'Non si deve morire in carcere': maratona oratoria con la Camera Penale di Como e Lecco

"Non si può e non si deve morire di carcere". Dallo scorso 29 maggio - con l'iniziativa destinata a proseguire "fino a data da destinarsi" - lo stanno ribadendo pubblicamente cittadini, avvocati, magistrati, operatori del settore e politici, prendendo la parola uno dopo l'altro, ciascuno per declinare tale importante messaggio secondo la propria sensibilità, il proprio vissuto e le proprie competenze.
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La maratona oratoria, lanciata dalle Camere Penali, quest'oggi ha fatto tappa, per iniziativa dell'articolazione locale, a Como, coinvolgendo entrambi i rami del Lario. Dinnanzi al Palazzo di Giustizia di viale Lorenzo Spallino, toghe comasche e lecchesi, come altri attori del sistema giustizia, si sono alternate al microfono, rappresentando alla società civile la condizione inumana dei detenuti, ma anche il degrado della realtà carceraria nella quale si vedono costretti a svolgere la propria attività lavorativa gli agenti della Polizia Penitenziaria e gli operatori tutti.
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Il presidente della Camera Penale di Como-Lecco avv. Pacia e il vice avv. Pelizzari
In particolare, l'avvocato Stefano Pelizzari, vicepresidente della Camera Penale di Como e Lecco, si è soffermato sul numero di suicidi tra i secondini che doppia quello degli altri appartenenti alle forze dell'ordine. "Essere costantemente a contatto con il disagio umano è causa di questo allarmante fenomeno", ha sostenuto, davanti ad una platea di colleghi e cittadini che, trovandosi a passare dinnanzi all'uscio del Tribunale, si sono fermati ad ascoltare gli interventi che, senza soluzione di continuità, si sono protratti per tutto l'arco della mattinata.
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Al 31 maggio 2024 nelle carceri italiane erano presenti 61.547 detenuti a fronte di una capienza massima di 51.241. Oltre 10.000 persone in più, che porteranno l'Italia a essere nuovamente sanzionata dalla CEDU. Una situazione che, ben oltre la multa, richiede risposte che, denunciano le Camere Penali attraverso questa iniziativa, tardano ad arrivare, per "l’irresponsabile indifferenza della politica", come sottolineato della Giunta. 
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"I decisori politici hanno offerto un’indecorosa immagine di totale immobilismo, bloccati da interessi meramente opportunistici, determinati dal timore della perdita di consenso elettorale derivante dall’assunzione di doverosi provvedimenti di clemenza come l’indulto, o anche semplicemente restitutori delle sofferenze indebitamente inflitte ai detenuti, come la liberazione speciale anticipata". A farne le spese la "dignità umana", soffocata dalle inefficienze del sistema e dalle mancate riforme.
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Con il mesto contatore dei suicidi dietro le sbarre che, a oggi, segna già ben 53 gesti estremi da inizio 2024. L'ultimo soltanto il 7 luglio nel carcere di Potenza. Il detenuto aveva 81 anni (!). Poteva essere il nonno del ventenne (20!) e del diciannovenne (19!) che lo precedono nell'inquietante elenco, morti “in cattività” soltanto tre giorni prima.
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