Lecco: i comuni raccolgono l'invito di Avviso Pubblico. Un confronto sulla legalità

Si è svolto l'altra sera in sala don Ticozzi a Lecco l’incontro con gli enti locali promosso dal coordinamento provinciale di Avviso Pubblico, associazione che, riunendo i diversi amministratori, promuove la cultura della legalità democratica sul territorio. Sono stati più di venti i comuni aderenti all’iniziativa, chiamati dalla Provincia per approfondire alcuni temi urgenti, anche alla luce delle recenti riforme. Il gioco d’azzardo e gli appalti pubblici sono solo alcune delle questioni più problematiche, sui quali l’associazione redige report e ne controlla periodicamente gli andamenti.
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Alcune immagini delle iniziative portate avanti nel lecchese da Avviso Pubblico

''Erroneamente si pensa che queste questioni, relative agli appalti pubblici piuttosto che alla gestione dei beni confiscati alle mafie, siano problemi lontani da noi e dai nostri territori. È esattamente il contrario, l’ente locale spesso si trova da solo a dover gestire aspetti sempre più complessi, frutto di riforme intervenute ''dall’alto'' senza che concretamente si dica ai comuni come operare'' ha spiegato Paolo Lanfranchi, coordinatore provinciale di Avviso Pubblico, intervenuto alla serata insieme a Carlo Malugani, consigliere provinciale referente della Provincia di Lecco per Avviso Pubblico, Andrea Bosi, vicepresidente di Avviso Pubblico, Massimo Masetti portavoce nazionale per di Avviso Pubblico per il contrasto al gioco d’azzardo, Giovanna Trombetti, direttrice area sviluppo economico e sociale della città di Bologna e Fabio Bottero, coordinatore regionale.
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Sul territorio i numeri di euro ''giocati'' sono via via in aumento, considerando anche le nuove frontiere legate all’online che hanno aperto le porte ad un gioco d’azzardo più immediato ed al contempo più rischioso. Quando diviene patologia, il gioco determina la perdita del controllo, un bisogno fortissimo di continuare a giocare, procurarsi denaro a dispetto di tutte le conseguenze negative. ''Gli ultimi report evidenziano dati preoccupanti, il numero di persone, soprattutto giovani, che ne sono dipendenti è in continuo aumento. Questo è certamente favorito dalla crescita dell’offerta da gioco, dalla sua diffusione capillare nel territorio, dalla possibilità di accedervi anche via internet e dalle insistenti campagne pubblicitarie'' hanno spiegato i relatori, analizzando quali misure si potrebbero concretamente mettere in campo per ridurre il fenomeno.
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Paolo Lanfranchi

Le linee guida definite a livello nazionale evidenziano l’importanza delle iniziative di carattere educativo, di sensibilizzazione, sia per il gioco nelle sale che online, per favorirne l’accesso ai centri di assistenza sanitaria. ''Oltre agli obblighi di riorganizzazione degli spazi già previsti (divieto di oscuramento delle finestre, orologi alle pareti, divieto di fumo, corner con materiale informativo anche sulle possibilità di vincita) ed alla modifica della distribuzione delle vincite/ perdite (con il controllo del payback) sarebbe utile prevedere dei regolamenti particolari legati alla pubblicità del gioco d’azzardo, che dovrebbe essere vietata ma di fatto esiste, e modificare gli orari di apertura delle sale'' hanno spiegato. 
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Centrale anche il tema del recupero dei beni confiscati alle mafie. Regione Lombardia, dopo Sicilia, Campania e Calabria si posiziona al quarto pasto per il numero di immobili sequestrati alla criminalità organizzata, un numero elevato la cui gestione, alla fine, grava sui comuni. ANBSC, ai sensi del codice Antimafia, interviene infatti nella prima fase ''giudiziaria'' di affiancamento all’autorità giudiziaria, acquisizione e analisi dei dati, verifica dello stato dei beni e, tramite poi gli uffici territoriali del governo, si occupa della gestione operativa di questi beni. Regione Lombardia ha istituito un fondo per finanziare gli enti locali e i soggetti concessionari dei beni stessi per la realizzazione di interventi di manutenzione e risanamento conservativo, per il recupero ai fini sociali o anche istituzionali dei beni immobili.
''Due sono gli aspetti rilevanti di quest’ultima fase in capo ai comuni: il Governo ha deciso di cancellare alcune misure del Pnnr dedicate proprio alla valorizzazione dei beni confiscati alle mafie. Si tratta di una cifra molto consistente, 300 milioni di euro, stanziati nel novembre del 2021, per i quali era già stata pubblicata la graduatoria definitiva di ammissione al finanziamento degli enti locali. Inoltre, vorremmo delle linee guida più specifiche per gli enti locali, i quali non vengono supportati nella gestione ultima di questi immobili. Anche in tema di appalti, la recente modifica della normativa, che ha innalzato le soglie massime per l’affidamento diretto dei contratti pubblici e per il ricorso alla procedura negoziata senza bando, costringe gli enti locali ad avere un occhio ancor più vigile'' hanno aggiunto i relatori, preoccupati che le recenti modifiche possano aumentare la violenza mafiosa nei territori.
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Il coordinatore provinciale Paolo Lanfranchi si è espresso duramente sulla decisione di abolire il reato di abuso d’ufficio, dicendosi molto preoccupato di questa scelta compiuta dal legislatore, affinché non si traduca nell’anticamera di illecite ingerenze. ''Nel silenzio generale, è gravemente diventata legge la proposta del Ministro Nordio di abolire il reato di abuso d'ufficio; gravemente, in quanto l'abrogazione rappresenta un preoccupante smacco alla lotta e all'impegno in favore della trasparenza nella Pubblica Amministrazione, di cui Avviso Pubblico, in tutta Italia, si fa portavoce'' ha spiegato. Il reato di abuso di ufficio era infatti stato previsto a presidio e tutela del cittadino, affinché quest'ultimo non restasse leso nei suoi diritti a causa condotte di "favoritismo affaristico" da parte degli ufficiali della Pubblica Amministrazione, circoscrivendo e punendo la condotta illegittima dei funzionari pubblici che "...nello svolgimento delle proprie funzioni, avessero intenzionalmente procurato a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale o avessero arrecato ad altri un danno ingiusto".
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''Su tali basi, l'abuso di ufficio era anche considerato un vero e proprio reato "spia" delle più ampie condotte corruttive, con funzioni di repressione generale, preventive e strumentali. Va da sé, quindi, che la sua abrogazione, oltre ad aver creato un vuoto di tutela all'interno dell'ordinamento giuridico, porterà, come conseguenza principale, il pericolo, attuale e concreto, di lasciare impuniti eventuali atti di vessazione o discriminazione (basti pensare ai casi di "concorsi truccati" o di "agevolazioni" a taluni imprenditori a scapito di altri) posti intenzionalmente in essere  a danno del privato e che dunque resteranno, a partire da oggi, privi di qualunque sanzione penale'' ha concluso, esprimendo preoccupazione a nome di tutto il coordinamento provinciale lecchese, facendo appello ai funzionari pubblici, incaricati di pubblico servizio e agli amministratori del territorio affinché essi stessi controllino, verifichino e si facciano portavoce e difendano i principi di trasparenza, imparzialità e del buon andamento della Pubblica Amministrazione.
Sara Ardagna
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