Pochi psichiatri, oltre 4.700 pazienti in carico con bisogni mutati nel tempo: si va verso un nuovo modello di CPS (oltre che una nuova sede)

Fino a qualche giorno fa gli psichiatri in servizio al CPS di via Ghislanzoni erano 4, ora sono diventati 3. Dovrebbero essere - da pianta organica - 8. I pazienti presi in carico, al 30 giugno, sono oltre 4.720 tra Lecco e Merate, con 1.027 "nuovi casi" registrati nell'arco di dodici mesi nel 2023.
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L'infermiera Alessia Riccardi, il direttore f.f. Simonetta Martina, Fausto Centanaro e Beppe Colella (responsabile area lavoro, oggetto del prossimo articolo)

"Dire che siamo saturi è dire poco" il commento, schietto, del direttore facente funzioni della Struttura Complessa di Psichiatria Simonetta Martini, rimasta in attività dopo aver ritirato le dimissioni già rassegnate e tornata, dopo averlo già fatto al pensionamento dell'ex primario Antonio Lora, a reggere le redini dell'Unità Operativa alla partenza anche del successore di quest'ultimo, non confermato nel ruolo. Traspare stanchezza, indubbiamente, dalla sue parole. Come pure da quelle del suo braccio destro sul territorio, il collega Fausto Centanaro, pronto anche a rimarcare le ripercussioni sulla vita personale degli operatori che, un carico di lavoro di questo genere, implica, aggiungendo peso al peso. Ma il tono di entrambi non è assolutamente lamentoso. "Un momento di crisi non è per forza un momento negativo", il concetto che coralmente vogliono esprimere, ben consapevoli comunque di come, in questo momento, le liste d'attesa per accedere al servizio siano "mostruosamente lunghe" e di come per tenere il servizio stesso in piedi sia chiesto loro di fare salti mortali, anche tripli, carpiati e con avvitamento. 
Dalle difficoltà, in altre parole, possono arrivare stimoli per mettere in discussione ciò che “si è sempre fatto così” e per far emergere difetti da correggere. Dal loro punto di vista,  dunque, in un periodo storico in cui gli psichiatri scarseggiano - specie in ASST periferiche e non universitarie come Lecco - ed in cui sono cambiate anche le richieste del territorio, forse a dover esser rivista, in un confronto non più procrastinabile con le altre realtà lombarde, è la stessa visione medico-centrica di una realtà come il Centro Psico Sociale, "svecchiando" il servizio per renderlo più calzante sulle forze a disposizione e su un'utenza che, nel tempo, ha cambiato pelle, con una nuova coorte di patologie che vorrebbe modalità di intervento diverse. Negli anni, del resto, specie nel post Covid, si è registrato un incremento preoccupante di pazienti in giovane età e un aumento dei disturbi di personalità che, con le sindromi affettive, nel quadro dei disturbi psicotici, oggi cubano per il 60% dei pazienti presi in carico, con il restante 40% attribuibile a disturbi emotivi comuni, per i quali già si sta differenziando la gestione, attraverso anche l'utilizzo delle case di comunità di Olgiate e Introbio, per altri aspetti rimaste invece contenitori vuoti.
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L'accesso da via Ghislanzoni al CPS di Lecco

Il percorso ideale dovrebbe offrire dunque una diagnosi mirata subito, per impostare interventi molto specifici, intensivi dal punto di vista clinico, per poi usare tutte le figure che possono essere attivate, con il CPS che non è e non deve più essere inquadrato come l'ambulatorio dello psichiatra, pur mantenendo tale medico il suo ruolo importante di responsabile della farmacoterapia (assolutamente da non demonizzare, anzi “santa subito” soprattutto per i pazienti gravi psicotici) lasciando poi però spazio a altri professionisti quali psicologi, psicoterapeuti, tecnici della riabilitazione, assistenti sociali e infermieri che meglio rispondono agli altri bisogni dell'utente.
Fisicamente dunque, il CPS del futuro a Lecco sarà quello che, a settembre, aprirà – dopo un'attesa apparsa come infinita – negli spazi creati ad hoc in via Tubi, lasciando l'immobile fatiscente di Pescarenico. Ma nella sua “essenza” il servizio è in una fase di trasformazione. Tanto da arrivare a immaginare anche un cambiamento nelle modalità di accesso? In un campo come la ricerca del lavoro una rivoluzione in questo senso, rendendo il paziente protagonista, si è già sperimentata (sarà l'argomento del prossimo approfondimento), con successo. Migliorare anche il rapporto tra utente e malattia, lo scopo finale.
A.M.
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