storia lontana; la colonna dei crapuni davanti alla chiesa dei Santi Pietro e Paolo, la “strada della storia” con le vecchie targhe indicanti centri vicini, i vecchi cortili del nucleo centrale, la salita verso il cimitero e San Giovanni ai Morti, le grotte sovrastanti, dove sostarono personaggi illustri, da Leonardo da Vinci ad Antonio Stoppani. C’è quella targa popolare “Fermati o passegger e bagna il becco, che metà strada sei tra Ballabio e Lecco”, pietra di accoglienza e di ospitalità antica, ancora presente nella società contemporanea, nella fretta dei motori. E questo fa capire che, se il progresso non può essere allentato o frenato, la cortesia e l’amicizia devono rimanere sempre attuali. Laorca non ha fermato, cento anni fa, la sua cancellazione municipale, ma ha conservato tracce di un sentimento antico, fatto di semplici ma sincere parole, contrassegnato da gesti di solidarietà.
A.B.