Il Lecco Pride supera (di nuovo) se stesso: in tantissimi per invocare 'grandi cambiamenti' a partire da 'piccoli movimenti'
L'obiettivo dichiarato degli organizzatori era quello di superare, quanto a presenze, il numero di preferenze accordate nella nostra Provincia al generale Vannacci alle elezioni europee di inizio mese: 4.000 e rotti. Probabilmente non è stato raggiunto.
Indubbiamente pero' l'edizione 2024 del Lecco Pride ha superato le precedenti in termini di partecipazione, rinunciando forse ad un po' di "folklore" - che comunque non è mancato - per arricchirsi ulteriormente di contenuti, rivendicazioni e di "trasversalità".
Con giovani e giovanissimi pronti a mettersi in mostra per quello che sono così come tantissimi adulti, affiancati da famiglie arcobaleno - perché, "cara Giorgia, già esistiamo" è stato urlato al microfono, con i figli di due mamme o due papà pronti a far sentire la loro voce per invocare "pari diritti per tutti i bambini" - ma anche da scout, esponenti di associazioni a tutela dei diritti più disparati e, in coda al lunghissimo serpentone che ha attraversato la città dal Politecnico a Piazza Garibaldi, anche sostenitori della causa della Palestina, in strada per invocare anche dall'evento più inclusivo in assoluto pace per Gaza e la Cisgiordania.
Ma hanno sfilato - in un afoso pomeriggio, baciato dal sole dopo l'acquazzone di ieri sera - tanti, tantissimi, "semplici cittadini", famiglie "tradizionali" e esponenti delle forze politiche di sinistra - dal consigliere regionale Gian Mario Fragomeli all'assessore di Abbadia Lariana (in fascia tricolore) Pietro Radaelli - che hanno voluto esserci, condividendo "la causa" e dunque il motto del Lecco Pride 2024: “Piccoli movimenti, grandi cambiamenti”.
“Guardando il mondo che sempre più sprofonda nell’abisso della violenza e dei diritti calpestati si rischia di rimanere paralizzatɜ. Noi siamo piccolɜ e l’orrore è troppo grande. Ma il cambiamento, quello vero, nasce quasi sempre da piccoli atti di spontanea rivoluzione: il lancio di una bottiglia o di un tacco, il rifiuto a cedere il posto su di un autobus o di spaccarsi la schiena in fabbrica per le briciole. Questa non è un’ipotesi, ne siamo certɜ: un piccolo ingranaggio, se collegato a tanti altri, può sollevare il mondo. Basta avere il coraggio di iniziare a muoverci” si leggeva nell'invito a partecipare, accolto decisamente "in massa".
Cantando a squarciagola "Maledetta Primavera" attraversando la centralissima via Roma, ma rivendicando anche con orgoglio di essere antifascisti sfilando sul lungolago.
A seguire l'articolo con i messaggi dal palco.
Indubbiamente pero' l'edizione 2024 del Lecco Pride ha superato le precedenti in termini di partecipazione, rinunciando forse ad un po' di "folklore" - che comunque non è mancato - per arricchirsi ulteriormente di contenuti, rivendicazioni e di "trasversalità".
Con giovani e giovanissimi pronti a mettersi in mostra per quello che sono così come tantissimi adulti, affiancati da famiglie arcobaleno - perché, "cara Giorgia, già esistiamo" è stato urlato al microfono, con i figli di due mamme o due papà pronti a far sentire la loro voce per invocare "pari diritti per tutti i bambini" - ma anche da scout, esponenti di associazioni a tutela dei diritti più disparati e, in coda al lunghissimo serpentone che ha attraversato la città dal Politecnico a Piazza Garibaldi, anche sostenitori della causa della Palestina, in strada per invocare anche dall'evento più inclusivo in assoluto pace per Gaza e la Cisgiordania.
Ma hanno sfilato - in un afoso pomeriggio, baciato dal sole dopo l'acquazzone di ieri sera - tanti, tantissimi, "semplici cittadini", famiglie "tradizionali" e esponenti delle forze politiche di sinistra - dal consigliere regionale Gian Mario Fragomeli all'assessore di Abbadia Lariana (in fascia tricolore) Pietro Radaelli - che hanno voluto esserci, condividendo "la causa" e dunque il motto del Lecco Pride 2024: “Piccoli movimenti, grandi cambiamenti”.
“Guardando il mondo che sempre più sprofonda nell’abisso della violenza e dei diritti calpestati si rischia di rimanere paralizzatɜ. Noi siamo piccolɜ e l’orrore è troppo grande. Ma il cambiamento, quello vero, nasce quasi sempre da piccoli atti di spontanea rivoluzione: il lancio di una bottiglia o di un tacco, il rifiuto a cedere il posto su di un autobus o di spaccarsi la schiena in fabbrica per le briciole. Questa non è un’ipotesi, ne siamo certɜ: un piccolo ingranaggio, se collegato a tanti altri, può sollevare il mondo. Basta avere il coraggio di iniziare a muoverci” si leggeva nell'invito a partecipare, accolto decisamente "in massa".
Cantando a squarciagola "Maledetta Primavera" attraversando la centralissima via Roma, ma rivendicando anche con orgoglio di essere antifascisti sfilando sul lungolago.
A.M.