Lecco: festa alla Borsieri per il 70° di ordinazione di mons. Luigi, già parroco a Beverate
"A 70 anni di sacerdozio non so se ci arrivo", aveva detto, sorridendo, un lustro fa, festeggiando con i suoi parrocchiani di Beverate il già lusinghiero anniversario, a 65 anni dall'ordinazione.
Invece l'importante traguardo, don Luigi Oggioni, lo ha tagliato per davvero, "accompagnato" dal vicario episcopale di Lecco monsignor Gianni Cesena e da diversi sacerdoti che, nel tempo, hanno collaborato con lui, come don Carlo Motta, già parroco di Calco, ora a Esino e don Emilio Colombo, attualmente alla guida dell'Unità Pastorale che ha "avvicinato" Brivio alla comunità di Beverate, di cui il protagonista della giornata è stato a lungo pastore, lasciando un ricordo ancora vivo e alimentato da ininterrotta stima.
Cornice per la celebrazione del 70° di vita sacerdotale di monsignor Oggioni è stata la RSA Borsieri-Colombo di Lecco, divenuta la sua casa dopo una breve parentesi alla RSA di Brivio, a seguito del "ritiro" da Imbersago, dove, in un periodo di malattia di don Bruno Croci, si era ritrovato a prendere sulle spalle anche quella parrocchia, con lo stesso spirito di servizio e la stessa voglia di fare che lo hanno sempre contraddistinto.
Classe 1931 – compirà 93 anni a dicembre – don Luigi diventò prete ventiduenne, venendo poi indicato quale vice parroco del Redentore a Sesto San Giovanni dove fu poi anche cappellano della Casa di Riposo locale, in quella che era allora la Stalingrado d'Italia, dove avrebbe voluto anche vestire i panni del prete operaio nella fabbriche, scontrandosi però con il “no” del Cardinal Colombo. Dopo le esperienze a Limbiate e Giussano, l'approdo nel 1991 nella “sua” Beverate.
Alla messa, officiata con tanti confratelli il 27 giugno, giorno esatto dell'ordinazione, nel 1954, non sono mancati gli altri ospiti della Borsieri-Colombo e un gruppo di parrocchiani.
''Come abbia avuto origine la mia vocazione è una domanda che mi è stata posta tante volte in questi anni. Rispondo come risposi in occasione del mio 50esimo anno dall'ordinazione (...), citando come allora don Bruno Maggioni e ciò che scrisse in un suo libro. Se dovessi parlare per edificare le persone o per piacere loro, direi che ho sentito la voce del Signore. E invece, come tanti, anche io sono entrato in seminario che ero molto piccolino, e chi mi abbia dato la vocazione, sinceramente, non lo so" aveva sostenuto don Luigi, anni fa, durante un incontro, interrogato su come avesse scelto di vestire la tonaca. "Tanti che vanno nelle parrocchie a testimoniare, raccontano di carriere brillanti, di ragazze lasciate per innamorarsi di Cristo. Per quanto mi riguarda, trovo che vivere la semplicità del quotidiano sia molto bello, come è bello non sapersi spiegare perché si è preti. Di ragioni ce ne possono essere anche più di una. Ma la verità è che lo siamo perché Dio lo ha voluto. Lo ritengo perciò un grande dono che più lo vivo e più lo apprezzo''.
Ai tanti ringraziamenti espressi al festeggiato, si sono accordati anche i responsabili della Borsieri-Colombo: "Grazie di cuore, Mons. Luigi, per il servizio svolto in questi anni e per la tua preziosa presenza in RSA a sostegno degli ospiti".
Invece l'importante traguardo, don Luigi Oggioni, lo ha tagliato per davvero, "accompagnato" dal vicario episcopale di Lecco monsignor Gianni Cesena e da diversi sacerdoti che, nel tempo, hanno collaborato con lui, come don Carlo Motta, già parroco di Calco, ora a Esino e don Emilio Colombo, attualmente alla guida dell'Unità Pastorale che ha "avvicinato" Brivio alla comunità di Beverate, di cui il protagonista della giornata è stato a lungo pastore, lasciando un ricordo ancora vivo e alimentato da ininterrotta stima.
Cornice per la celebrazione del 70° di vita sacerdotale di monsignor Oggioni è stata la RSA Borsieri-Colombo di Lecco, divenuta la sua casa dopo una breve parentesi alla RSA di Brivio, a seguito del "ritiro" da Imbersago, dove, in un periodo di malattia di don Bruno Croci, si era ritrovato a prendere sulle spalle anche quella parrocchia, con lo stesso spirito di servizio e la stessa voglia di fare che lo hanno sempre contraddistinto.
Classe 1931 – compirà 93 anni a dicembre – don Luigi diventò prete ventiduenne, venendo poi indicato quale vice parroco del Redentore a Sesto San Giovanni dove fu poi anche cappellano della Casa di Riposo locale, in quella che era allora la Stalingrado d'Italia, dove avrebbe voluto anche vestire i panni del prete operaio nella fabbriche, scontrandosi però con il “no” del Cardinal Colombo. Dopo le esperienze a Limbiate e Giussano, l'approdo nel 1991 nella “sua” Beverate.
Alla messa, officiata con tanti confratelli il 27 giugno, giorno esatto dell'ordinazione, nel 1954, non sono mancati gli altri ospiti della Borsieri-Colombo e un gruppo di parrocchiani.
''Come abbia avuto origine la mia vocazione è una domanda che mi è stata posta tante volte in questi anni. Rispondo come risposi in occasione del mio 50esimo anno dall'ordinazione (...), citando come allora don Bruno Maggioni e ciò che scrisse in un suo libro. Se dovessi parlare per edificare le persone o per piacere loro, direi che ho sentito la voce del Signore. E invece, come tanti, anche io sono entrato in seminario che ero molto piccolino, e chi mi abbia dato la vocazione, sinceramente, non lo so" aveva sostenuto don Luigi, anni fa, durante un incontro, interrogato su come avesse scelto di vestire la tonaca. "Tanti che vanno nelle parrocchie a testimoniare, raccontano di carriere brillanti, di ragazze lasciate per innamorarsi di Cristo. Per quanto mi riguarda, trovo che vivere la semplicità del quotidiano sia molto bello, come è bello non sapersi spiegare perché si è preti. Di ragioni ce ne possono essere anche più di una. Ma la verità è che lo siamo perché Dio lo ha voluto. Lo ritengo perciò un grande dono che più lo vivo e più lo apprezzo''.
Ai tanti ringraziamenti espressi al festeggiato, si sono accordati anche i responsabili della Borsieri-Colombo: "Grazie di cuore, Mons. Luigi, per il servizio svolto in questi anni e per la tua preziosa presenza in RSA a sostegno degli ospiti".