In viaggio a tempo indeterminato/336: di nuovo a 'casa'... in Malesia

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E in un attimo siamo passati dalle nottate in macchina avvolti nel sacco a pelo e con il telefono che ti segnala l'allerta per "oggetti non identificati" lanciati dalla Corea del Nord, all'aria condizionata gelida che ti fa pensare al Natale anche se fuori ci sono 30 gradi umidi e il pericolo caduta cocchi è dietro l'angolo.
Un volo di 7 ore ci ha riportato a "casa". Siamo tornati in Malesia, uno di quei posti che consideriamo la nostra casa nel mondo.
Qui è dove tutto è cominciato nel 2018.
Il primo Paese, le prime incertezze, il non capire cosa farai domani, il caldo che ti dà alla testa, i pensieri che fanno un rumore assordante, il cibo troppo speziato.
Mamma mia quante cose sono cambiate da quel gennaio 2018. Credo che se allora qualcuno ci avesse detto che dopo 6 anni saremmo tornati lì con la vita che desideravamo, probabilmente non gli avremmo creduto... ma ci avremmo sperato.
Tornare in un posto dove sei stato è un modo per guardarti allo specchio. Vedi quanto è cambiato quel luogo ma anche, e soprattutto, quanto sei cambiato tu.

Volo Osaka-Kuala Lumpur due città così diverse tra loro, due mondi a poche ore di distanza.
Anzi, più di due mondi, perché la Malesia è un mix talmente variegato che appena sbarchi fai fatica a capire dove sei finito.
C'è un po' di Cina, un po' di India, un po' di Malesia.
Tutto mescolato sapientemente come le spezie di un curry indiano o le erbe di un tè cinese.
E pensare che noi, sei anni fa, la ricchezza di questo posto non l'avevamo capita fino in fondo.
Non riuscivamo a cogliere e apprezzare le differenze, le sfumature. Vedevamo solo le tinte forti e ci sembrava tutto molto confuso.
Sei anni dopo, mi rendo conto che abbiamo occhi diversi e finalmente tutto ha più senso.
La Malesia è da sempre terra di mercanti, di genti venute da lontano che nel corso della storia hanno deciso di fermarsi qui.
Una penisola dove la giungla è fitta, il mare pieno di pirati e le pioggie violente si abbattono senza tregua molti mesi all'anno.
Ma allora perché tutti l'hanno desiderata, occupata e conquistata questa Malesia?
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Per la sua posizione strategica e quello stretto di Malacca che permetteva di controllare i commerci da est a ovest.
Dal Sud Est Asiatico e dalla Cina, le navi partivano cariche di merci e attraversavano questo tratto di mare tra la Malesia e l'isola indonesiana di Sumatra, prima di approdare in India. Da lì poi il viaggio continuava verso il Nord Africa e l'Europa.
Chi controllava quel tratto di mare, controllava tutti i commerci. Ed è per questo che prima i portoghesi, poi gli olandesi, poi gli inglesi hanno colonizzato la povera Malesia sfruttandola per questa sua posizione.
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Mercanti, colonizzatori, lavoratori portati dai colonizzatori, tutti hanno dovuto trovare il loro posto in questo pezzetto di terra, chi per fare affari, chi per sopravvivere.
E piano piano hanno imparato tutti a convivere, dando forma alla Malesia di oggi.
Un Paese estremamente moderno e allo stesso tempo profondamente tradizionale.
Un luogo dove ascolti il richiamo alla preghiera del muezzin mentre cammini all'ombra delle lanterne rosse di un tempio buddista cinese e dall'altra parte della strada senti il suono del campanellino della puja nel tempio indù.
E in tutto questo sullo sfondo ci sono i grattacieli altissimi e le palme che ondeggiano al vento.
Questo Paese è un concentrato di diversità e unicità. 
Forse è un po' come sarebbe il mondo se non ci fossero confini e tutti potessimo spostarci liberamente.
Le città sarebbero piene di "Harmony street" con moschee, templi e chiese a pochi metri l'una dall'altra. Tutte le religioni sullo stesso piano e sai quante guerre inutili e sofferenze si risparmierebbe l'umanità?
Angela (e Paolo)
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