Carenno: festa, tra la nebbia, per il 90° del gruppo alpini, con l'invito all'impegno per la comunità
L'acquazzone, per fortuna, si è abbattuto sul paese di buon mattino, "passando oltre" poco prima dell'inizio delle celebrazioni. Quando è stato il momento di sfilare, è stata però la nebbia ad avvolgere l'abitato, quasi fosse novembre invece di domenica 7 luglio. Sono dunque scatti "velati" quelli che finiranno negli annali del gruppo alpini di Carenno, giunto al traguardo del 90° di fondazione.
Oltre l'inaspettata e insolita patina bianca, però, ben si notano i sorrisi orgogliosi delle penne nere del piccolo borgo della Val San Martino, ben consce di averne fatta di strada e di averne ancora tanta davanti, con un anniversario importante da festeggiare già il prossimo anno: il 40° del "loro" Sacrario del Monte Tesoro. "Sacrario, non chiesetta", come ha rimarcato, davanti a tutti gli intervenuti, il vicepresidente della Sezione di Bergamo Stefano Casetto.
"Costruito in zona impervia. Ma per gli alpini non esiste l'impossibile" ha detto, ringraziando tutti coloro che hanno lavorato per rendere possibile la festa (e le loro famiglie), dopo aver onorato la memoria di due colonne del gruppo di Carenno, andate avanti: Fedele Balossi, reduce di ben 4 fronti, instancabilmente vicino all'ANA ed impegnato a trasmetterne i valori, per non dimenticare e Natale Carsana, "baluardo fedele", sempre pronto a rimboccarsi le maniche con le sue penne nere.
"Con questo qua tu puoi fare tutto" aveva risposto, quest'ultimo, indicando il cappello, a Mirco Bussolati, curioso di indagare, durante uno dei tanti momenti trascorsi al Tesoro, da dove gli alpini traggono la loro forza. Lo ha raccontato lo stesso attuale capogruppo, ricordando altresì di essersi trovato iscritto al sodalizio carennese - pur essendo "forestiero" - dopo aver annunciato al suocero Gaetano il fidanzamento con sua figlia, iniziando così a conoscerne i membri, fino appunto ad essere scelto quale guida.
"Io ero scettico - ha detto ai piedi del monumento ai Caduti, raggiunto in corteo dal centro sportivo, tornando alle parole di Natale sul cappello - ma nel corso degli anni ho imparato che in effetti è abbastanza magico. Con il cappello in testa le differenze si azzerano, partiamo tutti dalla stessa linea" ha detto, per sottolineare come tutti, ciascuno per le proprie competenze, si lavori nella stessa direzione, per poi aggiungere come anche le differenze anagrafiche diventino meno evidenti, con veci e bogia sullo stesso piano, trovando sempre un accordo anche quando i più anziani magari dissentono rispetto alle novità introdotte dai più giovani.
Ed ancora, "il 90% delle volte che indossiamo il cappello lo facciamo per far fatica, per donare il nostro tempo ad altri. Eppure poi ricordiamo solo i momenti belli, le feste, il bicchiere di vino bevuto insieme...".
Belle parole, pronunciate davanti anche a tanti commilitoni anche di altri gruppi, alla fanfara di Prezzate e alla Banda Donizetti di Calolzio e a concittadini scesi in strada per prendere parte alla ricorrenza. "Invito - ha aggiunto Bussolati - tutti quelli che sono qui a dedicarsi agli altri. Il tempo lo si trova, basta avere motivazione e voglia di mettersi in gioco. Ne gioverà il paese, ma ne gioverete anche voi stessi. Agli alpini di Carenno dico invece andiamo avanti. Siete il grande gruppo di Carenno". Immancabile l'applauso.
Con il messaggio ripreso anche dal sindaco Luca Pigazzini, ancora in fascia tricolore dopo aver pronunciato uno dei suoi primi discorsi da primo cittadino, 10 anni fa, in occasione proprio dell'80° degli alpini e dopo aver, da amministratore, toccato ancor più con mano, in questi due lustri, l'impegno del gruppo, "che si vede non solo nei momenti di festa, ma soprattutto in quelli di bisogno", come ha rimarcato, facendo riferimento, in particolare, al periodo del Covid. Citando Pertini, il borgomastro - alla presenza anche dei colleghi sindaci o loro delegati di tutta la Valle - ha elevato gli alpini a esempio per i giovani, spronando a sua volta all'impegno per gli altri dentro la comunità.
"Ai giovani dico godetevi la vita e il mondo, abbandonate il cellulare e date una mano" l'invito rivolto ai ragazzi anche dal graduato capo Simona Mazzoleni, carennese entrata nell'Esercito.
Lo speaker Stefano Biffi, prima di instradare tutti verso la parrocchiale per la santa messa, ha dato la parola anche a Alessandro De Lisi, consigliere delegato della Fondazione Falcone, rappresentata anche da uno striscione, portato in corteo dai ragazzi del Campo Scuola Rispetto e Natura, arrecante una frase del giudice ucciso dalla mafia: "la maggior parte delle persone preferisce lamentarsi piuttosto che fare". Non vale certo per gli alpini.
E quelli della Val San Martino lo hanno dimostrato anche a Palermo, dando il loro contributo per concretizzare il progetto del Museo del Presente. E proprio per la sua inaugurazione, il curatore della Fondazione, ha nuovamente invitato le penne nere della sezione di Bergamo nel capoluogo isolano, per accogliere insieme il Presidente della Repubblica, ulteriormente rafforzando il legame venutosi a creare.
Facendo festa tutti insieme, insomma, come domenica a Carenno.
Oltre l'inaspettata e insolita patina bianca, però, ben si notano i sorrisi orgogliosi delle penne nere del piccolo borgo della Val San Martino, ben consce di averne fatta di strada e di averne ancora tanta davanti, con un anniversario importante da festeggiare già il prossimo anno: il 40° del "loro" Sacrario del Monte Tesoro. "Sacrario, non chiesetta", come ha rimarcato, davanti a tutti gli intervenuti, il vicepresidente della Sezione di Bergamo Stefano Casetto.
"Costruito in zona impervia. Ma per gli alpini non esiste l'impossibile" ha detto, ringraziando tutti coloro che hanno lavorato per rendere possibile la festa (e le loro famiglie), dopo aver onorato la memoria di due colonne del gruppo di Carenno, andate avanti: Fedele Balossi, reduce di ben 4 fronti, instancabilmente vicino all'ANA ed impegnato a trasmetterne i valori, per non dimenticare e Natale Carsana, "baluardo fedele", sempre pronto a rimboccarsi le maniche con le sue penne nere.
"Con questo qua tu puoi fare tutto" aveva risposto, quest'ultimo, indicando il cappello, a Mirco Bussolati, curioso di indagare, durante uno dei tanti momenti trascorsi al Tesoro, da dove gli alpini traggono la loro forza. Lo ha raccontato lo stesso attuale capogruppo, ricordando altresì di essersi trovato iscritto al sodalizio carennese - pur essendo "forestiero" - dopo aver annunciato al suocero Gaetano il fidanzamento con sua figlia, iniziando così a conoscerne i membri, fino appunto ad essere scelto quale guida.
"Io ero scettico - ha detto ai piedi del monumento ai Caduti, raggiunto in corteo dal centro sportivo, tornando alle parole di Natale sul cappello - ma nel corso degli anni ho imparato che in effetti è abbastanza magico. Con il cappello in testa le differenze si azzerano, partiamo tutti dalla stessa linea" ha detto, per sottolineare come tutti, ciascuno per le proprie competenze, si lavori nella stessa direzione, per poi aggiungere come anche le differenze anagrafiche diventino meno evidenti, con veci e bogia sullo stesso piano, trovando sempre un accordo anche quando i più anziani magari dissentono rispetto alle novità introdotte dai più giovani.
Ed ancora, "il 90% delle volte che indossiamo il cappello lo facciamo per far fatica, per donare il nostro tempo ad altri. Eppure poi ricordiamo solo i momenti belli, le feste, il bicchiere di vino bevuto insieme...".
Con il messaggio ripreso anche dal sindaco Luca Pigazzini, ancora in fascia tricolore dopo aver pronunciato uno dei suoi primi discorsi da primo cittadino, 10 anni fa, in occasione proprio dell'80° degli alpini e dopo aver, da amministratore, toccato ancor più con mano, in questi due lustri, l'impegno del gruppo, "che si vede non solo nei momenti di festa, ma soprattutto in quelli di bisogno", come ha rimarcato, facendo riferimento, in particolare, al periodo del Covid. Citando Pertini, il borgomastro - alla presenza anche dei colleghi sindaci o loro delegati di tutta la Valle - ha elevato gli alpini a esempio per i giovani, spronando a sua volta all'impegno per gli altri dentro la comunità.
"Ai giovani dico godetevi la vita e il mondo, abbandonate il cellulare e date una mano" l'invito rivolto ai ragazzi anche dal graduato capo Simona Mazzoleni, carennese entrata nell'Esercito.
Lo speaker Stefano Biffi, prima di instradare tutti verso la parrocchiale per la santa messa, ha dato la parola anche a Alessandro De Lisi, consigliere delegato della Fondazione Falcone, rappresentata anche da uno striscione, portato in corteo dai ragazzi del Campo Scuola Rispetto e Natura, arrecante una frase del giudice ucciso dalla mafia: "la maggior parte delle persone preferisce lamentarsi piuttosto che fare". Non vale certo per gli alpini.
E quelli della Val San Martino lo hanno dimostrato anche a Palermo, dando il loro contributo per concretizzare il progetto del Museo del Presente. E proprio per la sua inaugurazione, il curatore della Fondazione, ha nuovamente invitato le penne nere della sezione di Bergamo nel capoluogo isolano, per accogliere insieme il Presidente della Repubblica, ulteriormente rafforzando il legame venutosi a creare.
Facendo festa tutti insieme, insomma, come domenica a Carenno.
A.M.