Non taciamo sulla vulnerabilità dei circoli all'infiltrazione
Arrigo Diodati, partigiano e fondatore dell'Arci probabilmente si rigira nella tomba.
Il circolo Arci Farfallino è stato chiuso da una interdittiva antimafia emessa dal Prefetto di Lecco.
Mi sono interrogato anche per il ruolo di vicepresidente della commissione antimafia su questa brutta pagina di casa nostra.
Se esponenti mafiosi riescono a prendere il controllo anche dei circoli, una volta casa degli operai, c'è da preoccuparsi seriamente.
E non basta sciogliere l'adesione all'associazione come hanno fatto giustamente i dirigenti dell'Arci di Lecco e Sondrio, occorre intervenire sul controllo e sulla prevenzione alle infiltrazioni mafiose.
I circoli sono vulnerabili, basta che qualcuno prenda un "pacchetto" di tessere per diventarne il dominus.
Con la crisi dei partiti, essi stessi corrono lo stesso rischio dei circoli, si è fatta strada una debolezza democratica e di controllo che consente alle organizzazioni politiche e sociali di essere permeabili.
Mafiosi e affaristi di varia specie sono pronti ad approfittarsi di questi luoghi, una volta nobili e inaccessibili, rappresentavano il meglio della cultura operaia e democratica, che mettevano al servizio della collettività nell'azione sociale, culturale e politica.
Ma perché esponenti dei clan dovrebbero essere interessati a occupare "militarmente" i circoli?
Lo scopo dei mafiosi potrebbe essere di avere una base rappresentativa, in una struttura sociale e ricreativa riconosciuta e accreditata, per poter affrontare interlocuzioni e relazioni con il sistema comunitario e istituzionale.
Sarebbe sbagliato lasciar passare questo provvedimento prefettizio senza commentarlo perché vorrebbe dire che ci siamo abituati a tutto, che in fondo fa parte anche questo di una normalità dei tempi che evolvono.
Mi spiace ma non è così, lo dobbiamo allo spirito dei fondatori dell'Arci, ai milioni di persone che hanno creduto in quella esperienza e si sono sacrificati con un impegno di volontariato gratuito , al dovere di vigilare perché non accada più e al diritto dei circoli di mantenere la dignità che li ha sempre contraddistinti.
Quindi la cosa più pericolosa da fare sarebbe quella di girarsi dall'altra parte e dire che è capitato, ma non possiamo farci nulla.
Sappiamo che non è così!
Il circolo Arci Farfallino è stato chiuso da una interdittiva antimafia emessa dal Prefetto di Lecco.
Mi sono interrogato anche per il ruolo di vicepresidente della commissione antimafia su questa brutta pagina di casa nostra.
Se esponenti mafiosi riescono a prendere il controllo anche dei circoli, una volta casa degli operai, c'è da preoccuparsi seriamente.
E non basta sciogliere l'adesione all'associazione come hanno fatto giustamente i dirigenti dell'Arci di Lecco e Sondrio, occorre intervenire sul controllo e sulla prevenzione alle infiltrazioni mafiose.
I circoli sono vulnerabili, basta che qualcuno prenda un "pacchetto" di tessere per diventarne il dominus.
Con la crisi dei partiti, essi stessi corrono lo stesso rischio dei circoli, si è fatta strada una debolezza democratica e di controllo che consente alle organizzazioni politiche e sociali di essere permeabili.
Mafiosi e affaristi di varia specie sono pronti ad approfittarsi di questi luoghi, una volta nobili e inaccessibili, rappresentavano il meglio della cultura operaia e democratica, che mettevano al servizio della collettività nell'azione sociale, culturale e politica.
Ma perché esponenti dei clan dovrebbero essere interessati a occupare "militarmente" i circoli?
Lo scopo dei mafiosi potrebbe essere di avere una base rappresentativa, in una struttura sociale e ricreativa riconosciuta e accreditata, per poter affrontare interlocuzioni e relazioni con il sistema comunitario e istituzionale.
Sarebbe sbagliato lasciar passare questo provvedimento prefettizio senza commentarlo perché vorrebbe dire che ci siamo abituati a tutto, che in fondo fa parte anche questo di una normalità dei tempi che evolvono.
Mi spiace ma non è così, lo dobbiamo allo spirito dei fondatori dell'Arci, ai milioni di persone che hanno creduto in quella esperienza e si sono sacrificati con un impegno di volontariato gratuito , al dovere di vigilare perché non accada più e al diritto dei circoli di mantenere la dignità che li ha sempre contraddistinti.
Quindi la cosa più pericolosa da fare sarebbe quella di girarsi dall'altra parte e dire che è capitato, ma non possiamo farci nulla.
Sappiamo che non è così!
Corrado Valsecchi, capogruppo consiliare di appello per Lecco