Lecco perduta/432: anche qui i Moser non finiscono mai

“Nel ciclismo i Moser no finiscono mai …”. Così scriveva anni or sono un quotidiano sportivo ricordando che la dinastia dei Moser, trentini del paese montano di Giovo, era iniziata con Aldo, ventenne, nel 1954 ed era continuata con i fratelli e i nipoti Moreno ed Ignazio. 
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Francesco Moser in maglia rosa con il fratello Aldo

Si sottolineava che Aldo Moser, nella sua ultima stagione di professionista, nel 1973 corse con la maglia della Filotex con tre dei suoi fratelli: Enzo, Diego e Francesco. Quest’ultimo è la “stella” della famiglia e, con 273 vittorie su strada da professionista, risulta a tutt’oggi il ciclista italiano con il maggior numero di successi, precedendo Giuseppe Saronni e Mario Cipollini.
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Tessera Moser Club

A Lecco, in quegli anni, è stato costituito un Moser Club tra i più attivi e numerosi d’Italia, grazie all’impegno di un trentino di adozione, Francesco Bodega, impiegato comunale all’anagrafe, residente in quartiere Bonacina. Si sono subito uniti altri ciclisti e tifosi, costituendo un gruppo affiatato che organizzò anche un apposito bus per raggiungere Arco di Trento, dove venne promossa una grande serata di festa per il record mondiale dell’ora nel 1984, stabilito da Francesco Moser. 
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Tifosi lecchesi festeggiano Francesco Moser nella sede del club

Era presente alla festa tutto lo schieramento Moser, ad iniziare dal capostipite Aldo, che, avvicinato dai lecchesi, ricordò che sulle strade della città era passato con Ercole Baldini nelle due belle vittorie del Trofeo Baracchi del 1958 e del 1959. Ricordò anche di aver presente le tappe lecchesi con arrivo in città e nei dintorni ed un secondo posto ottenuto in Valsassina, al Gran Premio della Sagra sul fondovalle di Pasturo, preceduto sulla linea d’arrivo dal compagno di fuga Giancarlo Polidori, corridore marchigiano di Sassoferrato.
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Francesco Moser sul lungolago di OLecco nel 1994
Francesco Moser ebbe, invece, modo di ricordare i suoi trascorsi lecchesi, sostando in città quando era al seguito della carovana del Giro del giugno 1994 ed aveva cessato l’attività agonistica. Si fermò sul lungolago, giungendo un’ora abbondante prima dei girini, ed entrando in un ristorante locale per il pranzo. Avvicinato da un giornalista dichiarò “Certo che ricordo Lecco, dieci anni fa quando il Giro fece tappa ed ero in maglia rosa. Era il Giro che poi ho vinto con la tappa a cronometro conclusiva all’Arena di Verona. Non ho mai dimenticato la tappa di Lecco (che aveva l’arrivo in quartiere Germanedo) perché, nella mia lunga attività ciclistica ho raramente trovato un giorno terribilmente piovoso come quello. Sono state sette ore in bici sotto acqua ininterrotta a catinelle, un tempo terribilmente brutto, tanto che il giorno dopo il Giro ha dovuto modificare il tracciato. E’ stato, comunque – concluse Moser – un Giro bellissimo che ho vinto a Verona. A Lecco ricordo di aver anche vinto un gran premio in circuito superando Saronni in volata. Oggi faccio una breve sosta nella vostra città, tanto bella ed accogliente, dove so di avere tanti tifosi. E poi riprendo il mio giro d’Italia in automobile”.
Nel vasto gruppo dei ciclisti legati alla famiglia Moser c’è da annoverare anche Gilberto Simoni, due volte vincitore del Giro d’Italia, più volte sul podio dei primi tre, nato a Palù di Giovo.
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Aldo Moser ed Ercole Baldini nel trofeo Baracchi del 1958 sulle strade lecchesi

I tre Moser che hanno indossato la maglia rosa nella loro carriera: Francesco, Aldo ed Enzo, uniti a Simoni, pure altre volte maglia rosa, oltre alle vittorie del Giro, fanno sì che il piccolo Comune di Giovo sulle montagne trentine abbia il record numerico delle maglie rosa e, per tale motivo, vi è anche un’apposita area monumentale floreale, ovviamente tutta di rose.
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Aldo Moser ad Olginate nel 1962, dopo il terzo posto ottenuto al Giro della Svizzera (si riconosce lo sportivissimo Alfonso Chistolini)

Francesco Moser è stato più volte ospite della Casa Guanella di via Amendola e della Cascina Guanella di Valmadrera, animata da don Agostino Frasson che anche quest’anno ha pedalato per tre tappe al Giro d’Italia ed annuncia altre imprese per l’imminente estate ed il prossimo autunno.
Insomma ce n’è abbassanza per ribadire che è proprio vero che i Moser nel ciclismo non finiscono mai.
A.B.
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