Calolzio, omicidio in stazione: il PM ha chiesto 26 anni per Haruna
26 anni di reclusione. E' la richiesta di condanna avanzata dal pubblico ministero Chiara Di Francesco a carico del 25enne lecchese Haruna Guebre, a processo per l'omicidio di Malcom Mazou Darga, lo scorso 29 agosto alla stazione ferroviaria di Calolzio.
Secondo la titolare della pubblica accusa all'esito dell'istruttoria dibattimentale celebrata al cospetto della Corte d'Assise di Como, è stata non solo provata la pena responsabilità del burkinabé rispetto al fatto a lui ascritto, ma anche la sussistenza dell'aggravante dei futili motivi contestata. Haruna, ha ucciso, nella ricostruzione della PM, davvero come reazione alla richiesta di una sigaretta da parte di Darga. Non vi è altro motivo, altro possibile movente. Un delitto d'impeto, di certo, non premeditato ma commesso con l'intento di uccidere, contrariamente a quanto dichiarato anche quest'oggi dall'imputato in apertura d'udienza, rendendo (altre) spontanee dichiarazioni.
L'aggravante, pe il sostituto procuratore va a annullare, quanto a peso, il vizio di mente rilevato attraverso la perizia psichiatrica disposta dal Tribunale. Negate le attenuanti generiche – per via del comportamento post omicidio, con la fuga pur nella consapevolezza di aver combinato qualcosa di grave – si è dunque arrivati alla pesante richiesta di condanna.
L'udienza ora sta proseguendo con le conclusioni delle altre parti, a cominciare dai legali di parte civile.
Seguirà a fine giornata la cronaca completa.
Secondo la titolare della pubblica accusa all'esito dell'istruttoria dibattimentale celebrata al cospetto della Corte d'Assise di Como, è stata non solo provata la pena responsabilità del burkinabé rispetto al fatto a lui ascritto, ma anche la sussistenza dell'aggravante dei futili motivi contestata. Haruna, ha ucciso, nella ricostruzione della PM, davvero come reazione alla richiesta di una sigaretta da parte di Darga. Non vi è altro motivo, altro possibile movente. Un delitto d'impeto, di certo, non premeditato ma commesso con l'intento di uccidere, contrariamente a quanto dichiarato anche quest'oggi dall'imputato in apertura d'udienza, rendendo (altre) spontanee dichiarazioni.
L'aggravante, pe il sostituto procuratore va a annullare, quanto a peso, il vizio di mente rilevato attraverso la perizia psichiatrica disposta dal Tribunale. Negate le attenuanti generiche – per via del comportamento post omicidio, con la fuga pur nella consapevolezza di aver combinato qualcosa di grave – si è dunque arrivati alla pesante richiesta di condanna.
L'udienza ora sta proseguendo con le conclusioni delle altre parti, a cominciare dai legali di parte civile.
Seguirà a fine giornata la cronaca completa.
A.M.